Profumo di città
Tolomeo, istituto specializzato in studi e ricerche sociologiche, su incarico dell’Amministrazione Comunale ha svolto una indagine intervistando un campione selezionato di 1008 cittadini di Scandicci. L’obiettivo era quello di misurare il loro grado di soddisfazione nei confronti dei servizi comunali e pubblici, il loro rapporto con la città, le istituzioni, la politica, il volontariato, il tempo libero. Per capire quanto e come vivessero e sentissero lo spirito di appartenenza alla comunità locale ed alla loro città. Ne è emerso il quadro di una Scandicci che ormai si è liberata da un passato seppur recente dove ha rischiato di essere solo periferia e si è invece evoluta e sviluppata, nell’ambito metropolitano ed in stretto rapporto con Firenze, in città vera e propria: certo ancora con limiti significativi - soprattutto per quanto riguarda il sentire delle generazioni più giovani - ma con una qualità complessiva della vita ed un “orgoglio” dei suoi cittadini di essere scandiccesi che forse non erano così immaginabili.
Scandicci città, non periferia
Chissà se davvero la metropoli fiorentina si consoliderà con nuove e proprie istituzioni, capaci di governare in modo integrato e coordinato i fattori della sua modernità. Non mancano rinnovati buoni propositi tra gli addetti ai lavori ma dipendono, al momento, da una quantità di variabili che nessuno è in grado di controllare in modo univoco e che non consentono di superare la soglia degli auspici.
L’unica certezza è la materia prima: la metropoli c’è, viva e corposa, con l’intreccio dei suoi paesaggi, dei suoi municipi, delle storie culturali ed economiche locali che nella promiscuità territoriale generano un insieme che è ben superiore alla sommatoria delle parti che lo compongono. Eppure queste “parti” ci sono e ben leggibili. E alcune di queste hanno dimensione, caratteri e risorse che le rendono non appendici o mere periferie del capoluogo fiorentino: ma partners decisivi per il suo stesso ruolo e per i destini dell’area metropolitana nel suo insieme. Il cui futuro non riguarda Firenze ed il suo “interland”: ma Firenze e le altre “città” di questo pezzo di Toscana.
Scandicci ne è una prova vistosa. Lo testimoniano la storia del suo territorio, molte volte raccontata. Ma anche i risultati di questa indagine sociale che l’amministrazione ha appena promosso su una pluralità di aree tematiche che vanno dalla qualità dei servizi agli atteggiamenti culturali o di consumo della società locale. Ebbene, questi risultati dicono, tra le molte cose che meritano attenzione, che i cittadini di Scandicci (nel 57% dei casi) sono e si sentono, per l’appunto, “di Scandicci” prima ancora che “fiorentini”.
Non è un’ovvietà: vuol dire che il “quartiere dormitorio di Firenze” è ormai un ricordo lontano e che nel territorio di Scandicci, pur in assenza di una riconoscibilità storica del suo paesaggio urbano e per mancanza di un centro gravitazionale di antica formazione, si sono sviluppate opportunità e stili di vita, di lavoro e di relazione sociale che hanno alimentato una specifica identità collettiva attorno ed attraverso il tessuto di una nuova città. E non è una percezione identitaria che riguardi solo i residenti di più antica immigrazione nell’ex quartiere satellite del capoluogo fiorentino. Si sente scandiccese anche la maggioranza dei cittadini che vi hanno messo su casa negli anni ’80 ed anche tra coloro che la stessa scelta l’hanno fatta lo scorso decennio, chi si sente “di Scandicci” è poco meno del 50%.
E non è un’identità autoconsolatoria: ma costruita attorno a profili ben concreti e specifici di ciò che distingue la città dall’ambiente fiorentino. E’ vero che poco meno del 40% degli scandiccesi qualifica con l’aggettivo “tranquilla” la realtà urbana della propria città, ma tra il 25 ed il 30% dei residenti ritiene che il suo connotato saliente sia la “laboriosità” e ben il 14% dichiara di apprezzare soprattutto l’innovatività. E quando poi si domanda cosa maggiormente identifichi la “qualità della vita” scandiccese, vediamo che quasi il 40% risponde “il tessuto delle piccole e medie imprese” che si coniuga con la presenza di alcune aziende forti ed influenti che fanno di Scandicci un polo manifatturiero importante nella realtà italiana; che poco meno del 30% lo coglie nel “carattere laborioso dei suoi abitanti”; il 26.5% nella “qualità dell’azione politico-amministrativa”; il 17% “nella rete commerciale”.
Tutti fattori, come si vede, che sono per l’appunto elementi di quella realtà urbana scandiccese che proprio in quanto tale, senza mimetizzare o annacquare le forme e le logiche del proprio sviluppo e della propria trasformazione territoriale ed economica, ha saputo tradurli in modalità identitarie evidentemente efficaci e condivise. Ancorate al percepirsi come volano importante della compagine produttiva e commerciale della metropoli fiorentina e non come un suo semplice addendo.
Sarebbe interessante comprendere quanto un simile risultato sia il frutto di processi sociali e culturali autoadattivi e quanto di specifiche strategie di governo locale che quei processi abbiano incentivato e sostenuto mediante quella forma primaria ed essenziale di comunicazione politica che è il quotidiano agire amministrativo. Di certo è una sinergia che ha funzionato.
Lo si evince dall’importanza che le relazioni propriamente locali assumono nella vita dei cittadini di Scandicci: che “delegano” a Firenze e alla sua offerta culturale soltanto una quota estremamente minoritaria del proprio tempo libero e che concentrano invece nel territorio scandiccese la grandissima parte delle proprie energie associative, culturali, di volontariato, politiche e civiche pur a fronte di una intensità di pendolarismo che è l’ovvio risvolto della contiguità con la storica città-madre. E lo si evince, altresì, nella fiducia conferita al vertice politico-amministrativo per il quale quasi il 50% della popolazione esprime un voto tra il 7 ed il 10, ed un altro 26% un voto comunque sufficiente. Ed alla soddisfazione enormemente maggioritaria di cui gode l’insieme dell’azione comunale per la quale il 58% se ne dichiara più che soddisfatto. Città ed amministrazione hanno evidentemente saputo, se non parlarsi, almeno bene intendersi ed a lungo sull’esigenza di rompere con un passato ultratrentennale facendo leva su un denominatore ignoto alle origini dell’esperienza scandiccese: la capacità innovativa ed aggregante del lavoro strutturato e competitivo come valore comune.
Può darsi che nuove ricerche su altre realtà urbane della metropoli fiorentina evidenzino analoghi fattori coesivi e identificanti. Vedremo. Al momento il dato acquisito è che Scandicci ha vinto la sua prioritaria scommessa: costruirsi il necessario retroterra domestico per candidarsi come un interlocutore non subalterno, e consapevole del suo già essere in sé per sé città, nella costruzione della nuova realtà metropolitana.


(Massimo Morisi
ordinario di Scienza
dell'amministrazione
alla Facoltà di
scienze politiche
dell'Università di Firenze)

Caratteristiche del campione
Il sondaggio ha interessato un campione di 1008 interviste somministrate tra il 5 e il 7 marzo tramite la procedura automatizzata CATI (computer assisted telephone interview).
Stratificato per sesso ed età, il campione, è composto dal 48,5% di uomini e dal 51,5% di donne. L’8,7% ha tra i 18 e i 24 anni; il 38,1% tra i 25 e i 44 anni; il 37,5% tra i 45 e i 65 anni; il 15,6% oltre 65 anni.
Come titolo di studio il 16,7% ha la licenza elementare, il 34,7% la licenza media, il 39,9% il diploma superiore; l’8,7% ha conseguito la laurea.

POST-IT
I voti al Comune
La larga maggioranza degli intervistati, pari all’82%, promuove il Comune con voti oltre la sufficienza

Il voto complessivo della città al suo Comune è tra il 6 ed 7, ovvero 6,66. I ricercatori di Tolomeo hanno chiesto agli intervistati di dare un giudizio in numeri, come quello dei professori ai liceali, alla “azione del Comune”.
Il 4,9% ha bocciato l’operato dell’amministrazione con voti compresi tra 1 e 4, ancora insufficienze da un altro 13% di intervistati che dà 5 come giudizio complessivo.
La larga maggioranza, pari all’82,1%, promuove invece il Comune, con il 24,1% di 6, il 50,9% di voti compresi tra il 7 e l’8 e un 7,1% tra il 9 e il 10. Il giudizio varia in base alle zone cittadine in cui gli interpellati risiedono, con una media massima vicina al 7 nella zona industriale (6,90) e quella minima registrata invece in collina (6,36).
I giovani tra i 18 e i 24 anni sono i più severi, pur restituendo una media di 6,51, mentre i più soddisfatti hanno tra i 45 e i 64 anni di età (6,69). Per quanto riguarda il titolo di studio, dall’indagine è emerso che i cittadini si accontentano di meno via via che salgono come livello di istruzione: la media dei voti dati da chi ha la licenza elementare è 6,86, di chi ha un titolo di scuola media 6,71, di chi ha un diploma 6,57 mentre quella dei voti dati dai laureati è 6,49.
In base alla professione, infine, i lavoratori pubblici danno in media 6,87 all’azione del Comune, gli operai 6,76, i lavoratori privati 6,71, artigiani, commercianti e imprenditori 6,34, i liberi professionisti 6,33, mentre gli insegnanti 6,09. Interessante è anche la valutazione dell’amministrazione comunale in base all’appartenenza politica: giudizi compresi tra 7 e 10 sono stati dati dal 62,4% di chi si dichiara di sinistra, dal 63,4% di chi si sente del centrosinistra, dal 47,9% del centro, dal 54,8% del centrodestra e dal 46,9 degli intervistati che si considerano di destra.
Il 29,1% del campione percepisce che il Comune si sta impegnando maggiormente nel settore “trasporti e viabilità”, il 18,3% nella rete stradale, il 15,1% nell’ambiente, l’11,3% in opere pubbliche e infrastrutture, il 10% nel sociale, il 7,7% nell’edilizia, il 2,9% nello sviluppo delle attività imprenditoriali.
Il 5,6% degli intervistati non percepisce invece settori specifici ai quali l’amministrazione sta dedicando attenzioni particolari. Infine gli intervistati si sono espressi sul miglioramento o il peggioramento dei servizi.
Per oltre la metà degli intervistati migliorano la raccolta dei rifiuti (65,1%), biblioteca e servizi culturali (57,4%) ed assistenza ai portatori di handicap (50,9%).
Un buon giudizio anche per i trasporti pubblici (migliori per il 46,1%, stabili per il 33,2%, peggiori per il 20,7%), gli uffici comunali (migliorano per il 44%, stabili per il 50,1%, peggiorano per il 5,9%), l’assistenza agli anziani (migliora per 41,2%, stabile per il 37,1%, peggiora per il 21,7%). Per gli asili nido il miglioramento viene percepito dal 40,4% (nessuna variazione per il 34,2% e un peggioramento per il 25,5%).
Prevale la percezione della stabilità nella tutela dell’ordine (53%) e della refezione scolastica (48,7%) che viene stimata in miglioramento dal 30,1% mentre peggiora per il 21,2%.
La fiducia nelle istituzioni
Primo il volontariato, ultimi i partiti e la borsa. Bene il Sindaco. Difficile influire sulle scelte del Comune.

Al campione degli intervistati è stato anche chiesto di esprimersi sul grado di fiducia nelle istituzioni locali e nazionali. Al primo posto le associazioni di volontariato (7,57), seguite dalle forze dell’ordine (6,95), scuola e università (6,38) e magistratura (6,28).
Subito dopo il sindaco, con una media voto di 6,25. Nello specifico il 72,9% del campione intervistato da al primo cittadino un voto compreso tra 6 e 10, ma di chi gli esprime la propria fiducia ben il 38,2% gli dà tra il 7 e l’8 ed addirittura un 8,5% lo colloca in fascia di eccellenza (voto tra 9 e 10). Sotto la sufficienza invece le associazioni di categoria (5,99), i movimenti di opinione (5,92), l’industria nazionale (5,60) ed i giornali (5,52). Voto negativo anche per sindacati (5,39), banche e assicurazioni (4,58), televisione (4,35), partiti politici (4,13) e per la borsa (3,91).
Ma pur promovendo il Sindaco e l’azione dell’amministrazione comunale, vengono avvertite difficoltà da parte dei cittadini ad influire sulle scelte del Comune: a questa possibilità il 31,3% da un voto tra l’1 e il 3, il 33,5% tra il 4 e il 5, mentre solo il 35% la ritiene sufficiente, con il 28% che dà giudizi tra il 6 e il 7 e il 7,2% tra l’8 e il 10. Più facile esprimere dissenso verso il Comune: questa possibilità è giudicata sufficiente dal 53,9% degli intervistati (39% tra il 6 e il 7, 14,9% tra l’8 e il 10).

I GIOVANI
Scandicci, una città
ricca
e innovativa
Così secondo i giovani intervistati da Tolomeo. Ma due “focus group” realizzati dall’Informagiovani rimarcano la carenza di spazi ed occasioni per il tempo libero. La vicinanza di Firenze risolve molti problemi
Descrivono la loro città soprattutto con due aggettivi: “innovativa e ricca”. Pensano che la qualità della vita si realizzi con un mix equilibrato di buoni collegamenti, istituzioni efficienti, bei negozi, imprese che lavorano. In un contesto dove il bel paesaggio ha la sua importanza. Ritengono che la flessibilità sia un elemento concreto per migliorare l’offerta dei servizi pubblici. Hanno solide reti di amicizie, leggono molto, sono straordinari frequentatori della biblioteca, si incontrano nei giardini, vanno al cinema ed al teatro.
Ma soprattutto si muovono, vivono Scandicci come città di un contesto metropolitano. Che quindi può anche non offrire tutto quello che si desidera. Come, per esempio, i luoghi del divertimento, del tempo libero. Su questo i giovani tra i 18 ed i 24 anni intervistati da Tolomeo la pensano allo stesso modo degli undici coetanei –anche se qui la fascia d’eta è più larga, da 14 a 29 anni- che sono stati al centro di una sorta di focus group realizzato dall’Informagiovani. “Secondo me per i giovani non c’è niente. Se chiediamo alle varie compagnie dove vanno la sera, il 90 percento rispondono che vanno a Prato o a Firenze.
Ci sono degli spazi che potrebbero essere usati meglio, come il Palazzetto dello sport o come il Parco del castello dell’Acciaiolo. Pub e discoteche non possono essere costruiti da un Comune bensì da un privato, comunque se ci fossero incentivi forse la situazione si sbloccherebbe”. L’opinione di questo giovane è forse categorica, ma in ogni caso esplicativa: si separa in maniera consapevole quelle che sarebbero le attività a carico dei privati e in quali ambiti potrebbe invece intervenire il Comune.’
Ma l’esigenza più sentita è quella di posti per ritrovarsi. Anche se, lo stesso giovane conclude con un’ammissione: “Non è poi vero che non c’è niente, qualcosa c’è, a Scandicci si sta bene, inoltre siamo vicini a Firenze, bastano dieci minuti d’auto; chiedere comunque non è mai male”. Riducendo la questione ai minimi termini, appunto, a Scandicci si sta bene perché in dieci minuti si raggiunge il centro di Firenze, condizione che immaginiamo essere invidiata da buona parte della popolazione mondiale.
Il riscontro a questa “invidiabile condizione” lo si legge anche nella ricerca Tolomeo, dove il 17,5% degli intervistati (ovvero la maggioranza relativa), ricordiamo, ha risposto che il fattore che contribuisce maggiormente alla qualità della vita nel comune è rappresentato dai “buoni collegamenti”. I partecipanti al focus group tuttavia, lo abbiamo già detto, hanno riconosciuto che qualcosa per i giovani a Scandicci c’è.
Forse andrebbe però ricondotto a programmazioni meno estemporanee, maggiormente integrate nei tempi cittadini. A chiarirlo sono le riflessioni che emergono alla domanda riguardante le strutture per il tempo libero. “Il Palazzetto c’è ma non ci vengono fatti eventi, concerti”, “Non vengono organizzate attività sportive o eventi. Quando hanno fatto i concerti dei Modena City Ramblers, dei Negrita è sempre stato pieno di pubblico. Non so se è un problema di soldi: gli spazi ci sono, dovrebbero farci cose, conferenze, dibattiti, mostre”, “Anche il Parco dell’Acciaiolo non è organizzato bene”, “Non è per noi giovani, poi non c’è la peggio di quando ci va qualcuno che dice che non è bello e passa parola”. Infine il punto di vista di un minorenne, che non può guidare l’auto e che quindi ha più difficoltà a muoversi: “Se vai a Firenze ci metti poco ma a Prato ci metti tanto, non tutte le sere hai voglia di andare lontano, vuoi uscire ma non ti vuoi stancare”. In una seconda seduta del focus group è stato richiesta, quasi all’unanimità, la realizzazione di uno spazio aperto a tutte le attività; la proposta è stata quella di “un capannone per le associazioni, per i giovani. Un luogo quasi autotogestito dove fare musica, corsi, arte, teatro, senza dar fastidio a nessuno.
“Questo non lo può fare il privato che chiede solo soldi”, dicono.
E ancora: “Sì, ci vuole qualcosa del genere. Ad esempio il Teatro Studio va benissimo, è il fiore all’occhiello del Comune, ma non è un’azione per noi giovani, è per una èlite”. Insomma, “un capannone sarebbe meglio”. (Claudio Armini, Matteo Gucci)