MAI PIU' DISCARICHE
Ogni giorno ciascuno di noi produce
circa un chilogrammo di rifiuti. E questa cifra tende inesorabilmente ad aumentare. Una parte sempre maggiore viene raccolta in modo differenziato, viene selezionata e riciclata.
Ma davanti alla scelta di abbandonare
finalmente il conferimento nelle discariche necessitano
ora nuovi impianti di smaltimento.
La tecnologia moderna è in grado di offrire strumenti avanzati per distruggere i rifiuti riducendo al minimo i fattori di rischio inquinanti.
Il Piano provinciale fiorentino, in via di adozione, indica negli impianti
di compostaggio ed in quelli di termodistruzione
la strada da seguire per non trovarsi,
come in passato spesso è accaduto,
sommersi dai rifiuti.
Mai più discariche a cielo aperto dove accumulare i resti di una società dei consumi del benessere. Infatti, se fino a tutti gli anni '80 la questione dei rifiuti era stata risolta in maniera semplicistica dagli amministratori pubblici, dai cambiamenti avvenuti prima a livello culturale, ed interpretati dal legislatore nell'ultimo decennio, è impossibile tornare indietro. Né camion a giro per l'Italia carichi di sacchi dell'immondizia – spesso diretti verso le regioni del meridione – né singoli Comuni che individuavano vallate o addirittura zone boschive del proprio territorio dove scaricare gli scarti dei processi produttivi delle imprese, e quelli delle abitudini di consumo dei cittadini: adesso la competenza passa ai Piani provinciali di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati. L'obiettivo è quello di ottenere da ogni chilo di materia di scarto che i cittadini gettano nei cassonetti (a loro l'importante compito della prima selezione tra organico – definito rifiuto umido – rifiuto secco, carta, vetro, alluminio e plastica), il saldo massimo in produzione di energia da riutilizzare nei processi produttivi e in recupero di materie prime. Intraprendere questa strada però ha un prezzo, ed è un prezzo che sarà sempre maggiore per poter investire nelle ricerca di risultati sempre più ottimizzati.

Ma del resto aveva prezzi sociali altissimi, seppur meno apparenti, anche il vecchio sistema dell'accumulo in discarica. Fino all'inizio del decennio scorso, infatti, nella gestione dei rifiuti si utilizzavano procedimenti a saldo completamente negativo, dove ogni chilo di rifiuti aveva valenza soltanto di un chilo di rifiuti, dove al principio scientifico secondo il quale in natura niente si distrugge e tutto si trasforma, si sostituiva quello economico secondo il quale nella società moderna le risorse del suolo andavano estratte, trasformate in manufatti dalla vita brevissima e rimescolate in discarica senza più nessuna possibilità di utilizzazione. Un ciclo schizofrenico per il quale risorse finite disponibili da milioni di anni venivano inutilmente 'bruciate' nel giro di pochissimi mesi, il punto di non ritorno sempre più vicino ma non sempre così visibile, un sistema che oltre ad esaurire risorse portava via anche beni già di per sé scarsi, specie nella penisola italiana, quali le superfici di territorio e i volumi di spazio occupati dalla massa inerte dell'immondizia.

Il problema adesso non è risolto, la gestione e la riutilizzazione dei rifiuti va studiata nella sua complessità: anche le risorse economiche da investire nel settore sono un bene scarso, ma l'importante è aver capito che la modernità non può essere finalizzata solamente ad un modello di consumo per i singoli, che anzi deve essere utilizzata per risolvere il problema in ognuno dei livelli in cui deve essere affrontato. Quindi studi per l'individuazione delle scale opportune di intervento, nel nostro caso la competenza provinciale, l'introduzione dell'alta tecnologia negli impianti di smaltimento, la ricerca del giusto compromesso tra costi economici puri e il massimo ottenimento di energia e materia prima da ogni chilo di rifiuti, tipologie differenziate e livelli diversificati per lo smaltimento e il riutilizzo degli scarti a seconda della loro natura, campagne per la sensibilizzazione dei cittadini ad un problema che per portata può essere paragonato soltanto a quello del traffico nelle città e a quello della depurazione delle acque, che sicuramente hanno visibilità e ricadute nell'immediato quotidiano maggiori.

Servono anche politiche per la gestione dei rapporti con le comunità locali, con tutti quei cittadini che si troveranno accanto a casa uno dei moderni impianti di smaltimento: è necessario che passi il messaggio che non è la stessa cosa che trovarsi a vivere nelle vicinanze di una discarica, e che, ad esempio, un impianto di compostaggio non ha certo le solite caratteristiche, sia per dimensioni che per ricadute sul territorio adiacente, di un inceneritore della vecchia generazione. Inoltre chi amministra ha anche il dovere di non governare il problema utilizzando la modernità come una facciata comoda e qualificante, culturalmente e politicamente corretta: da dieci anni a questa parte, ad esempio, sulla scia di ciò che accadeva e accade tuttora negli altri paesi occidentali, anche in Italia è stato deciso che i cittadini dovevano differenziare i propri rifiuti, vetro, plastica e alluminio da una parte, carta dall'altra, organico in un diverso contenitore ancora.

Ma il vetro prodotto con quello riciclato, come del resto la carta o la plastica, è di qualità inferiore a quello realizzato ex novo con materie prime, e quindi non riesce ad avere spazi sul mercato come quelli che invece servirebbero: quello non utilizzato finisce giocoforza di nuovo assieme al resto dei rifiuti secchi da smaltire. Perché la differenziazione dei rifiuti non diventi un semplice comportamento ecologicamente corretto da parte dei cittadini – tuttavia neanche da questo è possibile tornare indietro – senza però risultati concreti nel riutilizzo delle materie, serve quindi che vengano individuati, assieme al mondo delle imprese, altri mercati.
Matteo Gucci
Compost e termodistruzione:
il
futuro è negli impianti
Per i prossimi anni una stima di quasi milleduecento tonnellate di rifiuti da smaltire ogni giorno nell’area fiorentina; è il dato previsto dai tecnici ed inserito nel Piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani, all’interno del quale sono stati individuati anche gli interventi per poter far fronte al problema dello smaltimento. Due impianti termodistruttori e quattro per trasformare l’organico, il cosiddetto rifiuto umido, in compost, sono le strutture che dovranno andare a regime nella provincia. Uno dei due termovalorizzatori, termine corretto con il quale i tecnici definiscono le ultime evoluzioni di quelli che una volta erano chiamati semplicemente inceneritori, potrebbe essere nel polo termico di Testi, dove già adesso ci sono il cementificio e il gassificatore, impianti da dimensionare e integrare per adattarli alle future esigenze; per l’altro sempre più spesso si sente parlare di una collocazione nella Piana fiorentina. I termodistruttori potrebbe avere ciascuno una capacità di smaltimento di trecento–quattrocento tonnellate di rifiuti al giorno, ovvero complessivamente tutto ciò che resterà dopo la selezione data dalla raccolta differenziata che secondo il decreto Ronchi nel 2003 dovrà raggiungere il 35 percento del totale dei rifiuti. Dei quattro impianti per il compostaggio, invece, uno è già operante a Case Passerini, un altro è in fase di realizzazione a San Casciano, mentre dei restanti uno sarà costruito in Mugello e l’altro sul territorio comunale di Scandicci. In discarica, una volta che queste strutture andranno a regime, finiranno soltanto le ceneri date dal processo di termodistruzione.

“Con gli impianti di Case Passerini e Testi – spiega il Sindaco di Scandicci Giovanni Doddoli – l’area fiorentina è una delle più evolute a livello nazionale dal punto di vista qualitativo, mentre gli impianti hanno costi pesanti e sono assolutamente insufficienti per ovviare alle esigenze date dalla quantità dei rifiuti prodotte in tutta la provincia. L’individuazione dei luoghi dove realizzare le nuove strutture servirà proprio a dare una risposta al problema dello smaltimento dei rifiuti che ogni giorno escono dalle nostre case e dalle imprese”.
Gli impianti termodistruttori, anche se si basano sui soliti principi di funzionamento, non sono che lontani parenti dei vecchi inceneritori: prima di tutto hanno un impatto ambientale che gli addetti ai lavori definiscono “accettabile” per le nostre città, con il “rischio diossina” in gran parte superato dalla separazione – sia da parte dei cittadini che con il successivo trattamento – tra rifiuti secchi che meglio garantiscono processi di combustione ottimali; inoltre con l’evoluzione della ricerca scientifica in materia i moderni termodistruttori sono in grado di recuperare il calore prodotto dai cicli di smaltimento trasformandolo in energia elettrica.

“Sarebbe opportuno – sottolinea però Doddoli – investire ancora di più in questa ricerca, magari con la partecipazione diretta delle facoltà scientifiche dell’Università degli Studi e del CNR, per poter ad esempio studiare un modo per sfruttare meglio anche gli usi industriali del gas che da tali processi viene prodotto”.
Nel Piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani, inoltre, sono delineati gli strumenti istituzionali per la gestione delle politiche in materia. Prima di tutto il passaggio progressivo ad un ente unico per quanto riguarda lo smaltimento – Safi e Quadrifoglio già da due anni hanno dato vita al consorzio Cosfi – mentre potrebbero inialmente rimanere separati per quanto riguarda spazzamento e raccolta sul territorio. Tuttavia un nuovo soggetto gestore unico costituirebbe la risposta più moderna al problema. Inoltre il Piano prevede l’istituzione degli Ato, gli Ambiti Territoriali Tttimali, che dovranno sovrintendere all’attuazione delle politiche sovracomunali, dare vita ad un’autorithy nella quale ogni Comune sarà rappresentato e fissare tariffe unificate per i diversi territori, sulla base di una equa ripartizione dei costi di gestione tra abitanti e attività economiche.
Matteo Gucci

1000 cestini per le strade
Tra maggio e giugno 1000 nuovi cestini per i rifiuti verranno posizionati nelle strade del centro e dei quartieri cittadini . Poi manifesti, adesivi, gadget realizzati dal Lions Club di Scandicci, partner dell’Assessorato all’Ambiente in quella che è una vera e propria campagna di sensibilizzazione. Lo slogan, “Un sorriso ed un gesto per la tua città pulita”. Lanciata in questi giorni anche attraverso la stampa la campagna riprenderà poi a settembre, quando riapriranno le scuole che rappresentano uno dei media più efficaci per stabilire un contatto con i giovani. In accordo con direttori, presidi e docenti ai ragazzi verrà infatti proposto, per il prossimo anno scolastico, di occuparsi della materia “rifiuti” nei suoi vari aspetti e, alla fine, di presentare sul tema ricerche, elaborati, etc.