La Tassa di TOBIN
James Tobin, Premio Nobel per l’economia nel 1981, nel 1972 -quando nessuno ancora parlava di globalizzazione- propose di tassare con una quota compresa tra l’uno e il due per mille le transazioni internazionali di capitali finanziari, e di destinare il ricavato ai paesi in via di sviluppo. Già il governo francese, lo scorso novembre, ha adottato un emendamento alla legge finanziaria, nel quale si è impegnato ad applicare la tassa Tobin se tutti i paesi dell'Unione Europea faranno la stessa cosa. D’altro canto a livello internazionale non si tratta di una novità. Se n’è fatto promotore nel 1999 il Canada e l’applicazione è già stata richiesta da più di 700 parlamentari di tutto il mondo. Una petizione internazionale nella quale si afferma la piena validità di tale proposta è stata firmata da 400 economisti di 32 paesi. L’argomento è stato affrontato anche dal Consiglio Comunale di Scandicci con l’approvazione di un documento che impegna il Sindaco a sostenere l’introduzione della Tassa Tobin ed a collaborare con tutte le associazioni locali che promuovono questa campagna.
Calcoliamolo pure in vecchie lire italiane, per una licenza poetica e perché in ogni caso si tratta di un dato che la Banca dei regolamenti internazionali aveva conteggiato nel 1998: ogni giorno, in media, sul pianeta viene mosso un volume di denaro pari a £ tre milioni e mezzo di miliardi.
Valutiamo anche che su questo globobus che gira attorno ad una stella viaggiano 6 miliardi di passeggeri, 1 miliardo e 700 milioni dei quali vive con meno di 2.200 lire al giorno, che detto in euro -1,13- fa ancora più impressione. Consideriamo che dei tre milioni e mezzo di miliardi di lire che si muovono nel corso delle 24 ore per il mondo, soltanto il 5 percento servono per l’acquisto di beni materiali, di servizi e per investimenti reali: tutto il resto va sotto alla voce delle “transazioni valutarie a fini speculativi”. Servono, in pratica, alle elite economiche e finanziarie per specularvi con sistemi che ai profani come noi risultano un po’ complicati. Ora è chiaro che nessuno debba sentirsi per forza un comunista, se d’istinto corre a prendersi una calcolatrice e si fa tre conticini su come potrebbe essere ripartito quel denaro. James Tobin, premio Nobel per l’economia nel 1981, nel 1972 fu genio. Disse sì che una parte di quei soldi doveva essere destinata per favorire i paesi in via di sviluppo e gli stati sociali di quelli che già stavano meglio, ma mise sul piatto anche i rapporti di forza esistenti pure allora tra l’economia e la politica: a quest’ultima sarebbe bastata una quota compresa tra l’uno e il due per mille delle transazioni internazionali.

L’economista propose in pratica di tassare con quella percentuale il denaro in transito da un paese all’altro, già quando nessuno parlava di globalizzazione. Da allora se ne parlò come “proposta di Tobin tax”. Ora è chiaro – penseranno in terra gli uomini di buon senso – che l’accordo fu trovato immediatamente: la quota era più che ragionevole, Tobin non aveva proposto la rivoluzione né il taglio delle teste dei capitalisti; con quei fondi furono costruiti ospedali e acquedotti, fu desalinizzata l’acqua dell’oceano, vennero coltivate piantagioni, studiate forme di energia alternative al petrolio, debellate le malattie più temibili. Nel 2002 gli speculatori finanziari erano meno ricchi dell’un per mille, ma ormai il mondo si avviava a risolvere i problemi del ventesimo secolo, naturalmente per affrontarne di nuovi degni di uno stadio evolutivo superiore. Gli uomini di buonsenso, tuttavia, forse in questi trent’anni erano in viaggio per Vega. Nella seconda metà del secolo scorso tutti hanno parlato di progresso dell’uomo ma si è registrato soltanto sviluppo economico per il 20 percento della popolazione; nelle banche mondiali capitali ermafroditi si sono moltiplicati da soli senza mai conoscere manodopera. Siamo giunti ad un una situazione in cui: i quindici uomini più ricchi d’Ame-rica hanno complessivamente nelle loro tasche più soldi che tutti i prodotti interni lordi di tutti gli stati africani messi insieme – per dirla alla Jack Folla, “a chi giova tutta questa fame?” - e la Tobin tax non è mai stata applicata. La proposta è tornata argomento di discussione nella seconda metà degli anni ’90; James Tobin è morto lo scorso 12 marzo ad ottantaquattro anni, non prima però di aver visto in piazza a Goteborg, a Genova, a Porto Alegre, persone che tra uno slogan e l’altro inneggiavano anche alla sua proposta. Ora sulle colonne di Città Comune Notizie raccontiamo di una discussione e di un atto approvato da un’assemblea istituzionale - rappresentativa dello 0,0008 percento della popolazione mondiale - che altro non è che il Consiglio Comunale di Scandicci. Il documento - proposto dal consigliere dei Democratici di sinistra Olmo Gazzarri e approvato con 19 voti favorevoli della maggioranza di centro sinistra e di Rifondazione comunista, contrario Luigi Baldini del Ccd e assenti gli altri esponenti del centro destra – impegna il Sindaco a “sostenere l’introduzione della Tassa Tobin e a collaborare con Attac e con tutte le associazioni locali che promuovono la campagna”. Attac è un’organizzazione che promuove la costituzione di una commissione che elabori “una proposta per l'istituzione di una imposta europea sulle transazioni valutarie, e di un'eventuale imposta nazionale”, tramite una legge di iniziativa popolare per la quale è già partita una raccolta di firme. Tutto questo nella convinzione “della necessità di attribuire alla politica rinnovati strumenti di controllo e di governo delle dinamiche economiche, di fronte all'instabilità finanziaria e alla inquietante divaricazione dei redditi verificatasi, durante gli anni '90, sia tra i paesi che all'interno dei singoli paesi". La Tobin tax è stata definita “un granello di sabbia nell’ingranaggio liberista”. “Già il governo francese – spiegano da Attac – lo scorso novembre ha adottato un emendamento alla legge finanziaria, nel quale si è impegnato ad applicare la tassa Tobin se tutti i paesi dell'Unione Europea faranno la stessa cosa”.

D’altro canto a livello internazionale non si tratta di una novità. Se n’è fatto promotore nel 1999 il Canada e l’applicazione è già stata richiesta da più di 700 parlamentari di tutto il mondo. Una petizione internazionale nella quale si afferma la piena validità di tale proposta è stata firmata da 400 economisti di 32 paesi tra cui lo stesso Tobin. Nella proposta di legge di iniziativa popolare la Tobin tax viene addirittura ridotta allo 0,2 per mille su tutte le compravendite di valuta e, in ogni caso, secondo stime prudenti, il gettito di tale imposta dovrebbe aggirarsi tra i 90 ed i 100 miliardi di dollari l’anno, ovvero più del doppio di quanto viene attualmente destinato alla cooperazione allo sviluppo. Questo gettito potrebbe essere raccolto dalle banche centrali e destinato per un massimo dell’80 percento ad attività nazionali quali servizi sociali, programmi per l’occupazione, politiche ambientali e così via, mentre il restante 20 percento ad attività internazionali come cooperazione, salvaguardia del patrimonio ambientale, tutela dei diritti umani. Ovviamente perché la tassa di Tobin possa essere applicata e sortire i risultati ipotizzati è necessario raggiungere una forte intesa a livello di comunità internazionale: sia per mettere in piedi od individuare istituzioni in grado di controllare le reali transazioni di denaro, sia per impedire che l’istituzione dell’imposta dia la spinta alla nascita di nuovi paradisi fiscali. Un accordo tra stati è sicuramente l’obiettivo ultimo, prima del quale è però necessario un processo di sensibilizzazione a catena, per cui, alla fine, è fondamentale sia l’impegno primario di istituzioni che ad esempio rappresentino soltanto lo 0,0008 percento della popolazione mondiale, sia quello dei singoli cittadini che possono aderire in prima persona alla campagna di Attac (tutte le informazioni sono disponibili all’indirizzo internet www.tassatobin.it) che quello, infine, di tutti i livelli istituzionali regionali, nazionali e comunitari. L’ordine del giorno approvato dall’assemblea elettiva di Scandicci rappresenta, secondo lo stesso consigliere Olmo Gazzarri, “un pronunciamento che parte dal basso, parte dai Consigli Comunali, parte dalle realtà locali”.
“Ha un valore importante – ha proseguito –perché testimonia l’attenzione verso questo tipo di strumenti che da più parti vengono messi in dubbio. Quando ci si lamenta della globalizzazione, della sua caratteristica di essere al di sopra delle teste di tutti noi, non ci rendiamo conto che nei piccoli atti e nelle piccole cose di tutti i giorni possiamo invece effettivamente dare un volto al mondo molto più vicino a quello che vorremmo fosse”.

Le conclusioni alla presentazione del documento di Gazzarri con l’illustrazione della campagna di Attac: “C’è anche una raccolta di firme organizzata e portata avanti direttamente dall’associazione: servirà ad un’iniziativa legislativa popolare che poi sarà proposta al Parlamento per l’approvazione”. Ora è evidente che né l’atto del Consiglio, né questo numero di Ccn, né tantomeno la campagna di Attac da sola potranno riparare tutti i guasti, quelli più gravi e quelli meno, del nostro vecchio, caro, scarcassato globobus. La nuova strutturazione politica ed economica del mondo è però accompagnata da sensibilità e forme di partecipazione democratiche, allargate, più dirette, transnazionali, che hanno la faccia a volte di violente tensioni, a volte di percettività dei processi in corso: nascono dal basso ma riescono ad avvicinare sempre più il centro ed il vertice del mondo; a volte danno addirittura l’impressione di scalzare anche la resistenza dei poteri forti, ma forse è soltanto l’illusione di chi guarda da fuori. Quel che è certo è che anche noi abbiamo una consapevolezza: non è più possibile restare consumatori globali e cittadini locali. (Matteo Gucci)
POST-IT
James Tobin
Il premio Nobel James Tobin nacque a Champaign, nell'Illinois, nel 1918, ed è morto lo scorso 12 marzo. Sostenitore delle teorie keynesiane, nel 1939 si è laureato in Economia ad Har-vard, studiando con docenti come Wassily Leontief e Joseph Schum-peter. Nel 1941 si trasferisce a Wa-shington per lavorare in un'agenzia federale. Rientra ad Harvard nel 1947 e per i successivi tre anni svolge lavoro di ricerca.
Dal 1950 entra alla Yale University, dove insegna fino al 1988 assumendo diversi incarichi, tra cui tra cui quello di direttore della Cowles Foundation, e dove fino all’ultimo ha ricoperto l'incarico di professore emerito di Economia.
Solo nel 1961-1962 sospende l'insegnamento per impegnarsi a Washington come consigliere economico del presidente Kennedy. I suoi interessi professionali hanno spaziato su temi diversi quali la macroeconomia, l'econometria, la teoria e la politica monetaria, la politica fiscale e la finanza pubblica, il consumo e il risparmio, la disoccupazione e l'inflazione. Nel 1972 è nominato membro della National Academy of Sciences.
Nel 1981 ottiene il premio Nobel per l'Economia per i suoi studi, e soprattutto per la scoperta di un fondamentale modello di determinazione delle variabili monetarie. (Cl.Ar.)

James Tobin

Il dibattito del Consiglio
L’Ordine del giorno presentato da Olmo Gazzarri dei Democratici di sinistra “sulla Tobin tax” è stato approvato con i voti favorevoli della maggioranza di centrosinistra e di Rifonda-zione comunista.
Un voto contrario è stato quello di Luigi Baldini del Centro cristiano democratico, mentre gli altri consiglieri della minoranza di centrodestra al momento della votazione erano assenti.
L’atto “impegna il Sindaco 1) a sostenere la campagna per l’introduzione della Tassa Tobin e a collaborare con Attac e con tutte le associazioni locali che promuovono la campagna; 2) a promuovere a livello locale un’azione di informazione e sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza, degli operatori scolastici, degli operatori economici e finanziari sui temi della finanza internazionale e in particolare della Tassa Tobin, in collaborazione con Attac e con le associazioni locali impegnate in merito; 3) ad intervenire con i mezzi a propria disposizione sul governo affinché si attivi e si impegni: a promuovere a livello nazionale, europeo e internazionale, l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie a breve termine, in particolare su quelle che speculano sui cambi valutari; a destinare gli introiti derivanti da questa tassa per sviluppare l’occupazione, per migliorare lo stato sociale, per cancellare il debito estero e per finanziare politiche di sviluppo sociale nei paesi più poveri; a promuovere, al contempo e a questo fine un ampio dibattito sia nel parlamento italiano che in quello europeo, come in tutte le istanze internazionali democraticamente rappresentative di cui fa parte;

Olmo Gazzarri
ad inserire in tale dibattito la necessità di una riforma globale del sistema finanziario internazionale e delle sue istituzioni in una logica di armonizzazione, basata sulla trasparenza delle decisioni e sulla democraticità del suo funzionamento, ponendo un argine al dominio dei grandi centri finanziari multinazionali, agendo in particolare contro i paradisi fiscali e la criminalità finanziaria”.
Francesco Mencaraglia (Rifondazione comunista)
Il capogruppo del Prc in Consiglio Comunale ha apprezzato la presentazione dell’Ordine del giorno di Olmo Gazzarri. “Mi sfugge – ha tuttavia dichiarato – la citazione che ad esempio è stata fatta sulla necessità di tassare il commercio delle armi, sul quale io sarei più drastico”. A proposito di questo Mencaraglia ha citato una precedente discussione riguardo ad una mozione “sulle banche armate”, che aveva visto contrapporsi Rifondazione e la maggioranza: “Questo stesso Consiglio – ha spiegato – decise che in fin dei conti il commercio delle armi non era tanto deplorevole”. Prc ha rivendicato anche il proprio precedente impegno sempre a proposito della Tobin Tax.
“Oltre all’Ulivo, molto modestamente, anche Rifondazione comunista nel suo piccolo qualche cosa fa, e ricordarselo farebbe piacere”.

Francesco Mencaraglia
Le dichiarazioni di voto: “Siamo favorevoli, come del resto abbiamo votato favorevolmente in Um-bria, a Firenze”. Infine Mencaraglia auspica “che questo disegno che portano avanti tutte queste associazioni, e che riteniamo interessante, riesca a permeare il fare politico al di là della singola iniziativa che può piacere o meno. E’ giusto auspicare la raccolta delle firme, spero e credo anche a Scandicci, ma ricordo che tra quelle persone che possono garantire i consensi ci sono i Consiglieri Comunali: invito, possibilmente tutti i Consiglieri dell’Ulivo e di Rifondazione, a fare le operazioni necessarie”.
Luigi Baldini (Ccd)
Secondo il capogruppo del Ccd Luigi Baldini, nel documento proposto da Olmo Gazzarri sarebbe contenuta una proposta “tutto sommato strumentale”. “Le medicine per migliorare le condizioni economiche di tanta parte di popolazioni del globo – ha detto – sono quelle propinate o che dovrebbero essere propinate dai partecipanti di Porto Alegre, cioè in gran parte, diciamo così, gli eredi di un fallimento storico come quello del comunismo: questo, se permettete, ha fallito non solo nei valori di democrazia e di libertà, ma proprio in quello basilare economico che doveva risollevare le condizioni materiali delle masse lavoratrici. Viene quindi qualche dubbio che possano essere valide”.

Luigi Baldini
Sempre a parere di Baldini “non ci si rende conto che proprio la globalizzazione, cioè l’allargamento dei mercati, la messa in comune delle conquiste tecnologiche e scientifiche, ma soprattutto l’espansione e l’adozione degli ideali di libertà e di democrazia in molte parti del mondo, hanno creato le condizioni spirituali del cosiddetto primo mondo. E queste sono le vere leve per innalzare il livello di vita anche di quella parte di umanità che ancora oggi è lontana dai nostri standard di vita”.
Piero Betti (Forza Italia)
Nonostante fosse assente al momento della votazione, il consigliere di Fi Piero Betti è ugualmente intervenuto nella discussione, criticando Gazzarri che ha proposto il documento “facendo appello al centro sinistra”. “Il centro sinistra fa appello al centro sinistra – ha dichiarato – politicamente è una delle più grandi sconfitte. Perché Gazzarri nel documento parla alla maggioranza? Quella ce l’ha già, quella ci crede. E’ da convincere la parte restante che forse non ci crede e ci deve credere.

Piero Betti
Questo è il problema di fondo; è un documento chiuso, non ha detto che il Polo delle libertà deve fare un incontro su questo tema. Ha citato consiglieri regionali, consigli e associazioni dell’Ulivo: se questo documento fosse stato presentato dal 1996 al 2000 non sarebbe stato accettato, perché sarebbe stato in contrapposizione alla realtà governativa di allora”.

(Matteo Gucci)