PRIMO PIANO
REGOLE PER LA CITTA'

Il Consiglio Comunale, nella seduta di giovedì 30 marzo 2006, ha adottato il Regolamento urbanistico, il più importante atto di governo del territorio di competenza comunale che si basa sui contenuti del Piano strutturale. Dalla pubblicazione del Regolamento urbanistico sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana l’atto sarà disponibile 45 giorni per le consultazioni e per la presentazione delle osservazioni. Quando il Regolamento sarà approvato definitivamente, si prevede tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007, andrà in pensione il Piano regolatore di Gregotti e Cagnardi del 1991. Il commento del Sindaco, l’intervista al Vicesindaco Alessandro Baglioni, le ragioni del no delle opposizioni.


Il Regolamento urbanistico va. E consegna un disegno della Scandicci futura tracciato con precisione di contenuti, qualità e quantità di funzioni. Adottato senza sorprese, dopo una discussione politica di due giorni avviata dalla relazione del vicesindaco e assessore all’Urbanistica Alessandro Baglioni, con i voti favorevoli della maggioranza di centrosinistra e quello contrario di Rifondazione e centrodestra (a pagina 6 le ragioni del loro “no”), viene sottoposto ora all’iter tradizionale: pubblicazione sul Burt (Bollettino ufficiale Regione Toscana), quaranticinque giorni di tempo per prenderne visione e presentare le ventuali osservazioni; poi le controdeduzioni. Infine di nuovo in Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva che l’amministrazione comunale prevede possa avvenire tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. A quel punto, quando il Regolamento urbanistico sarà approvato definitivamente, decadrà il Piano regolatore di Gregotti e Cagnardi del 1991. Intanto il lavoro più duro e difficile è stato comunque realizzato. L’atto, pubblicato su dvd, porta la firma elettronica dell’architetto Lorenzo Paoli, progettista, responsabile del procedimento e coordinatore dell’Ufficio di Piano. Con lui hanno lavorato, negli ultimi due anni -tanto è durata la redazione del Regolamento- i consulenti Gianfranco Gorelli e Giancarlo Paba, i collaboratori Alessandra Guidotti e Camilla Perrone, uno staff di giovani architetti specializzati in pianificazione i settori urbanistica, edilizia e numerosi altri uffici del comune.
Entrando nel merito sono 92.250 i metri quadri di superficie utile lorda edificabili di cui 46.450 metri quadri per funzioni residenziali, 16.000 mq per turistico ricettivo, 28.800 per attività produttive, 1000 per commercio al dettaglio che potranno essere costruiti nei cinque anni seguenti all’approvazione definitiva. La scelta più evidente, in coerenza con quanto già previsto dal Piano strutturale e dalle linee di indirizzo politico dell’amministrazione comunale, è quella di costruire in prevalenza lungo l’asse della tramvia, e di tutelare fortemente il territorio collinare. Il Regolamento discende in maniera molto diretta dal Piano strutturale, che è in vigore dal maggio 2004 e che fissa lo sviluppo sostenibile del territorio di Scandicci a tempo indeterminato, e che prevede per il futuro cittadino un totale di 132.500 metri quadri edificabili (69.800 mq residenziali, 21.700 ricettivi, 36.000 produttivi e 5000 di commercio al dettaglio). L’atto adottato dal Consiglio fissa nel territorio 26 aree di trasformazione e 15 aree di riqualificazione, ed è accompagnato dalla schedatura di oltre 14.000 edifici; in base ad un ordinamento in 15 classi dell’edificato esistente, viene stabilito da quale trasformazione può essere interessata ogni costruzione nel territorio comunale: dalla intangibilità degli edifici a più alto valore storico architettonico, fino alla possibilità di innalzare di un piano i condomini degli anni ’60 e ’70, in presenza di un progetto complessivo di riqualificazione architettonica, consolidamento e miglioramento dell’efficienza energetica.
Matteo Gucci. [Matteo Gucci]





“COSÌ NASCE LA NUOVA CITTÀ”
QUALITÀ DELLE ARCHITETTURE. ALTE PROFESSIONALITÀ. MATERIALI INNOVATIVI. COESIONE SOCIALE. QUESTE LE SCELTE DI FONDO CHE ISPIRANO LA POLITICA URBANISTICA DELL’AMMINISTRAZIONE.
INTERVISTA AD ALESSANDRO BAGLIONI.
Dopo il Piano strutturale, in vigore dal maggio 2004, tocca ora al Regolamento urbanistico prendere la strada maestra che lo porterà, dopo l’adozione che è stata votata dal Consiglio Comunale, e passando poi per le osservazioni, alla sua approvazione. A quel punto l’amministrazione avrà a disposizione tutti gli strumenti per realizzare quella che molti definiscono una vera e propria “rivoluzione urbanistica”.
Vero. Oggi, dunque, non siamo di fronte alla fine del lavoro, bensì questo è solo l’inizio di un processo che si concluderà con la realizzazione della nuova città. Il nostro è, infatti, un lavoro in progress. Il dibattito, le osservazioni, la successiva stagione dei progetti e dei Piani attuativi serviranno a definire ancor più compiutamente il quadro. L’importante è aver dato, con il Regolamento, certezze normative affinché si avviino sul nostro territorio dinamiche di sviluppo urbanistico, economico, sociale, di immissione di risorse materiali e immateriali. Per fare ancora meglio occorre attrezzarci: se vogliamo che il progetto non naufraghi – ma anzi acceleri – dobbiamo supportarlo con risorse, materiali ed umane, compatibili ai vincoli e ai tagli imposti dalla Legge Finanziaria. Questo lo so bene! Ma bisogna fare il possibile.
Scandicci, scegliendo l’architetto Rogers per la progettazione del nuovo centro, ha da subito dichiarato di puntare alla qualità delle architetture. Altri professionisti di sicura qualità si stanno già occupando di progettare spazi urbani strategici: l’architetto De Vita con la ex Sims, Ipostudio con il nuovo insediamento produttivo. La strada maestra è tracciata?
Certamente sì. Puntiamo su segni architettonici contemporanei e di qualità per colmare il parziale deficit di funzioni pregiate e soprattutto per riscattare dall’indeterminatezza alcuni paesaggi urbani. Chiederemo ai nuovi progettisti qualità e spirito di innovazione, leggerezza e versatilità nei materiali e nelle tecnologie: interventi, insomma, che contribuiscano a definire un’immagine nuova della città, che rendano visibile la dinamicità di questo territorio e della comunità che qui vive e lavora. La gente ha riscoperto l’architettura come un’arte; quindi non si tratta di progettare semplicemente case, edifici, infrastrutture”, non si tratta solo di acciaio, cemento o vetro ma di qualcosa che deve collegare la gente ad essere il centro di tutto. E creare, attraverso idee di qualità, bellezza e significato di un luogo. Occorre, in sostanza, mettersi in contatto con i cuori della gente. E questo, non dimentichiamolo mai, significa non trascurare le esigenze dei ceti sociali più deboli.
Scandicci, tra i comuni della metropoli fiorentina, è diffusamente percepita come una città dinamica e propensa alla sperimentazione ed all’innovazione. E’ davvero così, o ci sono, anche qui, resistenze e conservatorismi?
Sappiamo bene che la tradizione è sempre piacevole, ci fa star bene perché trasmette sicurezza – ma non basta copiare semplicemente il passato – le nuove generazioni guardano avanti , non indietro. Molti rimpiangono l’aspetto urbano del XIX secolo, sentono nostalgia del suo look levigato, gradevole, unitario. Ma questo è spirito di conservazione! Ecco dunque che la qualità e l’innovazione devono essere al centro delle dinamiche di sviluppo urbanistico della nostra città. D’altra parte non è il “moderno“ rottura della staticità dei luoghi e della fissità degli itinerari? Non è un senso nuovo di libertà cambiare progetti, gusti, attività, casa, nel corso della vita?
Certamente per vincere questa sfida è essenziale un salto di qualità “culturale” anche da parte degli operatori privati: a loro verrà chiesto sempre di più di dimostrarsi capaci di condividere gli obiettivi di interesse generale perseguiti dalla pubblica amministrazione nelle politiche di trasformazione del territorio, di sentirsi partecipi e coresponsabili delle esigenze di crescita qualitativa della città. Non ci servono semplici realizzatori di progetti: abbiamo bisogno di veri e propri “partner” della Pubblica Amministrazione, soggetti portatori di idee e di proposte, con i quali condividere una strategia di completamento della città che sia caratterizzata - pur nel rispetto delle regole di mercato e degli utili d’impresa - da alti livelli prestazionali ed estetici nelle realizzazioni private, da una crescente qualità nei servizi pubblici e nelle attrezzature collettive, da una piena consapevolezza delle necessità di salvaguardia e valorizzazione delle risorse territoriali e ambientali, senza mai distogliere l’attenzione dall’esigenza (sempre più pressante) di garantire risposte certe e sostenibili per chi è alla ricerca della prima casa.
Si tratta, quindi, di governare il territorio; ma di farlo guardando sia al rispetto delle norme che alla coerenza con queste impostazioni di carattere politico e culturale. Di coniugare, in sintesi, piano strutturale, progettazioni e regolamento urbanistico.
Con l’approvazione del Piano Strutturale si sono anche create le premesse indispensabili per concentrare il dibattito culturale e le attenzioni della città non solo, sulle esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio insediativo, paesaggistico e ambientale (dietro alle quali spesso si sedimentano impropriamente e/o pretestuosamente forme di “paura” e di resistenza sociale nei confronti di ogni forma di trasformazione), ma anche e soprattutto su traiettorie di trasformazione innovative, contemporanee, sostenibili, sul progetto di una città nuova. Con il Regolamento Urbanistico avremo a disposizione uno strumento di governo del territorio di nuova generazione, che a differenza dei vecchi PRG potrà essere - ove necessario - rapidamente adeguato e riorientato al mutare del quadro di riferimento economico e sociale: uno strumento capace di anticipare e governare le trasformazioni, non di subirne passivamente gli effetti, limitandosi - come spesso avveniva in passato - a contenere a posteriori (talora tardivamente) i possibili squilibri. L’essenziale è che Piano strutturale e Regolamento costituiscano “le soluzione” e non “i problemi” per gli scopi che il territorio persegue. Occorre che le ragioni della legittimità degli atti si correlino con le ragioni delle scelte di governo e della loro efficacia in un quadro più ampio e condiviso di cooperazione a livello di Area metropolitana. Tali strumenti vanno visti non come semplice “macchina autorizzativa”; né come elementi di incertezza di esiti e di tempi decisionali nelle relazioni tra pubblica amministrazione e legittimi interessi privati. Ma strumenti che diano risposte certe a nuove energie imprenditoriali, professionali e culturali per stimolare e qualificarne il radicamento sul nostro territorio. [Claudio Armini]

IL SINDACO
“In meno di due anni, dall’approvazione del nuovo Piano strutturale nel maggio 2004 ad oggi, ci siamo dotati di tutti gli strumenti per dare gambe alla realizzazione di quella idea di città che da tempo abbiamo delineato: contemporanea e sperimentale nei segni dell’architettura, dell’arte e della cultura; innovativa, creativa, competitiva e dinamica nella sua realtà economica e produttiva; solidale, unita ed attenta ai bisogni dei cittadini sul piano delle scelte sociali e dei comportamenti collettivi. La forza della nostra comunità sta nella determinazione con la quale affermiamo e realizziamo la nostra vocazione ad essere sempre più protagonisti nell’area metropolitana fiorentina. Di questa vocazione, la scelta di realizzare il nuovo centro di Richard Rogers proprio lungo l’asse della tramvia, che unisce Scandicci con Firenze, ne è la rappresentazione più efficace ”.

OPPOSIZIONI
LE RAGIONI DEL NO

CERICA FRANCHI, CAPOGRUPPO DI ALLEANZA NAZIONALE
“Il nostro voto al Regolamento urbanistico è contrario, sostanzialmente per le stesse ragioni per le quali abbiamo detto no al Piano strutturale – dice Erica Franchi, capogruppo di An – la filosofia del territorio che si ritrova nei due atti è quella dei grossi assembramenti; noi preferiremmo invece una distribuzione dell’edificato più diffusa sul territorio, perché riteniamo che sarebbe più rispettosa anche degli individui”. La critica non è alle quantità di volumi edificabili fissate dal Regolamento urbanistico: “Che si costruisca non ci scandalizza, significa anzi che, in qualche modo, si vuole continuare a fare di Scandicci una città che cresce, e una città che cresce si suppone e si spera che sia una città ancora viva. Le scelte di coordinamento che ne scaturiscono vedono però, come sempre, privilegiare l’evoluzione di una città che si pone quale satellite di Firenze, volta a rispondere ad alcune esigenze di quest’ultima, più che una città dotata di una propria vita autonoma, in concorrenza sinergica con tutte le realtà urbane limitrofe con le quali è chiamata ad interagire.
Resta comunque forte la sensazione della mancanza di identità della città, anche a causa di una scarsa chiarezza relativamente a come sarà strutturato il nuovo centro, che volto assumerà, perplessità che il Regolamento non contribuisce certo a dissolvere”. Erica Franchi spiega così il ragionamento sui “grossi assembramenti”: “Dobbiamo rilevare, sul piano generale, l’enormità di metri cubi che vengono scaricati in alcune Utoe (le unità territoriali organiche elementari) e quindi in alcune aree della città, e la totale assenza di interventi in altre Utoe che il regolamento recepisce e consente di attuare. Come ho già detto nel mio commento al piano strutturale, di cui questo regolamento è figlio, si tende qui a favorire la politica delle grandi concentrazioni rispetto a quella di una visione del territorio come appartenente ad un insieme di individui, singoli cittadini che formano una comunità organica nel rispetto delle specifiche esigenze e scelte di vita, di cui, quella abitativa, rappresenta una porzione non secondaria. E’ evidente nelle scelte normative che si favoriscono le ampie concentrazioni residenziali e commerciali a fronte delle esigenze dei piccoli proprietari. Si preferisce la concentrazione massificante, alla distribuzione più parcellizzata, maggiormente complessa da gestire forse, ma sicuramente più rispettosa dell’individuo, organicamente ed armonicamente tesa a garantire una miglior qualità della vita a noi, ma soprattutto ai nostri figli”.

ENRICO MERIGGI, CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA
“Come opposizione non abbiamo potuto dare un nostro contributo, il lavoro ci è stato presentato già pronto”, dice il capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale Enrico Meriggi, spiegando le ragioni del voto contrario al Regolamento urbanistico. “Nei fatti non ci è stato possibile offrire un apporto propositivo al lavoro, che abbiamo trovato servito su un piatto già preparato”. Meriggi non entra nel merito delle questioni tecniche, “perché”, spiega, “nel nostro ruolo di Consiglieri Comunali dobbiamo guardare alle scelte politiche, non entrare nel merito di quanto è stato fatto dai progettisti; diciamo anzi che il lavoro c’è stato, tanto di cappello ai tecnici che hanno steso il Regolamento urbanistico o vi hanno collaborato, resta il fatto che il nostro giudizio politico è negativo”.
Tra le scelte che Meriggi non approva, la prima riguarda i volumi edificabili da destinare alla grande distribuzione: “Nei fatti si tratta di previsioni che daranno vita ad un vero e proprio monopolio di un solo marchio, la Coop”. Questa, secondo il capogruppo di Forza Italia, “è una scelta di carattere urbanistico che però avrà come conseguenza l’esclusione di ogni ipotesi di concorrenza vera e propria”.

FRANCESCO MENCARAGLIA, CAPOGRUPPO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
“Il voto negativo di Rifondazione comunista non è legato tanto ad elementi propri del Regolamento urbanistico, quanto alla troppo stretta dipendenza da una serie di aspetti negativi che avevamo ravvisato nel Piano strutturale – dice il capogruppo del Prc Francesco Mencaraglia - nel Regolamento ci sono una serie di elementi interessanti, vorrei dire positivi, che meriteranno di essere seguiti con attenzione”. Secondo Mencaraglia ci sono due elementi di criticità ben precisi: “L’assenza di previsioni per l’edilizia residenziale popolare e i rapporti con il Comune Firenze”. Riguardo all’edilizia residenziale pubblica il capogruppo del Prc spiega: “Sappiamo benissimo della previsione del 10 percento da destinare ad edilizia pubblica, negli insediamenti abitativi di maggiori dimensioni: questa è una scelta che ci convince molto; mancano però previsioni di edilizia residenziale popolare, come invece è possibile trovare subito al di là del confine comunale, a Firenze con l’intervento al Pontignale, ad esempio, oppure con soluzioni nuove come quella dell’autocostruzione presentata alla kermesse Terra futura: si tratta in pratica di reperire terreni pubblici dove singoli cittadini o piccoli raggruppamenti possano costruire da soli la propria casa”.
Secondo Mencaraglia, uno dei rischi è quello “che ci sia una magari lenta ed impercettibile modifica del tessuto sociale della città”, perché “l’idea di una città che costa 4000 euro al metro quadro ci lascia dei grossi punti interrogativi”. “Il rischio che intravedo – prosegue il capogruppo del Prc – è quello di un’operazione finanziaria edilizia, solo per la nuova residenza a prezzi di mercato attuale che ho valuato attorno ai 300-400 milioni di euro e che altri, più esperti, hanno valutato tra i 400 ed i 650 milioni di euro. A cui, ovviamente si debbono aggiungere costi per strade, servizi ecc. Un fiume di denaro che, sempre a mio giudizio, andrebbe forse dirottato in parte sostanziale sulla innovazione industriale, perchè non credo che si riesca a stare sul mercato internazionale con il solo mattone”. Infine l’altro elemento di criticità: “Abbiamo dubbi sulla capacità di questo Comune di imporsi con Firenze, di saper puntare i piedi su diversi aspetti, ad esempio quelli viabilistici; così come vediamo difficoltà nel concordarsi con le altre amministrazioni dell’area fiorentina”. [a cura di Matteo Gucci]