Le case aumentano di valore, un bene ma anche un problema. Sarà pronta questo mese la graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica, stabilita in base ad un bando integrativo del 2001; a questa andranno aggiunte le domande presenti nella graduatoria del 1999 e ancora in attesa di soluzione. Fatto un rapido calcolo a fine mese saranno circa mezzo migliaio a Scandicci i nuclei familiari aventi diritto ad una casa popolare, con punteggi più o meno alti che rispecchiano le diverse emergenze, mentre invece gli appartamenti non ci sono. Non è che nel nostro comune il rapporto tra famiglie richiedenti e alloggi disponibili sia peggiore rispetto a realtà simili. A preoccupare è invece il rovescio della medaglia del fenomeno descritto nello scorso numero di Città Comune Notizie.
Lo abbiamo già detto: l’andamento del costo del mattone fa anche di Scandicci una città per ricchi, in linea e in maniera ancor più accentuata rispetto alla prima cintura fiorentina e a molte zone dello stesso capoluogo. Le dinamiche del mercato dovrebbero così centrifugare giovani coppie, anziani, single e stranieri nell’empolese, nelle province di Prato e di Pistoia, ma vorremmo almeno partire dal principio che una città dove la residenza dipende dal reddito è una città più povera; è ovvio, non economicamente, ma sulla base di concetti di ricchezza e povertà intesi in senso lato, ricchezze umane, di idee, di punti di vista diversi: i pensionati, anche quelli con la minima, possono accompagnare i bambini sullo scuolabus e lo fanno già, chi vive esistenze economicamente più difficoltose può contribuire ai dibattiti cittadini con argomentazioni di vitale concretezza e infine la convivenza con comunità straniere, che apre la mente di una città, inibisce i pregiudizi, frantuma il pensiero unico, deve essere favorita e governata.
D’altra parte quando l’architetto inglese Richard Rogers ha descritto il nuovo centro che sta disegnando per Scandicci, ha parlato di città “compatta e compatibile”; a nostro parere la compatibilità non era intesa con conti in banca a cinque zeri, come del resto non possiamo pretendere di compattare la città e i suoi servizi “per risparmiare energia” se poi spariamo cittadini in zone lontane decine di chilometri. Allora può muoversi soltanto la politica. L’Ufficio casa, il servizio comunale che adesso rappresenta la vera “frontiera” dopo la soluzione locale negli ultimi lustri della maggior parte dei problemi sociali, ha appunto stimato che alla pubblicazione della graduatoria saranno circa 500 le famiglie aventi diritto ad un alloggio Erp. Attualmente le unità immobiliari pubbliche sono 549, tutte occupate, 25 di proprietà del Comune di Scandicci, 165 del Comune di Firenze che nei decenni passati scelse territori extraconfine per le politiche sulla casa e 359 dell’Ater, l’Agenzia territoriale per l’edilizia residenziale della Regione Toscana che sta passando la mano per la gestione del patrimonio alla nuova società Casa spa. “Ai 549 alloggi ne vanno aggiunti 60 in corso di realizzazione a San Colombano – spiega l’Assessore alla Casa Simone Naldoni - 32 di questi mancano soltanto delle ultime finiture.
Altri 30 sono previsti con il Programma integrato di intervento a Badia a Settimo”.
L’Assessore e i responsabili dell’Ufficio casa negli ultimi mesi hanno dovuto affrontare numerose emergenze, hanno tamponato situazioni di famiglie messe fuori casa per sfratti dovuti a fine locazioni, pignoramenti, morosità, molti dei quali sono stati raccontati attraverso le cronache dei quotidiani cittadini.
Sono costretti in ogni occasione ad assumere un ruolo estemporaneo di mediazione tra proprietari e inquilini, a sollecitare proroghe in attesa che sia di nuovo disponibile uno degli otto alloggi volano di proprietà della Cooperativa Consef in uso gratuito al Comune, che vengono utilizzati per le emergenze e non rientrano in genere tra quelli da assegnare con graduatoria.
“Consideriamo la graduatoria per l’assegnazione degli alloggi Erp come un calderone – spiega Naldoni – l’attuale situazione ci costringe a prendere in considerazione le domande come se le tirassimo su con un setaccio a maglie strettissime”, altrimenti non potrebbe esserci selezione tra quei cinquecento nuclei familiari.
“Anche gli strumenti per verificare ad anni di distanza dall’assegnazione degli alloggi come si sono evolute le diverse situazioni familiari degli inquilini – è l’opinione dell’Assessore – non sono uno elemento risolutivo. In quei 549 appartamenti attualmente non disponibili vivono anche persone che nel frattempo hanno migliorato le loro condizioni economiche; e in alcuni casi, inoltre, il numero dei componenti del nucleo familiare è cambiato, variando automaticamente la superficie spettante di diritto secondo la normativa regionale”.
Ma al di là degli accertamenti e del rispetto formale delle norme, il vero nodo è l’eccessivo costo degli affitti determinato dal mercato. Questa realtà rende praticamente impossibile traghettare quegli inquilini delle case popolari, che nel frattempo hanno migliorato la loro condizione, nel contesto delle trattative di affitto offerte dal mercato stesso. (Matteo Gucci)

Peep e contributi
Strumenti correnti
Le istituzioni hanno altri due strumenti per fronteggiare la pressione abitativa. Si tratta dei Peep e dei Contributi in conto affitti. Con i Piani di edilizia economica popolare vengono concesse aree pubbliche edificabili a cooperative immobiliari; in quel caso gli appartamenti hanno prezzi calmierati, ma il diritto di superficie resta di proprietà del Comune, che si riserva poi di venderlo a chi ha acquistato l’alloggio (sta accadendo proprio adesso per le case costruite nei decenni precedenti).
Il contributo in conto affitti, invece, è una semplice integrazione con fondi statali per chi ha redditi insufficienti a pagare l’affitto: fu istituito con la legge 431 del 1998. Il problema è che mentre crescono le richieste di contributo, anch’esse da presentare nell’ambito di un bando apposito, le finanziarie di quest’ultima legislatura nazionale hanno tagliato notevolmente i fondi disponibili; Scandicci è passata dai 421 mila euro ottenuti nel 2001 ai 340 mila del 2002, con un’ulteriore decurtazione prevista con la finanziaria di quest’anno. A Scandicci nel 2001 furono accolte 206 domande, tutte evase; l’anno scorso 267. Per tamponare questa situazione la Regione e il Comune di Scandicci integrano il fondo nazionale, ma l’erogazione del denaro a tutte e tre le fasce previste dalla legge non è garantita. Nel frattempo è da sottolineare che molti contratti d’affitto sono stati rinnovati, e i canoni aumentati. La legge 431 prevede anche gli affitti a canoni concordati: i prezzi sono calmierati ma a beneficio dei proprietari sono fissate durate minori del contratto e sgravi fiscali anche per l’Ici. Con questa modalità a Scandicci nel 1999 risulta stipulato un solo contratto, nel 2000 32 e nel 2001 81.

POST-IT
Popolare e centrale,
Le case popolari nel nuovo centro. E’ una proposta e non è blasfema. La fa l’assessore alla Casa Simone Naldoni, è condivisa anche dal vicesindaco e assessore all’Urbanistica Simone Gheri. Stiamo parlando del nuovo centro che farà di Scandicci una vera città, quello che sta disegnando Sir Richard Rogers, l’architetto di Tony Blair e del centro Pompidou. Sì, Scandicci chiama una delle massime autorità del mondo in fatto di città, lo fa lavorare e poi utilizza i suoi progetti per farci gli alloggi Erp. “Per farci anche gli alloggi Erp”, puntualizza Naldoni.
La sua proposta è di riservare alle case popolari, da costruire secondo canoni estetici in sintonia con i progetti circostanti, una quota che dovrà essere stabilita dalla politica cittadina, dai suoi amministratori. Perché la città pensata da Rogers è “compatta e compatibile”. Scandicci è d’accordo e rilancia: “e complessa”. Da anni è abbandonata l’idea dei ghetti per i poveri; è il momento di scordarci anche i ghetti per i ricchi. (Matteo Gucci)

Bandi e graduatorie
A chi spetta la casa popolare
Le domande per l’assegnazione degli alloggi Erp devono essere presentate nell’ambito di bandi specifici istituiti dall’Ufficio casa. In base alle richieste pervenute, e dopo l’eliminazione di quelle sprovviste dei requisiti di legge, vengono formulate le graduatorie, secondo punteggi che tengono conto della somma dei redditi e della composizione dei nuclei familiari, della presenza di disabili, dell’età dei richiedenti e di altre condizioni di disagio abitativo come lo sfratto, il sovraffollamento e la non igienicità. Assieme ad ogni graduatoria sono pubblicate anche due subgraduatorie alle quali spettano quote prefissate durante le assegnazioni: una è per gli anziani ultra 65enni soli o con minori con handicap, l’altra per le giovani coppie. Una graduatoria fu pubblicata nel luglio del 1997; in quel caso erano state presentate 449 domande regolari, delle quali 138 ricadenti nella subgraduatoria per gli anziani e 25 in quella per le giovani coppie; in base ai punteggi, per quel bando negli anni a venire sono stati assegnati 52 alloggi. Altra graduatoria nel 1999: in quell’occasione le domande di famiglie aventi diritto alla casa furono 311 (53 nella subgraduatoria anziani soli e 18 in quella giovani coppie), le assegnazioni in questi quattro anni 25. Adesso è in uscita l’ultima, riguardante un bando integrativo a quello precedente ma aperto anche a nuovi casi; le domande al vaglio dell’Ufficio casa sono 316, di cui 51 integrative e 265 riguardanti nuove situazioni. E’ chiaro che gli aventi diritto aumentano di mese in mese, e soprattutto che le domande vanno ad aggiungersi a quelle inevase dei bandi precedenti; per capire quali sono i profili degli aventi diritto alla casa, dietro ai quali si nascondono le situazioni economiche più difficili della nostra città, è interessante vedere chi sono stati i beneficiari delle precedenti assegnazioni. Dei 52 nuclei familiari accomodati con la graduatoria del 1997, 11 erano composti di una sola persona, 14 da due, 15 da tre, 11 da quattro e 1 da cinque. Per quella successiva, delle 25 famiglie assegnatarie 10 erano mononucleari (quasi tutti anziani soli), 8 composte da due persone (alcune giovani coppie, ma soprattutto anziani con figlio o coniuge disabile, alcune donne con un figlio a carico), 4 da tre (sono comprese vedove con due figli, una coppia di anziani con figlio disabile a carico e una famiglia con una somma dei redditi bassa); le 2 famiglie con quattro componenti e l’unica con cinque sono invece casi più classici di coppie di genitori con prole e stipendi insufficienti ad un alloggio adeguato; la più numerosa è straniera e prima di sistemarsi nell’alloggio Erp aveva vissuto in una struttura di accoglienza per immigrati. Negli otto alloggi riservati alle emergenze sono state invece ospitate anche le famiglie che hanno perso una precedente sistemazione a causa di morosità o di pignoramenti per debiti; in quei casi le condizioni economiche si sono aggravate rapidamente togliendo la possibilità di attendere i tempi dei bandi e delle relative graduatorie. Quelle situazioni stanno crescendo di numero, gli otto alloggi sono sempre meno sufficienti.

Edilizia pubblica
Da Ater a Casa Spa
L’Agenzia territoriale di edilizia residenziale Ater è in via di scioglimento, come fissato nel 1998 dalla legge regionale 77. Ogni alloggio dell’agenzia diventerà proprietà del Comune territorialmente competente, quindi quello di Scandicci possederà 359 case in più (419 considerando quelle in costruzione). Gli enti locali continueranno a gestire bandi, graduatorie, assegnazioni e decadenze, e a rilevare i fabbisogni abitativi del territorio; le politiche per la residenza pubblica sono però organizzate su scale di area: nella provincia di Firenze sono stati istituiti due Livelli ottimali d’ambito dell’edilizia residenziale pubblica (Lode), uno per il distretto dell’Empolese e l’altro per i restanti 33 comuni di cui fa parte anche Scandicci; si tratta di soggetti politici a cui partecipano i Sindaci di ogni ente locale o loro delegati, che decidono la ripartizione dei nuovi insediamenti immobiliari pubblici in ognuno dei Comuni. Ogni Lode ha un braccio operativo, nel nostro caso la nuova società Casa spa che ha come soci tutte e 33 le Amministrazioni comunali; il Presidente della Lode fiorentina è Tea Albini, Assessore alla Casa del Comune di Firenze, socio di maggioranza di Casa spa. In capo al Consiglio regionale resta invece la definizione degli affitti, che vengono riscossi dai Comuni e passati come quote a Casa spa.