Per le belle colline
Il Consiglio Comunale si troverà a discutere la Variante per le aree extraurbane. E' un sostanzioso anticipo del nuovo Piano Strutturale e detterà le norme ed i criteri con i quali sarà possibile intervenire in ambito urbanistico ed edilizio. La parte più rilevante riguarda le colline di Scandicci per le quali, in continuità con le scelte di salvaguardia dello loro integrità e dell'equilibrio ambientale, l'Amministrazione Comunale intravede un futuro di una nuova valorizzazione basata sul turismo di qualità e sulla loro riqualificazione culturale ed artistica. In questo numero i principali indirizzi contenuti nella proposta redatta dall'assessorato all'urbanistica, una anticipazione del progetto di parco d'arte contemporanea a Poggio Valicaia ed il programma estivo di concerti di musica classica nelle ville
Se Scandicci “città” va terminata, e ricucita, e costruita ancora, le sue colline devono invece essere valorizzate, tutelate, ripensate anche in chiave turistica ma solo con interventi leggeri. Se Scandicci urbanizzata può crescere assieme a Firenze come un laboratorio per le avanguardie metropolitane che nel capoluogo non possono trovare ospitalità, il suo “sistema collinare” sarà per l’area fiorentina forse il più vasto e integro contenitore di verde, con pezzi di natura o quasi-natura di grande valore, amalgamati ad importanti risorse rurali, a presenze di significativa rilevanza culturale ed ambientale che di per sé costituiscono già un parco storico-culturale diffuso, da legare anche alla Piana di Settimo.
“Ma l'idea che ci deve guidare – spiega il Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica Simone Gheri - non è quella della ingessatura di questo patrimonio; se infatti non saremo capaci di dinamizzare e vitalizzare il territorio fuori dalla città con la stessa geniale e sapiente cultura con cui nei secoli gli uomini che ci hanno preceduto hanno saputo fare, questo sarà destinato a deperire”. Le strategie dell’Amministrazione Comunale per le colline e la piana passano dalla Variante al Piano regolatore per le zone extraurbane, attualmente nella fase di ultimazione, che sarà portata all’esame del Consiglio Comunale entro l’estate: se il voto sarà favorevole la legge prevede sessanta giorni in cui gli atti saranno consultabili dai cittadini per eventuali osservazioni, un altro periodo di tempo per la valutazione di queste da parte della Commissione Urbanistica e infine l’approvazione definitiva.
“Nel frattempo arriverà in Consiglio Comunale anche l'avvio del procedimento del Piano strutturale – prosegue Gheri – ovvero del nuovo Prg. Potrebbe sembrare contraddittorio partire ex novo con uno strumento di pianificazione mentre siamo ancora a lavorare ad una variante all’attuale Prg, invece si tratta di una scelta strategica ben precisa: la variante per l’extraurbano sarà passata per intero nello strumento che definirà la Scandicci dei prossimi decenni, e anzi rappresenterà il primo punto fermo”.
In primo piano, lo abbiamo già detto, “il sistema delle colline” che rappresenta uno straordinario paesaggio naturale – spiega il Vicesindaco – proprio perché è sempre stato vissuto, sia per la residenza che per le attività agricole. La salvaguardia della sua integrità, già fortemente sostenuta dal piano regolatore di Gregotti e Cagnardi, è comunque sempre stata un elemento importante delle politiche dell’amministrazione comunale ed ha permesso di avere le colline più “naturali” di tutta la corona fiorentina.
D'altra parte, afferma con puntiglio Gheri, "il valore ambientale, siccome non consente errori e perché è patrimonio collettivo non rinnovabile, è di assoluta importanza”. La variante quindi non è uno stratagemma per invertire la rotta, ma uno strumento urbanistico di cui l'Amministrazione si sta dotando per governare gli effetti più recentemente intervenuti, come la nuova antropizzazione del territorio attraverso il trasferimento di residenti dalla città. Con un punto fermo, comunque: l’invarianza delle nuove edificazioni, eccetto gli interventi già approvati dal Consiglio, quelli presenti nel programma di legislatura, come ad esempio il Peep di San Michele e di Cerbaia o “le stalle” di San Vincenzo.
Allo stesso tempo l'Amministrazione è orientata a non ostacolare e non temere che possano essere realizzati, nel rispetto delle strutture e dei disegni storicizzati, eventuali frazionamenti di complessi di pregio. Tecnici e amministratori hanno suddiviso la variante in sette ambiti: nel primo rientrano le aree a ridosso dell’Arno, che saranno organizzate in un Parco Fluviale con la riconferma delle attuali casse di espansione del fiume, con vincoli ben fissati ma anche con la possibilità di ospitarvi altri tipi di funzione, produttive ed estrattive. Gli altri sei riguardano invece le zone comprese tra la Piana di Settimo e il percorso del Vingone ai piedi della collina (secondo e terzo ambito), la zona più residenziale di San Martino alla Palma, ovvero dal Vingone fino a mezza costa (quarto ambito), l’area di alta collina particolarmente boscosa, comprendente anche il parco di Poggio Valicaia, per la quale saranno particolarmente favoriti interventi di tutela e di valorizzazione turistica con bed and breakfast e agriturismo (quinto) e le aree del versante meridionale e della Val di Pesa, nelle quali sono presenti le aziende agricole più importanti (sesto e settimo ambito).
Nel secondo, terzo e quarto ambito la variante coniuga le esigenze dei coltivatori amatoriali con quelle di un territorio che deve essere tutelato, mentre negli ultimi due il patto deve essere tra l’amministrazione e le aziende agricole di maggiori dimensioni.
“Occorre sostenere lo sviluppo delle “vere” aziende agricole – continua Gheri - attraverso lo stesso principio delle deroghe adottato per quelle industriali: ovvero favorire le imprese che realmente investono, creano occupazione e valorizzano le produzioni locali nel rispetto di una corretta sostenibilità ambientale. Nell’ottica di preservare il paesaggio e il territorio agricolo verranno inoltre definite le caratteristiche delle possibili piccole strutture di supporto all’agricoltura amatoriale”.
Per le colline di Scandicci, tuttavia, una delle risorse disponibili già dal futuro più immediato sarà quella della ricezione turistica. “Davanti ad una crescente domanda di turismo di qualità – il Vicesindaco traccia le strategie dell’Amministrazione Comunale - la funzione ricettiva è una di quelle opzioni da cogliere per valorizzare, certo non impattando l'equilibrio esistente, l’intero sistema collinare. Per questo vogliamo rendere più agibile la via di uno sviluppo del turismo attraverso la nascita di piccole strutture alberghiere qualificate, di agriturismo, di bed and breakfast, di aree di sosta non strutturate per tende e camper nelle vicinanze delle fattorie, ed individuando aree dove poter localizzare un campeggio”. Nella zona più alta delle colline di Scandicci, infine, il Comune ha in mano una struttura sulla quale intende investire, ovvero il Parco di Poggio Valicaia.
“Potevamo scegliere di tenerlo così com’è – conclude Gheri – ovvero un’area delimitata da una recinzione compresa in un contesto ambientale di primissimo ordine, oppure di pensare a Poggio Valicaia come ad un luogo di eccellenza ed unicità nell’area fiorentina, in grado di attrarre cittadini per momenti di relax, ma anche turisti in occasione di eventi culturali.
Con questa ferma convinzione abbiamo imboccato la strada per realizzare in questo luogo una galleria all'aperto per l'arte contemporanea, un progetto già in avanzata fase di studio, articolato al proprio interno e capace di fare di questo parco una delle punte di diamante di un circuito regionale, nazionale ed internazionale per una segmento specifico, ma altamente qualificato, di turismo culturale e dell'arte. Anche qui non si tratta solo di salvaguardarne l'integrità ambientale e paesaggistica, di ingessarne ogni possibile altra vocazione. “Ma di capire attraverso quale progettualità è possibile disegnare le migliori traiettorie per far diventare questo spazio straordinario qualcosa di più e anche di altro da quello che è oggi”. (M.G.)

Per le fattorie la chance del turismo di qualità

La cura delle colline di Scandicci assieme alle aziende agricole. E’ soltanto con un forte patto con le fattorie che l’Amministrazione Comunale sceglie la strada della salvaguardia ambientale soprattutto sul versante meridionale e della Val di Pesa. Le parole d’ordine sono tutela e valorizzazione del sistema ambientale delle aree non cittadine di Scandicci. In cambio dell’impegno a curare il territorio da parte delle fattorie, attraverso l’esperienza e la conoscenza dei territori coltivati e in sintonia con la storia e le tradizioni della zona, nella variante al Prg il Comune prevederà per queste la possibilità di piccoli ampliamenti, soprattutto finalizzate a nuove funzioni come ad esempio quella della ricezione turistica. Facilitazioni dunque per le aziende agricole che vorranno ritagliarsi spazi per l’agriturismo o i bed and breakfast, ma a condizione che “il soggetto presentatore della richiesta di espansione – come si legge nel testo della delibera di Giunta – sia individuabile come azienda agricola, cioè come insieme di patrimoni mobili ed immobili organizzati per la produzione e lo scambio di beni agricoli”. Ad usufruire delle facilitazioni definite dalla Giunta comunale, insomma, potranno essere soltanto gli imprenditori che dimostrino di basare la propria attività sulla coltivazione delle colline di Scandicci, o meglio, come spiega l’Assessore all’Urbanistica Simone Gheri, “a tutti coloro che investono per il territorio”. La delibera prevede infine altri tre requisiti, ovvero che “le superfici minime fondiarie necessarie per realizzare nuovi edifici rurali devono essere già produttive, a cielo aperto o protette in serra, o effettivamente destinabili alle produzioni agricole indicabili”, che “sui terreni della azienda agricola che presenta l’istanza non devono trovarsi edifici abusivi” e infine che “il programma di miglioramento agricolo ambientale dovrà contenere fra gli altri anche la previsione di adeguati interventi volti a salvaguardare e valorizzare l’ambiente e il paesaggio rurale, nonché le aree boschive”. (M.G.)

La passione per l’orto, la difesa dell’ ambiente

Come in un patchwork, ma quasi mai con l'armonia e la continuità di disegno che gli si addice. Così appare quella parte del territorio delle colline in mano a chi, pensionati o professionisti, coltiva questi piccoli appezzamenti per hobby, per svago, per la passione di farsi l’orto. Trovano un passatempo, possono portare in tavola frutta e ortaggi di cui conoscono la provenienza. Ma, chi ha l’orto, ha però bisogno degli attrezzi per coltivarlo.
E, a fine lavoro, gli attrezzi devono essere riposti: nei baracchini o capannini, secondo il gergo popolare, negli “annessi agricoli” secondo la più formale terminologia burocratica.
Comunque li si voglia chiamare, in genere sono brutti, antiestetici, a volte realizzati accatastando lamiere di forme e colori diversi; non di rado diventano veri e propri abusi edilizi quando su questi contorti manufatti si inizia a murare un angolo per il barbecue, un altro per coprire la brandina per il riposo pomeridiano, un altro ancora per improvvisati servizi igienici.
Anche se un attento controllo del territorio e la maturità diffusa di chi coltiva gli orti ha contenuto il proliferare del fenomeno, non è mancato chi in maniera più o meno invasiva ed abusiva ha passato la misura consentita. Così per l'Amministrazione Comunale è giunto il momento di mettere un po' d'ordine e ristabilire un minimo di regole.

Da qui nascono per gli abusi veri e propri il piano per le demolizioni; per tutti gli altri, cioè per chi ha davvero l’esigenza di tenere al sicuro il motocoltivatore, la zappa e la vanga, una normativa in base alla quale conformarsi. Il piano, per ora, ha soltanto la forma di una bozza di regolamento, che una volta delineato in tutti gli aspetti tecnici entrerà a far parte della variante al Prg.
Al momento le decisioni riguardano gli annessi agricoli negli appezzamenti dai 1000 agli oltre 10 mila metri quadri di superficie, “che però dovranno essere strutture provvisorie – spiega il Vicesindaco Simone Gheri – realizzate in materiali ecocompatibili e riciclabili”, ovvero legno oppure suoi derivati.
Per gli orti sotto ai mille metri quadri di superficie potranno essere concesse autorizzazione per piccolissimi annessi di 3 o 4 mq, dai 1000 ai 5000 mq una costruzione fino a 12 metri quadri, dai 5000 ai 10 mila di 16 metri quadri, mentre oltre i 10 mila l’annesso potrà raggiungere i 20 mq.
Le altezze massime delle strutture in legno non potranno in nessun caso essere superiori ai 2 metri, e non potranno ospitare né letti, né bagni, né altri accessori o impianti casalinghi.

“I coltivatori che hanno porzioni di terreno che non consentono la costruzione delle baracche – continua Simone Gheri – possono in ogni caso mettersi d’accordo con i propri vicini, trovare un’intesa e realizzare costruzioni da usare in comune”.
Intanto l’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo, sta studiando un “prototipo” di baracca che sia esteticamente compatibile con l’ambiente collinare di Scandicci, la cui salvaguardia, afferma l'assessore, "deve per forza passare da un patto forte tra il Comune e quei coltivatori che diventano così anche custodi ambientali”. (M.G.)


A Poggio Valicaia l’arte contemporanea
Una idea accarezzata dal Sindaco fin dalla sua prima legislatura sta già prendendo forma e gambe: e fare nel parco di Poggio Valicaia una galleria all'aperto per l'arte contemporanea è così diventato un progetto di massima. Presentato da Adriana Polveroni, una delle maggiori esperte del settore in campo nazionale, ne anticipiamo qui di seguito a stralci le linee di fondo.
Negli ultimi anni nell'arte contemporanea si registra una tipologia d'intervento che privilegia i luoghi all'aperto, sia che si tratti dell'ambiente naturale che delle città. (…)
Un'importante valenza dell'arte contemporanea all'aperto è la possibilità di identificazione simbolica che questa offre alla collettività. Identificazione che, proprio per il suo carattere “aperto”, e cioè visitabile e fruibile da chiunque, è molto più forte di quello che può dare un qualunque museo.

(…) Dopo l’esperienza di Giuliano Gori a villa celle, intorno al capoluogo toscano è stato un fiorire d’iniziative. Non solo il Centro Luigi Pecci di Prato, ormai radicato nelle abitudini dei frequentatori della contemporaneità, ma addirittura Siena, forse non inferiore a Firenze quanto a memoria e tradizione storica, è ormai una città entrata a pieno titolo nel circuito della contemporaneità. Occorre poi citare le realtà più circoscritte del castello di Santa Maria Novella nei pressi di Certaldo, il Giardino di Daniel Spoerri a Seggiano in provincia di Grosseto, le attività che annualmente si svolgono nel territorio di Rapolano, le iniziative di “Arte all’Arte” e di “Tuscia Electa”. Un insieme di realtà volto alla riscoperta in chiave contemporanea dell’ “Ambiente Toscano”, che è un patrimonio unico e inestimabile.
Non a caso proprio in Toscana, e primo in Italia, è nato un coordinamento regionale volto alla valorizzazione della contemporaneità: lo Smac.
Ma c’è dell’altro. Proprio in un contesto simile, che peraltro sottolinea la vivacità oggi della “periferia” rispetto a un “centro” spesso appesantito da pastoie burocratiche, la scelta di Scandicci di dotarsi di uno spazio culturale altamente qualificato di arte contemporanea acquista un valore specifico. (…)
Scandicci ha disegnato il proprio profilo accogliendo sfide innovative e non sempre facili (…) La sua storia culturale coincide con la storia della sperimentazione teatrale italiana e, più di recente, con un coraggioso impegno in campo musicale, che va dal repertorio classico a quello contemporaneo più colto.
Ma mai, fino ad oggi, Scandicci si è confrontata concretamente con le arti visive, a parte qualche sporadico episodio di “accoglienza” di elementi plastici (penso alla collocazione nella piazza del Comune della scultura di Fuad Aziz e di quella equestre di Staccioli a Poggio Valicaia). (…)
Più di recente si è avvertita l’esigenza di svolgere un “ruolo di protagonisti nella ricerca e sperimentazione sui linguaggi artistici”. In particolare, il Piano Programma/Relazione Bilancio preventivo 2001 stilato dall’Istituzione Cultura richiama l’attenzione sulla necessità di “elaborare progetti innovativi rivolti soprattutto alle giovani generazioni”.
Il Museo all’Aperto di Poggio Valicaia può essere un progetto capace di coinvolgere concretamente e con efficacia i giovani (…) Ma oltre a ciò, la scelta di creare un Museo all’Aperto nel parco di Poggio Valicaia, se condotta con attenzione e sensibilità verso le esigenze collettive, può ottenere una serie di risultati positivi: può contribuire efficacemente alla definizione dell'identità cittadina, offrendo un ulteriore e concreta opportunità di chiudere definitivamente la stagione di città "inventata per Firenze"; (…) può aiutare a risolvere un altro annoso problema, la qualificazione della città (…) con un luogo dove si “incarni” uno dei centri (…) che scompagina le vecchie categorie di centro e periferia, di capoluogo, provincia e comuni satelliti, e nel quale il “Centro” costituito da Poggio Valicaia può rappresentare un’attrattiva culturale di primaria importanza e forse anche turistica. Infine Scandicci, accanto all’accentuazione del carattere innovativo della città, si sta impegnando anche nel recupero e nella valorizzazione del proprio patrimonio storico.

L’acquisizione del Castello dell’Acciaiolo, l’inserimento del suo territorio tra le “Vie del Chianti”, sono passi precisi in questa direzione, che la valorizzazione culturale di Poggio Valicaia può ulteriormente rafforzare. (…)
Nel caso di Scandicci, quindi, le motivazioni che spingono alla creazione di un Parco-Museo non sono date dalla necessità di cancellare un degrado urbanistico o ambientale.
Tutt'altro. Si tratta infatti di sottolineare la vocazione contemporanea della città e di operare quell'investimento culturale, quel salto di qualità che si richiede a una società matura, capace di guardare con inventiva e intelligenza al futuro. (Sintesi a cura di Claudio Armini)


Musica
E la musica va in villa
Serate musicali nel circuito delle ville storiche delle colline. Le organizzano la Villa di Vico e gli Amici della musica di Scandicci, con il patrocinio del Comune.
Cinque concerti di musica classica, con repertori che attingono dalle tradizioni celtiche, del mondo arabo e dell’est europeo, che si terranno dal 25 giugno al 23 luglio nella Villa di Vico a San Vincenzo a Torri e nella Fattoria di San Michele;
presso la Villa di Vico – 055.769044 – saranno disponibili i biglietti per le serate.
Il primo appuntamento con la Musica Celtica è a San Michele a Torri, in via di San Michele, alle 21, con Giulia Lorimer che canterà e suonerà il violino, Stefano Corsi all’arpa e all’armonica e Lorenzo Greppi ai flauti e ai tamburi; il 2 luglio alla Villa di Vico, in via del Lago 27 a San Vincenzo, Musica del XIX secolo, eseguita da Anita Garriott al clarinetto, Paolo Nardi all’oboe e Victoria Pontecorboli al pianoforte; a San Michele a Torri il 9 luglio, sempre alle 21, Musiche dell’Est europeo, con David Bellugi ai flauti e Ivano Battiston alla fisarmonica; il 16 luglio a San Vincenzo Musica persiana medievale, con Forzaneh Joorabchi che canterà e suonerà il sethar e Jamscid Mirhadi ai tamburi; nell’ultimo appuntamento del 23 luglio, sempre alle 21 nella Villa di Vico, Danza araba e flamenco, con Gaia Scuderi e Laura Torricini.