Il nuovo Piano Strutturale
Città per
baciarsi
Parigi, un bacio davanti al Palazzo del Comune, l'Hotel de Ville, una delle foto più conosciute di Robert Doisneau. Questa l'immagine di copertina della relazione programmatica dell'assessore Simone Gheri che è stata allegata alla delibera del Consiglio Comunale per l'avvio del procedimento del Nuovo Piano Strutturale. Ovvero il documento che traccia le scelte e le linee di politica urbanistica da qui ai prossimi anni, che disegna l'idea della nuova città: appunto una città per baciarsi. Una immagine suggestiva ma non retorica, bensì evocativa di una bella città dove si può scambiare un bacio, e con la spontaneità di un gesto così vitale renderla ancor più bella.
Con questa aspirazione racchiusa in quel bacio iniziamo a percorrere le linee programmatiche contenute nella relazione di Simone Gheri, vicesindaco ed assessore all'urbanistica, presentata al Consiglio Comunale lo scorso 27 giugno, e che ha aperto ufficialmente i lavori per il nuovo Piano Strutturale.

Scandicci nell'area fiorentina
Il documento centra la propria attenzione sugli ultimi trent'anni di storia politica ed urbanistica della città. Gli anni ’70, il periodo dello sviluppo quantitativo degli insediamenti produttivi e delle strutture scolastiche di base; gli anni ’80, quelli del rafforzamento e della qualificazione delle strutture commerciali e dell’offerta culturale con capacità attrattive extra-comunali; gli anni’90, la stagione dell’insediamento delle scuole superiori, della scelta della tranvia, del rafforzamento del sistema produttivo in particolare di quello legato alla pelletteria ed alla moda, e delle grandi modernizzazioni. "Potremmo sintetizzare le trasformazioni di questi tre decenni per slogan", dice Gheri, ed affermare che la nostra città è nata e cresciuta negli anni ’60 e ’70 come Scandicci per Firenze; che negli anni ’80, con il Piano Gregotti, si è pensato ad una crescita di Scandicci per Scandicci; mentre oggi il nostro obiettivo è costruire il futuro di Scandicci con Firenze: la nostra città, quindi, come parte integrante e riconoscibile dell’area fiorentina, con le sue caratteristiche, le sue vocazioni, i suoi punti di forza, le sue identità". Allo stesso tempo, afferma il vicesindaco, se Firenze intende svolgere un ruolo competitivo e strategico per lo sviluppo dell’intera area fiorentina e nei confronti di altre aree urbane europee, deve guardare oltre le proprie mura e giocare la partita a tutto campo. Una interazione, su questo Gheri non ha dubbi, che correrà più velocemente sui binari della tranvia e che darà a Scandicci un fondamentale ruolo strategico nel poter attrarre funzioni pregiate che fino ad oggi sono rimaste dentro le mura del capoluogo. Così, accanto alle aziende leader nei settori della moda, della pelletteria di qualità -Gucci, Prada, Gherardini-, del meccanotessile, della meccanica di precisione e da tante altre piccole e medie aziende attive nei più diversi comparti dall’artigianato artistico e di servizio alle new technologies, lo sviluppo, si legge nella Relazione, "dovrà guardare essenzialmente a funzioni legate a questi settori ed alle loro evoluzioni del terziario tradizionale e innovativo: dal centro servizi del Castello dell'Acciaiolo all'Università della moda a Castelpulci, dal centro commerciale alle funzioni ricettive per il turismo, dalle funzioni legate al tempo libero a quelle per il divertimento e la cultura.

Attuazioni del Piano Gregotti
Una buona parte delle scelte fatte con quello strumento sono oggi già operative: gli insediamenti residenziali di Badia a Settimo, i magazzini Unicoop ai Pratoni, la contestuale messa in sicurezza idraulica della zona, i giardini di via Acciaiolo e Via Caboto, la nuova caserma dei Carabinieri. Altri sono in corso di attuazione: il Piano integrato di Badia a Settimo, i Peep di Cerbaia e San Michele, il recupero dell’ex-area Sims, la Residenza Sanitaria Assistita. Per Gheri quindi la città non è completamente da ripensare, il Piano non è da azzerare ma è necessario "leggere ed interpretare con intelligenza i mutamenti sociali ed economici intercorsi, studiare quelli che si prefigurano, adeguare la pianificazione urbanistica ai cambiamenti e alle novità infrastrutturali".

Segni particolari
Nell’elaborazione del Piano Strutturale, il compito che l'Amministrazione si impegna a svolgere "è quello di salvaguardare e far crescere alcuni valori materiali ed immateriali presenti sul nostro territorio, in modo che essi siano ancora patrimonio delle generazioni future". Vediamoli questi valori fondanti. Il valore ambientale, quello più importante perché patrimonio collettivo non rinnovabile, costituito dal sistema collinare, "da continuare a salvaguardare ed allo stesso tempo dinamizzare e vitalizzare altrimenti, dice Gheri, sarà destinato a deperire proprio a causa di questo immobilismo conservativo e conservatore"; dal sistema dei fiumi e dei torrenti che racchiude la vera città, il suo centro, la sua zona industriale che si è estesa fino agli antichi insediamenti di Badia a Settimo e San Colombano e dove, con la nascita del Parco fluviale dei Renai - gestita da una società pubblica della quale il Comune di Scandicci è azionista - si è aperta un'altra fase di forte riqualificazione ambientale e di rilancio". Poi le relazioni sociali, altro valore che per il vicesindaco ha permesso a Scandicci di non diventare un’ennesima periferia dormitorio, di affrancarsi dai suoi disordinati anni 60/70, quando la popolazione passò da 19 a 50 mila abitanti, e dalla massiccia urbanizzazione, ed anziché un ghetto "diventare una città che nel corso degli anni ha dimostrato un’ottima capacità di integrazione sociale e che oggi può dirsi pronta ad accogliere nuove culture che andranno ad arricchire ulteriormente il suo tessuto socio-culturale".

Il nuovo piano della città
Se cambiamo il punto di osservazione, dice Gheri, e dalle colline gettiamo lo sguardo sulla città sottostante ne cogliamo sia la sua dimensione, la sua naturale appartenenza ad un sistema metropolitano, la sua "grandezza" ma anche i punti di "crisi", le fratture e le smagliature. Le "mancanze", come le chiama l'assessore all'urbanistica. Il nuovo centro, il più significativo vuoto da riempire, un’area di quasi 180mila metri quadrati compresa tra l'autostrada e il Palazzetto dello sport. Realizzarlo, per l'Ammini-strazione, non è solo un fatto urbanistico. Non si tratta solo di sostituire vuoti con pieni, afferma Gheri, ma di dotarsi di una pianificazione del territorio, delle sue strutture e delle sue funzioni che permettano di intercettare e servire, ai più vari livelli, nuovi e meno nuovi bisogni, nuovi e meno nuovi viaggiatori e far sì che non ci attraversino ma anche si fermino, sostino, pernottino: fertilizzino, per dirla con una parola che pensiamo renda bene l'idea, la "città nuova" che dovrà a sua volta essere capace di restituire non solo accoglienza, intrattenimento e commercio ma tutte quelle funzioni pregiate frutto di presenze uniche e distintive rispetto al quadro metropolitano d'insieme". "Una sfida", come la definisce l'assessore. E per vincerla è chiamato al tavolo urbanistico uno dei più grandi architetti al mondo, Richard Rogers con il compito di realizzare "un centro comunicante con la città tutta, spazio urbano di vita, di lavoro, di incontri e relazioni. Il segno della nuova vocazione metropolitana di una città pronta a mostrare il suo vero volto e la sua vera anima anche nel disegno delle sue architetture contemporanee". Il centro storico, che ha la sua anima in Piazza Matteotti. Un'anima "sofferente", riconosce Gheri, da curare con grande accortezza ed equilibrio. Per esempio individuando una funzione davvero pregiata per il vecchio palazzo comunale. E risistemando la piazza stessa, per la quale l'Amministrazione sta studiando la nuova progettazione. La direttrice verso la Greve e Scandicci Alto, un percorso segnato da aree ed edifici che saranno sottoposti ad importanti cambiamenti: la ex Sims e l'intera area circostante, la ex caserma dei Carabinieri, Piazza Marconi, l’Impronta con la riqualificazione residenziale e con i percorsi verdi e pedonali lungo il fiume e verso la collina. L’asse delle altre piazze, piazza Piave, già recuperata con il nuovo giardino, e piazza Togliatti, per la quale Gheri pensa ad un futuro di piazza urbana, vivibile e utilizzabile non solo per il mercato e come semplice parcheggio. Poi arredo urbano per riqualificare il corso commerciale e porre le condizioni per una sua pedonalizzazione. Per l'assetto complessivo dell’area industriale, la definizione del PIP (Piano Insediamenti Pro-duttivi) è una delle questioni più importanti. Finora, dice l'assessore e vicesindaco "tutte le ipotesi prospettate sono naufragate, ma qualunque sarà la strada da percorrere, l’intervento si dovrà caratterizzare per un’alta qualità del costruito e degli insediamenti, per i servizi innovativi e le nuove funzioni da affiancare a quelle produttive", come ad esempio strutture per il tempo libero rivolte alla soddisfazione dei bisogni giovanili. Badia a Settimo, "il cuore della Scandicci dei borghi", dice Gheri, "una zona di potenziali grandi risorse, sempre meno una propaggine isolata". Con la realizzazione del Piano Integrato sarà uno dei quartieri residenziali di qualità, il più possibile separato dalla zona industriale, in cui verranno superati anche gli ultimi e residui deficit di sicurezza ambientale e di dotazione di servizi. Al centro, la quasi millenaria Abbazia cistercense che, afferma l'Amministrazione, "anche ma non soltanto per l'impegno delle istituzioni locali e dello Stato, dovrà essere sempre più valorizzata perché davvero patrimonio storico e testimonianza culturale di altissimo valore". Per le zone residenziali frammiste al produttivo, come Borgo ai Fossi, Capannuccia e Viottolone, la Relazione annuncia interventi tesi alla riduzione del traffico pesante, alla valorizzazione degli spazi verdi ed al miglioramento dell’arredo urbano. Il sistema collinare, da rilanciare e dinamizzare, cogliendone tutte le sue opportunità ed i suoi caratteri. Intanto, come abbiamo già scritto nel nostro ultimo numero, è in via di definizione la Variante sulle aree agricole che affronta le diverse componenti del sistema e cerca di dare risposta alle principali criticità. Ma è sugli aspetti del dinamismo che insiste di più Gheri ed afferma che bisogna "essere capaci di cogliere quelle potenzialità ed opportunità oggi ancora non espresse o che faticano ad affermarsi come futuro scenario possibile vuol dire, per esempio, che davanti ad una crescente domanda di turismo di qualità, la funzione ricettiva dovrà essere una di quelle opzioni da cogliere per valorizzare, certo non impattando l'equilibrio esistente, l’intero sistema collinare". E questo significa rendere più agibile la via di uno sviluppo del turismo attraverso la nascita di piccole strutture alberghiere qualificate, di agriturismo, di Bed and Breakfast, di aree di sosta non strutturate per tende e camper nelle vicinanze delle fattorie, ed individuare aree dove poter sistemare un campeggio. Poggio Valicaia, dentro questo sistema delle colline, potrà e dovrà giocare un ruolo di eccellenza ed unicità. Anche questo tema lo abbiamo già trattato nel numero di maggio. Si tratta non solo di salvaguardarne l'integrità ambientale e paesaggistica, di ingessarne ogni possibile altra vocazione, ma di far diventare questo spazio qualcosa di più e anche di altro da quello che è oggi. La scelta di far nascere una galleria all'aperto per l'area contemporanea, un progetto già in avanzata fase di studio, va proprio nella direzione di un luogo che sia punto di eccellenza di un circuito regionale, nazionale ed internazionale per il turismo culturale e dell'arte. Il sistema delle aree verdi in città ed il sistema dei fiumi, pensati in relazione tra loro, sono un altro dei nodi affrontato da Gheri nella sua Relazione. Riguardano entrambi, dice il vicesindaco, il centro cittadino con gli assi che da qui partono, lo intersecano o lambiscono: quello della Greve , quello del Vingone a cui accedere con percorsi verdi interni, pedonali e ciclabili, e dai quali ripartire, percorrendo gli argini, dentro una rete capace di estendersi verso il nuovo centro per collegare le diverse parti della città al sistema della tranvia.

Mobilità e comunicazione
La costruzione del nuovo collegamento tranviario e "l’aeroporto" di Villa Costanza, come Rogers definisce il parcheggio scambiatore, saranno i punti di partenza delle nuove previsioni di mobilità. La tranvia sarà il mezzo "veloce e sicuro" e la sua "stazione" situata vicino al Palazzo Comunale, sarà il segno architettonicamente di più alta qualità.Ma il nuovo Piano dovrà tuttavia affrontare il tema della mobilità su tutto il territorio, dalla Piana di Settimo al sistema interno e cittadino, provvedendo alla redazione di un nuovo Piano Urbano del Traffico. Nella fase di elaborazione del Piano Strutturale, dice Gheri, "si dovrà anche verificare la fattibilità, economica e materiale, di un ramo ferroviario, destinato al trasporto delle merci, che colleghi la nostra zona industriale con la linea Firenze-Pisa e quindi con il porto di Livorno". Ma siccome la comunicazione non corre solo lungo le strade ed i binari, perché oggi è anche fatta di "reti invisibili" e di nuove tecnologie, dovrà essere predisposto anche un piano di sviluppo che, insieme alle reti di servizio (acqua, gas, energia), costituisca un vero e proprio Piano Regolatore del Sottosuolo. (Cl.Ar.)
POST-IT
Il Centro a Sir Rogers
Un curriculum da guinness dei primati, una lunga lista di premi ed onorificenze. Il Centre Pompidou di Parigi, realizzato insieme a Renzo Piano nel 1971, i Lloyds di Londra, il Palazzo di Giustizia di Antwerp, in Belgio, il Palazzo dell'Assemblea Nazionale del Galles a Cardiff. Poi i progetti di pianificazione per Shangai, Berlino, Londra.
Nel mezzo centinaia di progetti e di realizzazioni, anche in Italia a Roma, ed in Toscana, Viareggio e Firenze, città dove Sir Richard Rogers, architetto di fama internazionale, Pari d'Inghilterra, membro della Camera dei Lords nel Parlamento di Sua Maestà Britannica, nacque nel 1933 ed alla quale oggi si riavvicina perché a lui, ed al suo studio, il Richard Rogers Partnership, Scandicci ha assegnato l'incarico di dare anima al nuovo Piano Strutturale disegnando il cuore della città, il Nuovo Centro. Per conoscere la sua idea dell'urbanistica, dell'architettura, delle città e degli uomini -tutto all'insegna di un mondo sostenibile- una recente pubblicazione edita da Erid'A/Kappa dal titolo "Città per un piccolo pianeta" che Richard Rogers ha scritto a quattro mani con Philip Gumuchdjian. Per avere un'idea della vena creativa di questo sessantanovenne inglese consigliamo di visitare il suo sito internet all'indirizzo:
www.richardrogers.co.uk
Gruppo di Lavoro
Non solo Rogers, ovviamente. Il lavoro sul Piano esige infatti la presenza di collaboratori ed esperti di alto livello che permettano di studiare al meglio le tendenze di sviluppo del territorio, di definire le linee strategiche e di costruire gli strumenti urbanistici in grado di svilupparle. Fondamentale, per le conoscenze del territorio, per le capacità sperimentate sul campo e per la conseguente attuazione delle decisioni, sarà il coinvolgimento delle risorse interne, attraverso la costruzione di un gruppo di lavoro che veda partecipare i diversi uffici comunali. A capo e fulcro dell'intera struttura l’Ufficio di Piano, diretto dall’architetto Lorenzo Paoli, come responsabile del procedimento e cofirmatario del Piano Strutturale, coadiuvato dall’architetto Andrea Martellacci e dall’ingegner Dario Criscuoli. Per il coordinamento del lavoro sull’intero Piano Strutturale, sullo statuto dei luoghi e sul regolamento urbanistico l'Amministrazione si rivolge invece al mondo accademico fiorentino, all'architetto Giancarlo Paba direttore del Dipartimento di Pianificazione Urbanistica della Facoltà di Architettura di Firenze.
Scheda/1
Il piano strutturale
La Regione Toscana varò nel 1995 la legge n° 5 che definiva i Piani Strutturali come nuovi strumenti di pianificazione urbanistica dei territori . Quella legge decretò così la riforma dei Piani Regolatori Generali per superare la rigidità eccessiva delle procedure che troppo spesso costringevano ad un disegno del territorio a tavolino. Uno strumento, in sostanza, troppo burocratico e costretto ad un iter di approvazione estremamente lungo e lento, tanto che a Scandicci, per varare il vecchio Piano Regolatore, furono necessari, dal momento iniziale a quello conclusivo, quasi dieci anni. La prima fase del lavoro sarà dedicata ad una serie di analisi territoriali, socio-economiche e demografiche che costruiscano il quadro d’insieme. Congiuntamente verrà sviluppato, attraverso il coinvolgimento dei principali attori del territorio (in forma singola e associata), un documento strategico che conterrà gli assi di sviluppo e gli aspetti invarianti dell’intero territorio. Seguirà il lavoro sul regolamento urbanistico che riguarderà essenzialmente gli interventi possibili sul sistema esistente, ed un lavoro, più specifico ed operativo, sul nuovo centro della città, che potrà materializzarsi con i primi elementi architettonici del progetto di stazione della tranvia.
Scheda/2
La città partecipe e informata
Lo dicono già titolo e copertina "Cambiare insieme la nostra città che cambia". Insieme, appunto, nel segno del dialogo sociale e del coinvolgimento cittadini. Per Scandicci, un metodo per altro non nuovo e che l'Amministrazione ha già sperimentato con il forum “Scandicci città sperimentale” e con l'iniziativa di urbanistica partecipata nel quartiere di Vingone. Metodo che Gheri riconferma quando dice che "nella fase di elaborazione del Piano verrà praticata una forma di “ascolto attivo” dei cittadini, delle associazioni sociali ed economiche, degli operatori economici più significativi, delle organizzazioni sociali, attraverso la creazione di workshop, di specifici gruppi di lavoro e di focus group strategici, coordinati dai nostri consulenti e da altre specifiche competenze accademiche". Dentro a questo percorso anche le scuole. Alcune classi delle scuole medie, un rapporto già avviato per ricevere da loro "un contributo alla costruzione di una città sostenibile dei bambini e delle bambine". Gli studenti delle superiori, coinvolti in un lavoro sui bisogni del mondo giovanile, e quelli del Newton-Russell impegnati in attività più “operative” con ricerche sul patrimonio abitativo. A tutti gli altri, la città dei cittadini e degli operatori economici, Gheri pensa di rivolgersi con una strategia di comunicazione ed informazione "capace di incidere sulla visione che i cittadini hanno della propria città e suscitare una sentimento empatico al cambiamento".
Scheda/3
La dimensione di quartiere
"Per costruire una città la cui vestibilità meglio si attagli alle differenti "corporature" dei suoi segmenti sociali, la dimensione di quartiere è una delle misure da tenere in conto per affrontare sia la tendenza all’invecchiamento della popolazione che le esigenze poste dai bambini e dai ragazzi". La Relazione del vicesindaco ed assessore all'urbanistica dedica un capitolo alla valorizzazione della dimensione di quartiere senza per questo affermarne la loro autosufficienza. E siccome dentro lo spazio urbano 'quartiere' "è più facile, a piedi o in bicicletta, fare la spesa, riscuotere una pensione, andare dal medico o al giardino per giocare o leggere il giornale", dice Gheri, "anche attraverso forme di progettazione partecipata, dovremo prevedere incentivi per interventi di reinvenzione e di riqualificazione del tessuto già urbanizzato e di ricucitura e completamento anche con nuove edificazioni".