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INVESTIMENTI OLTRE LA CRISI

A Scandicci le aziende non vanno soltanto in crisi. Accanto alle situazioni preoccupanti dei lavoratori Zanussi e Matec, numerosi imprenditori investono nella nostra città. Al Comune viene chiesta attenzione alle esigenze dei privati per favorire l’occupazione, soprattutto tempi certi nelle pratiche burocratiche; ma chi investe chiede anche una città comoda, ben organizzata, e posti belli dove vivere e lavorare.




La nuova sede Siemens e Data Management;
in alto: la relazione dell'Assessore Dugini

sull'economia cittadina durante il Consiglio

comunale del 17 maggio


Se vi raccontassero che un imprenditore apre una società per permettere a un'equipe di fisici di studiare ottica, fotonica e spettroscopia, con l'obiettivo di tirar fuori brevetti industriali, se ve lo dicessero pensereste che è una buona, anzi un'ottima idea, ma che magari è venuta ad un imprenditore giapponese, svedese, adesso anche indiano o cinese, ma non che succede qui, non in un'Italia in cui in troppi hanno smesso di credere, non nella zona industriale di Scandicci che nelle cronache quotidiane, ormai, è il simbolo della crisi delle aziende, una crisi che indubbiamente c'è, ma che se raccontata da sola non rende giustizia ad un territorio che lavora, che continua ad attrarre investimenti. Assolutamente emblematica della fase che sta attraversano Scandicci, come città e dunque come macrosoggetto economico, la storia dell'imprenditore che vuol far studiare gli studiosi è una storia che nella nostra realtà nasce, cresce, si mostra in prospettiva in tutte le sue potenzialità. 
E' la storia di Giampaolo Dorin e dei suoi figli, soci di maggioranza della Frigel, una ditta che produce macchinari per il raffreddamento nei processi industriali con specializzazione nei settori dellindustria plastica e della gomma, un'azienda che può contare sull'opera di otto ingegneri per ventitre dipendenti, che vede allargarsi il proprio mercato ai paesi in via di sviluppo, che lavora per tre quarti con l'estero, per metà con i paesi extraeuropei, con il sud america, il medio oriente. "La nostra ricetta?", dice Duccio Dorin, "Lavorare sulle esigenze del cliente, per risolvergli i problemi, con una continua attività di studio, puntando sempre più in alto nelle professionalità.
Così acquisiamo vantaggio sui nostri concorrenti mondiali; la durata di questo vantaggio, poi, sta nella ricerca, nello sviluppo, nel brevetto". Nell'attuale sede di via Barontini la Frigel ormai sta stretta, così l'azienda ha acquistato all'asta l'area della Sita, la ditta di trasporti all'ingresso dellA1 che il 27 gennaio 2003 fu distrutta da un incendio; lì costruiranno la nuova sede, potranno respirare rispetto agli spazi ormai angusti, potranno sviluppare ancora la propria attività e in più trasformare in realtà il sogno L4T, la Light for tech - una nuova società in partecipazione tra la Frigel e alcuni accademici fiorentini, tra cui studiosi del Laboratorio europeo tecnologie spettrografiche Lens - che chiede solo di uscire da quell'embrione di stanza in cui sta nascendo in via Barontini. Frigel oramai vive di brevetti, della tensione di chi si spinge sempre avanti nel rincorrerli, così i titolari hanno cercato la sorgente di quella materia preziosa che sono le idee e l'hanno trovata tra gli accademici fiorentini, "eccellenze mondiali per ottica, fotonica, spettroscopia, che nessuno ha mai pensato di impiegare nella ricerca di brevetti da usare nei cicli industriali". Brevetti nei settori vicini alla Frigel? "Brevetti, brevetti, di qualsiasi tipo, dobbiamo spingerci nellapplicazione al mercato della ricerca pura". Ma perché a Scandicci? "Per il territorio, che a me piace – dice Giampaolo Dorin – per le sue infrastrutture, anche per l'amministrazione comunale disponibilissima a venirci incontro quando cercavamo dove ampliarci, per come è organizzata questa città, per la viabilità, la vicinanza all'autostrada anche se ancora manca la bretella Lastra a Signa Prato". "Anche per un motivo che può sembrare secondario – aggiunge Duccio – perché questo territorio ha anche una sua armonia, una sua ariosità, uno spazio che non soffoca, aspetti che non ritroviamo in tutte le zone industriali". I Dorin hanno spiegato i loro progetti e gli investimenti a Scandicci al vicesindaco e assessore all'Urbanistica Alessandro Baglioni e all'assessore allo Sviluppo economico Marcello Dugini, durante una visita di questi ultimi all'azienda. Meno entusiasti dell'attività dell'amministrazione comunale i titolari di un'altra ditta in espansione, la Giotti, che ha sede a Granatieri, industria nel settore delle essenze, degli estratti e degli aromi alimentari; la Giotti contava dieci dipendenti quando si trasferì a Scandicci da Firenze, nel 1971, adesso ne ha oltre cinquanta, "con un indotto di un centinaio di addetti", come spiega Enrico Giotti, "dei nostri lavoratori due terzi sono impiegati e tecnici di laboratorio, un terzo operai, i nostri mercati sono i nuovi mercati, la Russia, i paesi balcanici, abbiamo bisogno di ampliarci con un nuovo reparto, abbiamo bisogno di investire ancora e fare nuove assunzioni, ma a questa nostra esigenza il Comune non ha prestato troppa attenzione". "Da troppo tempo abbiamo chiesto le autorizzazioni per l'ampliamento del nostro stabilimento – dice Giovanni Giotti – con gli spazi di cui disponiamo attualmente abbiamo difficoltà ad accontentare i clienti, dobbiamo addirittura rallentare sull'attività commerciale perché non possiamo seguirla con la produzione". Alla fine di maggio la Commissione urbanistica del Comune ha dato l'ok alla costruzione del nuovo reparto Giotti, "ma dobbiamo partire con i lavori a settembre", proseguono i Giotti, "dopo sarebbe troppo tardi". "L'iter burocratico è pressoché concluso – dice il Vicesindaco Alessandro Baglioni – quindi non ci saranno problemi per settembre; le responsabilità nei ritardi di cui parlano i Giotti non sono tutte dell'Amministrazione comunale, comunque è importante dire che la nostra sensibilità ai problemi dell'economia e del lavoro in questa fase storica non ci permettono di fare sconti a nessuno, tanto meno a noi stessi". "La competitività di un territorio dipende da diversi soggetti – spiega Baglioni – tra i quali fondamentale è il Comune. Non potremmo cercare di attrarre investitori a Scandicci senza riflettere attentamente sulla nostra attività; il tema dei tempi burocratici, che noi per primi sappiamo a volte inadeguati alle reali esigenze delle imprese, ha il massimo della nostra attenzione". La classe dirigente cittadina, che da lustri sa quanto la pelletteria di lusso sia il settore economico fondamentale, con il 50 percento del fatturato nazionale in loco e la presenza delle griffe mondiali, prime tra tutte la Gucci, conosce questo mondo, le sue dinamiche, quali sono i processi di modernizzazione che lo attraversano e i referenti internazionali, ha canali privilegiati; l'intenso lavoro di ricerca e di monitoraggio degli amministratori comunali riguarda quindi il resto delle attività economiche. Il Sindaco Simone Gheri ad esempio è stato in visita lo scorso mese alla Ponte Vecchio Gioielli, una ditta di Badia a Settimo con trenta dipendenti, che produce monili per tutto il mondo, coniugando alta qualità e grandi numeri per produzioni che non possono più restare prerogativa dei singoli piccoli artigiani. Come alta è l'attenzione per quello che sta accadendo in via Don Perosi, accanto alla Gucci, nell'avveniristica costruzione progettata dall'Ingegner Piero Martelli, già da un paio di anni sede della concessionaria Cobrama con officina per venti dipendenti oltre ai tre impiegati che si occupano di noleggi; quella struttura già ospita da aprile la filiale fiorentina di Data Management, mentre questa estate vi aprirà una sede della Siemens. Data Management è un'azienda nazionale di software con 800 addetti in Italia, a Scandicci ha aperto con una quindicina di dipendenti, tra cui tecnici, ingegneri, matematici e addetti alla gestione; "La nostra è un'azienda che vuole espandersi – dice il Direttore di filiale Massimo Panerai – l'età media in questa sede non arriva ai 35 anni, tutti i dipendenti sono assunti per una politica aziendale di fidelizzazione dei lavoratori. Ci siamo trasferiti a Scandicci da Calenzano per una serie di motivi, tra cui la bellezza architettonica di questa sede, i motivi logistici legati alla presenza di parcheggi e alla relativa tranquillità di Scandicci, infine perché abbiamo voluto avvicinarci a dove vivono i lavoratori, che in prevalenza abitano a Scandicci o all'Isolotto: alcuni di loro adesso vengono in bicicletta". La Siemens trasferirà a Scandicci due sedi fiorentine, inizialmente per trentacinque dipendenti tra i quali dirigenti, funzionari, tecnici, addetti all'amministrazione e all'attività commerciale; si occuperanno tra l'altro di domotica, sistemi antintrusione e climatizzazione, di automotive e di automatizzazioni. "Veniamo a Scandicci per questioni operative, per allontanarci dal centro di Firenze e avvicinarci all'autostrada – dicono dalla Siemens reality estate – per non avere più problemi di parcheggio, perché la nuova sede è in una bella struttura". [Matteo Gucci]


UNO STUDIO SULLA CRISI
LUCI ED OMBRE DELLO STATO
DELL’ECONOMIA LOCALE
SECONDO UNA RICERCA
DELL’ISTITUTO KEITH PAVITT

In una ricerca del Laboratorio di Economia dell’Innovazione “Keith Pavitt”, coordinata da Mauro Lombardi, professore alla facoltà di scienze economiche dell’università di Firenze, sono tracciati gli effetti che i processi di trasformazione e di crisi in atto a livello nazionale ed internazionale producono sul tessuto economico di Scandicci. Emergono una polverizzazione del tessuto economico-produttivo, probabilmente frutto di ristrutturazione delle aziende di maggiore dimensione, ed una tendenza alla polarizzazione dimensionale. I servizi alla persona mostrano un profilo crescente, la capacità ricettiva è stabile. La peculiare evoluzione del tessuto economico di rafforza la tesi che sia in atto un parziale processo di ridislocazione su scala locale di alcune attività terziarie di apprezzabile livello qualitativo. L’ analisi dei dati censuari (1991-2001) evidenzia una configurazione in consolidamento dopo decenni di impetuoso dinamismo. Al tempo stesso emergono segnali di un processo di ridislocazione nell’area di funzioni terziarie interessanti sia per il livello qualitativo delle attività, sia per la scala di esercizio (provinciale e regionale). La rilevazione diretta (24 su 38 imprese medio-grandi), l’indagine rapida (metodo CATI, campione casuale di 100 micro-imprese) e l’ analisi economico-finanziaria hanno evidenziato tensioni crescenti, che stanno mettendo in discussione l’operatività di un nucleo rilevante di unità produttive. Non va peraltro trascurato che un sotto-insieme delle entità medio-grandi sembra in grado di reagire in modo abbastanza significativo. Il fatto è che molte componenti dell’apparato produttivo locale mostrano indicatori tipici di una certa staticità. Ciò genera elementi di preoccupazione, nella misura in cui la dinamica competitiva, in atto a livello internazionale, e lo shift strutturale, che tende sempre più ad imporsi in quasi tutte le economie, ampliano le possibilità per gli operatori ma al tempo stesso moltiplicano i potenziali pericoli, soprattutto in assenza di strategie imprenditoriali anticipatrici. In altri termini, l’evoluzione complessiva delle economie apre nuovi spazi economico-produttivi. Per cogliere opportunità e creare nuove dimensioni operative è necessario innalzare e non ridurre il tasso di elaborazione strategica, sia da parte privata che pubblica”.


POST-IT
LA VARIABILE TEMPO

“Bisogna riscoprire la capacità di sognare”, ci ha detto un imprenditore che di recente ha salito le scale del comune di Scandicci per incontrare il sindaco. Vorrebbe aprire un’attività qui,” perché la logistica della zona è davvero interessante”. E poi, dice, “perché ho una bella idea, nuova ed appassionante. Ma, come qui accanto il signor Giotti, anche lui dice: “quanta burocrazia, e che lentezza signor sindaco!” Potrebbe sembrare il solito ritornello, un po’ qualunquista e lamentoso, di chi invoca la deregulation: ma non è così. Semplicemente, dicono parecchi imprenditori, “non si incentiva ad investire se non si semplificano le procedure e, soprattutto, non le si rendono chiare, precise: e rapide”. Fare presto e fare bene è un refraine che il sindaco, da quando si è insediato, ripete come un mantra in ogni occasione: lo ha fatto di recente nel corso delle riunioni della giunta; lo ha ripetuto, e lo ripete ad ogni occasione e con forza ai propri dirigenti. Lo ha detto al presidente della Regione Claudio Martini, quando è venuto qui insieme ad Ambrogio Brenna e Gianfranco Simoncini per incontrare i sindacati ed i lavoratori della Electrolux e della Matec. Ed il presidente, anche lui, lo ha ripetuto: “fare bene e farlo presto, perché quel che serve fare oggi, non è detto serva farlo domani”. Il tempo non è, infatti, una variabile indipendente. La lentezza è un costo sia privato che sociale. Per coloro che devono ricevere le autorizzazioni ad aprire le proprie attività; e per lo stesso comune che frena la propria capacità di realizzare opere pubbliche e tiene perciò immobilizzate risorse per l’innivazione e la modernizzazione del territorio. Ma la rapidità o è di tutti o, se di un solo soggetto, serve a poco. Fare sistema e semplificare. Fare sistema e sveltire. Fare bene e farlo presto. Perché il tempo, a volte, non è una risorsa infinita. [Claudio Armini]