PRIMO PIANO
CREAZIONI ITALIANE
Sopra: la realizzazione di una borsa

La vocazione di Scandicci per le produzioni dell’alta moda in pelle è riconosciuta a livello mondiale: la tradizione, le conoscenze di lavoratori e imprenditori, la propensione ad innovare sono ritenute ormai condizioni imprescindibili per chi vuole essere competitivo nei mercati planetari del lusso.Sta crescendo adesso anche una nuova consapevolezza, quella di chi vede in questo patrimonio culturale le potenzialità per attrarre investitori di altri settori della moda, per farne un centro dello stile, del design, della creatività, un mercato delle idee. I primi segnali sono chiari, gli imprenditori hanno già questo orientamento, il mondo della formazione va in questa direzione. Intanto ad ottobre al Teatro Studio si è tenuto un convegno sul Made in Italy, durante il quale è intervenuto l’Amministratore delegato di Gucci Mark Lee.


Coi guanti di pizzo di Frida, Scandicci potrà essere capitale sempre più riconosciuta del Made in Italy, nel bel mezzo del mercato mondiale delle idee. Un feticcio kitch come augurio per il futuro di Scandicci, sono i guanti comprati dall’attuale prima fi rma Gucci per abiti e accessori, Frida Giannini, quand’era adolescente e fan di Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna. L’avvenire per la nostra città sempre più all’insegna della pelletteria e del lusso, ma con profonde contaminazioni e forti investimenti nella moda, nel design, nella creatività insomma. Frida Giannini, 32 anni, ha raccontato la sua prima scelta di look in un’intervista al magazine del Sole 24 ore Ventiquattro, rilasciata assieme all’amministratore delegato di Gucci Mark Lee. I guanti di pizzo, così come l’oggettistica più folle raccattata nei mercatini d’Europa o le immagini delle stravaganze dei giovani giapponesi, chiusi in una valigia e portati in riva d’Arno alla corte di Gucci, a un tram di schioppo dai corridoi del Vasari, dalle gallerie degli Uffi zi e dell’Accademia. Perché il lusso, il bello, il rinascimento, non stanno nell’ovatta, nei musei, al di là o al di qua di cancelli chiusi, possono sì seguire leggi armoniche, ma senza esserne schiavi; solo pensieri distorti o paludati chiudono le categorie in categorie, solo censure cerebro istituzionali alzano mura nelle menti; le borse nella categoria della pelletteria e i vestiti nella casella dell’abbigliamento? Risponde l’Amministratore delegato di Gucci Mark Lee, sempre nell’intervista a Ventiquattro: “E’ un’opportunità incredibile creare insieme accessori e pret a porter, Gucci è un marchio con un’enorme eredità, ottant’anni di storia straordinaria. Il punto di forza è sempre stato nelle borse e per questo l’abbigliamento ha un altissimo potenziale”. Ancora: lusso, alta moda, linee casual, abbigliamento sportivo, abiti classici, mode teen agers, stile urbano o tendenze underground, chi è che pensa, decide, disegna, cuce? Dove? Nessuno risponde a parole, però accade che la Champions, marchio di abbigliamento per lo sport ed il tempo libero che non ha motivi particolari per produrre a Scandicci e infatti non lo fa, che non ha ragioni per tenere i quadri dirigenti qui e infatti non li tiene, che non ha niente a che fare con la pelletteria e con gli accessori del lusso, decide di restare qui – è presente da alcuni anni – di investire trasferendo il suo centro design europeo all’Olmo in una torre di vetro (ex sede Volta), vera e propria antenna delle creatività di questo territorio, dove certamente si captano e si trasmettono onde radio di menti libere.

IL CONVEGNO
Di stile, di moda, di tendenze, ma anche di economia mondiale e di dinamiche di consumi si discute a Scandicci. Lo scorso 11 ottobre al Teatro Studio si è tenuto il convegno “Quando la pelletteria è Made in Italy – Tradizione, talento, tecnologia”, organizzato dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Firenze, dalla Camera di commercio di Firenze, dal Comune di Scandicci, da Assindustria, Api, Cna, Confartigianato, consorzio Centopercento italiano, Gucci, associazione Firenze 2010, associazione Castello dell’Acciaiolo; durante il convegno sono intervenuti il presidente della Camera di Commercio Luca Mantellassi, il primo cittadino di Scandicci Simone Gheri, il presidente della Provincia Matteo Renzi, i docenti alla Bocconi in Master in fashion experience and Design management Stefania Saviolo e Flavio Sciuccati, l’amministratore delegato di Gucci Mark Lee; oltre agli interventi degli ospiti le testimonianze del presidente del consorzio Centopercento italiano Andrea Calistri, del direttore di Produzione e logistica pelletteria di Gucci Karl Heinz Hofer, di Giampaolo Mati della segreteria nazionale di Filtea Cgil. A concludere Cesare Peruzzi del Sole 24 ore ha intervistato l’assessore regionale alle Attività produttive Ambrogio Brenna.

LA FONDAZIONE
La proposta degli operatori riuniti al Teatro Studio è stata quella di dar vita ad una fondazione della pelletteria. “Le imprese che lavorano in quest’area – ha detto Andrea Calistri, presidente di Centopercento italiano – si avvarranno così di un’unica cabina di regia per la gestione delle iniziative dei fi nanziamenti”. “I tempi sono ormai maturi – ha detto il presidente della Camera di commercio Luca Mantellassi – nei fatti il distretto già esiste, le istituzioni dovrebbero considerarlo formalmente come tale, sarebbe doveroso”. Secondo le associazioni di categoria il nuovo soggetto dovrebbe diventare operativo a inizio 2006, riunire tutte le risorse pubbliche e private per attività di promozione dell’alta qualità, di formazione e per investimenti in innovazione tecnologica “senza dispersioni e sprechi di risorse”. Una proposta che trova gli operatori della pelletteria e le associazioni di categoria d’accordo, ma che deve essere delineata più nello specifi co per quanto riguarda le forme statutarie e la presenza di soggetti più o meno istituzionali. Riguardo alla fondazione l’assessore regionale Brenna ha detto: “La priorità per noi è quella di evidenziare i bisogni dei comparti, poi, in seconda battuta, defi nirne i contorni”, ma, ha aggiunto, “siamo d’accordo con tutto ciò che serve a semplifi care”.

LA FORMAZIONE
I corsi in progettazione della moda dell’Università di Firenze sono a Scandicci da alcuni anni e rappresentano ormai una realtà consolidata di questo territorio. “La formazione è importantissima per poter portare avanti e far crescere, con stimoli sempre nuovi e con nuove conoscenze, le culture, i saperi, le tradizioni della nostra città per quanto riguarda la pelletteria – dice il sindaco Simone Gheri – in questo contesto la presenza dell’Università a Scandicci è fondamentale”. L’obiettivo auspicato per l’Università è quello di un coinvolgimento sempre maggiore nella vita cittadina e di un rapporto sempre più di vicinanza con il mondo produttivo di Scandicci. Il Polimoda aprirà invece una sede nella colonica che il Centro nazionale delle ricerche ha ceduto al Comune assieme al parco circostante, accanto al parco del castello dell’Acciaiolo; vi saranno ospitate lezioni, aule per laboratori e attività di formazione in genere. Università e Polimoda sono presenze dirompenti nel sistema Scandicci, in quanto rappresentano il passaggio, il trait d’union tra i comparti del lusso, dell’alta moda in pelle che tradizionalmente sono i settori trainanti di questa realtà, con la moda, il design, il mondo delle idee creative, dei linguaggi; di un immersione a tutto corpo, anche, in tutto ciò che è cultura. Dal 15 settembre è aperta l’Alta scuola di pelletteria italiana in via di Casellina, che ha già iniziato i corsi; l’Alta scuola, nata da un progetto dell’associazione San Colombano composta dai Comuni di Scandicci e Pontassieve, Cna, Confartigianato, Confi ndustria, Polimoda, Gucci, Centopercento italiano è il nuovo punto di riferimento della specializzazione nel settore della pelletteria, per la formazione di manodopera altamente qualifi cata. L’Alta scuola si occupa di riqualifi cazione di personale già occupato nel settore, di creazione di nuovi profi li professionali per i non occupati, di formazione professionale, di recupero di lavorazioni di nicchia.

IL POLO DEL LUSSO
Proprio durante l’inaugurazione dell’Alta scuola di pelletteria Andrea Calistri aveva lanciato la proposta, che da allora è diventata progetto: una delle cinque “isole” ellittiche dell’insediamento produttivo del Padule, tra via Charta 77, via Newton, via Codignola, con una superfi cie di oltre 15 mila metri quadri, sarà riservata ad aziende che lavorano nel settore del lusso, ovvero quasi esclusivamente imprese dell’alta moda in pelle, ma senza preclusioni per gioielleria e abbigliamento. Secondo le prime ipotesi i nuovi spazi sarebbero impiegati per la produzione per l’80 percento, mentre in quelli rimanenti verrebbe allestita una struttura riservata ai servizi all’impresa. Nella città compatta si compattano anche le produzioni.

CASTELLO DELL’ACCIAIOLO
Una volta concluso l’intervento di restauro il Castello dell’Acciaiolo diventerà un centro servizi per la pelletteria e l’alta moda. Ospiterà attività di promozione, formazione e spazi espositivi. Nei prossimi mesi, da adesso alla fi ne dei lavori, gli operatori economici e le istituzioni dovranno defi nire con precisione le modalità, i soggetti e le forme di gestione del centro.

LA GUCCI
Intanto il riconoscimento di una cortesia non comune: ogni tre mesi l’amministratore delegato di Gucci Mark Lee scrive al sindaco Simone Gheri per comunicargli l’andamento del fatturato del gruppo. In Comune questo è considerato un segno importante dell’attenzione che la più grande azienda di Scandicci ha per il territorio. Mark Lee al convegno al Teatro Studio ha dichiarato che la produzione di Gucci non si muoverà dalla Toscana, “andremo in Cina – ha detto – ma solo per cercare nuovi clienti”; e ancora, riguardo alla tentazione di lasciare questo territorio: “non esiste, il made in Italy è un misto tra tradizione di artigianalità, innovazione e qualità”; l’obiettivo dell’amministratore delegato è quello di raddoppiare il fatturato in sette anni, investendo in comunicazione, cercando nuovi mercati in ogni paese emergente, ma soprattutto consolidando la collaborazione con i partner dell’indotto, con le istituzioni del territorio, con i sindacati, perchè lo sviluppo sostenibile deve mettere insieme “le ragioni dell’economia, della società, dei lavoratori e dell’ambiente”, per affrontare le sfi de che oggi trovano risposte “in un continuo miglioramento in velocità, innovazione e fl essibilità, nel senso di aumentare continuamente categorie e varietà di prodotti, per allargare la base dei clienti”. Questo ha detto, al Teatro Studio, Mark Lee. [Matteo Gucci]


Mark Lee Amministratore delegato di Gucci

POST-IT
...E QUALCUNO LO CHIAMA EFFIMERO!
A proposito di moda, lusso e made in Italy (legato alle grandi firme). Si legge e si sente dire (a sinistra, ma non solo dalla sinistra) che si tratterebbe di una catena produttiva effimera. Se per “effimero” viene inteso “passeggero”, c’è da domandarsi cosa non lo sia. Ogni merce, ogni bene (di consumo) è in quanto tale transitorio, deperibile, superato da prodotti che si rinnovano, si perfezionano, si innovano e quindi sostituiscono quelli precedenti. Ogni merce è, in quanto merce, effimera (non durevole). Il termine effimero potrebbe invece significare un giudizio di valore: morale, anzi moralista. Uno spregevole “peccato” di gola (il desiderio per le cose buone e belle) che si concretizza nel produrre, acquistare e poi consumare il superfluo. O meglio: l’inutile, che non serve se non a soddisfare la vanigloria umana. Insomma, roba da ricchi, da viziati: eticamente deprecabile. Così, mentre è “politicamente corretto” produrre, acquistare e consumare beni durevoli (un’auto, un frigorifero o cose del genere), sarebbe innaturale e disprezzabile spendere gli stessi denari in vestiti, borse o scarpe. Se di questo si tratta, l’approccio moralista all’economia non aiuta a comprendere lo stato delle cose. Che, stando alla produzione della moda e del lusso che si fa dalle nostre parti (la provincia di Firenze tra Scandicci e Pontassieve), significa 800 imprese (per lo più artigianali), 8 mila addetti (su 27 mila a livello nazionale), il 30% della produzione nazionale degli accessori in pelle ed oltre il 40% del fatturato (quasi 2 miliardi di euro). Per dirla ancora con i numeri i risultati conseguiti da Gucci nel terzo trimestre di quest’anno parlano di vendite per 459,3 milioni di euro, con una crescita del 17,7%. Nel complesso il marchio ha registrato una crescita consistente in tutte le principali categorie di prodotto. Ma le vendite della pelletteria sono cresciute del 23,9%.“Se c’è un punto sul quale l’economia italiana può fare leva per schiodarsi dalle secche nelle quali si è arenata questo punto è la produzione di beni di lusso”. Questo, in sintesi, il pensiero che il sindaco Gheri va ripetendo ogniqualvolta, in questi mesi di discussioni e confronti (anche aspri, compresa la lotta a fianco dei lavoratori di Matec e Zanussi), la domanda alla quale gli viene chiesto di rispondere è: come il paese può uscire dal declino e riguadagnare qualche posizione nella classifica della competitività. Certo, dice sempre il sindaco, “affermarsi solo nel lusso non può bastare. Ma i 250 milioni di nuovi ricchi cinesi sono un mercato che da solo vale quello americano ed europeo messi insieme”. Con tali dimensioni e fattori – primo su tutti la qualità del sapere e del produrre – è lecito domandarsi come tutto ciò possa essere definito un sistema produttivo ed economico fondato sull’effimero. [Cl.Ar.]