Disegno urbano
Ricucire, riqualificare, incentivare il bello, rimediare anche ad errori compiuti nel passato. E poi progettare e costruire il nuovo centro, dall’autostrada fino al Palazzo del Comune. E tutelare il patrimonio delle colline, senza immaginarle come un museo a cielo aperto. La qualità è l’obiettivo del nuovo Piano strutturale, al quale stanno lavorando gli architetti Giancarlo Paba e Gianfranco Gorelli assieme al loro staff, secondo gli indirizzi dell’Amministrazione. Il Consiglio Comunale in base alle previsioni dovrebbe adottare il Piano nel prossimo luglio; nel frattempo, il 27 marzo, in una seduta monotematica durante la quale il Vicesindaco Simone Gheri ha illustrato il quadro tecnico e le scelte politiche, il Consiglio ha preso visione del lavoro finora fatto, e si è confrontato su indirizzi, soluzioni e priorità.
Una puntualizzazione per iniziare: il Piano strutturale sostituisce i vecchi Piani regolatori, ma non è un Piano regolatore. Il nuovo strumento è invece un piano territoriale di indirizzo in cui sono definite le linee di sviluppo di unità territoriali, individuate in base alle funzioni, alla popolazione, ai servizi e alle attività già esistenti; la pianificazione urbanistica ad un livello più specifico e dettagliato starà invece all’interno di uno strumento successivo, il Regolamento Urbanistico.
Se con quest’ultimo sarà possibile definire tassello per tassello come sarà la città in futuro, il Piano Strutturale delinea invece l’importanza strategica di ogni area cittadina, delle sue infrastrutture, ponderando il peso specifico che ognuna di queste avrà per Scandicci, per l’area Fiorentina, per la Toscana e per l’Italia. Nel nostro caso il Piano Strutturale sarà anche “una cornice”, un contenitore che dovrà fungere da contesto per quanto già avviato dalla Giunta e dal Consiglio Comunale, ovvero la Variante alle aree aperte (la pianificazione del territorio non urbanizzato), quella sul commercio ed il Piano direttore del nuovo centro. Lo staff del Piano Strutturale, guidato dagli architetti Giancarlo Paba e Gianfranco Gorelli, è partito lavorando sull’esistente, elaborando un imponente quadro conoscitivo: in base a questo sono stati individuati i diversi sistemi territoriali, le relazioni ambientali, le relazioni infrastrutturali e le Utoe, ovvero le Unità territoriali omogenee ed elementari.

SISTEMI TERRITORIALI E UTOE
Scandicci è stata divisa in quattro Sistemi territoriali, individuati in base alle loro caratterizzazioni geomorfologiche: sono Sistemi territoriali i versanti della Val di Pesa, la dorsale alta della collina, i versanti collinari settentrionali e la Piana, intesa come il territorio dove si sono maggiormente sviluppate le attività umane ed insediative. A questa articolazione più generale ne è stata fatta seguire un’altra che favorisce uno studio più dettagliato del territorio comunale, “ritagliato” in 14 Utoe: per ognuna di queste il Piano Strutturale prevedrà strategie di riordino, di riqualificazione, di assestamento dei fenomeni insediativi, infrastrutturali e ambientali, e di conseguenza direttrici di sviluppo e strumenti di tutela. Grazie a questa suddivisione è possibile ottenere un quadro completo dei servizi pubblici-privati presenti a Scandicci e l’accessibilità a questi della cittadinanza.
Le Unità territoriali omogenee ed elementari delle aree urbane ricalcano in parte i confini delle circoscrizioni, e sono San Giusto Le Bagnese, la parte storica di Scandicci, Casellina, Vingone e il nuovo centro; in collina le Utoe sono cinque, ovvero Mosciano, Rinaldi, San Martino alla Palma, San Vincenzo a Torri e Broncigliano, il prolungamento del confine di Scandicci in direzione del Galluzzo lungo la valle del fiume Greve; nella Piana di Settimo, infine, le Unità omogenee sono Badia, San Colombano, Capannuccia e l’Olmo.

L’AREA URBANIZZATA
Nella cornice del Piano strutturale, l’abbiamo già detto, rientra il nuovo centro, che sarà compreso in una Utoe specifica e il cui Piano direttore è affidato a Richard Rogers. Perché Scandicci, ribadiamo, non può essere considerata città finché manca di un centro vero e proprio, che nelle città è compatto e “cuore pulsante” delle attività del luogo. Nel nostro caso servirà anche a dare unità ad un territorio che tra Vingone e Casellina è una distesa di campi. Per il resto il tessuto urbanizzato è pressoché completato tranne alcune aree in mezzo ai quartieri rimaste ancora senza una definizione certa. Alcune di esse sono a Casellina. Questo non significa negare l’importanza di spazi aperti in città, bensì di inquadrare anch’essi all’interno di una piano urbano complessivo.

LE COLLINE
In collina non saranno realizzati ex novo insediamenti edificati. Nuove abitazioni sono invece previste in aree dismesse da riportare a funzione residenziale, sul modello di quella di San Vincenzo a Torri alla cui riutilizzazione è stato dato il via libera nei mesi scorsi. La variante alle aree agricole individua comunque strumenti per il recupero di volumi incongrui legittimamente concessionati, che se non utilizzati e non in sintonia con l’ambiente circostante possono essere abbattuti e ricostruiti. E’ invece aperta una riflessione sulle zone di cerniera tra la città e la collina, in particolare su quella che sale dalla riva sinistra del Vingone: l’Amministrzione ritiene che in alcune parti della zona pedecollinare, intorno ai borghi e ad alcuni insediamenti possa essere consentito un ampliamento dell’abitato, “fermo restando la salvaguardia delle colline”.

LA PIANA DI SETTIMO
Sulla Piana di Settimo non ci sono proposte di nuovi ampliamenti. Sono invece previste “ricuciture”: ricucitura dei borghi esistenti, ricucitura di aree di frangia, ricuciture di zone industriali. Il Piano integrato di Badia, ad esempio, pur dando risposte anche in chiave quantitativa alla domanda residenziale, è inteso come un intervento di “ricucitura” del territorio. Per quanto riguarda la zona industriale sono allo studio forme di incentivazione ai proprietari degli immobili perché li migliorino, con l’obiettivo di una riqualificazione architettonica di un’area che da quel punto di vista non eccelle. Alla richiesta di nuovi insediamenti produttivi sarà data risposta con il Pip, dopodiché si valuta che la zona industriale non possa più spendere il proprio territorio. Tra aree con funzione residenziale e parti che invece ospitano esclusivamente produzioni c’è l’esigenza di costruire ambiti di cerniera ben definiti; per far questo è allo studio una pianificazione che preveda leggeri “supporti” in termini di quantità residenziali e di qualità urbanistica, nelle frazioni che soprattutto si trovano lungo via Pisana.

LE AREE DI FRANGIA
Tra le zone che segnano il confine di Scandicci con il comune di Firenze la priorità va a San Giusto, ovvero all’area interna al triangolo formato da via di Ponte a Greve, viale Aldo Moro e via Stradone dell’ospedale. Per dare definizione a quell’area di frangia stanno lavorando assieme le Amministrazioni comunali del capoluogo e di Scandicci.
Entrambi i soggetti sono consapevoli dell’importanza strategica di quello che, affacciandosi sul tracciato della tranvia, è al tempo stesso un pezzo forte della Città metropolitana e uno degli ingressi a Scandicci. Deve essere arricchito di funzioni pregiate che attraggano persone in visita al nostro territorio, ma anche residenziali; il tutto considerando bene le opportunità di qualificazione urbanistica date dalle sponde del fiume Greve, che hanno già tutte le potenzialità per essere vissute dai cittadini.

LA VIABILITÀ
Durante il Consiglio Comunale del 27 marzo sono state presentate le prime ipotesi dei futuri interventi sulla rete viaria in tutto il territorio cittadino. Innanzitutto gli studi si concentrano sui collegamenti verso il Vingone dal nuovo centro, dal momento che le indicazioni per quest’ultima area prevedono la pedonalizzazione del futuro cuore cittadino, e l’alleggerimento dei flussi su via Roma: esistono già due ipotesi, ovvero quella di un passaggio “permeabile” verso Vingone e verso Ponte di Formicola, e da qui alla zona industriale, e quella di un potenziamento dei passaggi su via Makarenco e via Torricelli, tenendo conto del particolare pregio dell’area. Sono inoltre allo studio nuovi percorsi interni: la viabilità per il nuovo insediamento dell’ex Pip e per la Piana di Settimo. Con il Comune ed il Quartiere 4 di Firenze, infine, le partite dell’ampliamento di via Baccio da Montelupo, dei collegamenti di Badia con Ugnano e Mantignano e per Ponte a Greve, e del nodo di San Giusto Le Bagnese che non deve diventare un punto di sofferenza di percorrenze metropolitane. (Matteo Gucci)

Obiettivo qualità
"Avremo 5000 cittadini in più"
A colloquio con il Vicesindaco Simone Gheri
E’stato il Vicesindaco Simone Gheri, che ha la delega all’Urbanistica, a relazionare al Consiglio Comunale sui lavori per il nuovo Piano Strutturale.
La parola d’ordine sembra essere “qualità”. Non ritenete che la città abbia invece bisogno di risposte alle esigenze abitative, al problema del caro casa che colpisce soprattutto i giovani?
Nel nuovo assetto urbanistico consideriamo la qualità come una scelta obbligata per Scandicci, in rispetto a chi già ci abita, alla storia di una comunità, alla sua posizione, al suo ruolo nel contesto della Città metropolitana alla cui costituzione non possiamo mancare. Per quanto riguarda i numeri abbiamo già ponderato e deciso quello che riteniamo il giusto compromesso: con questo Piano gli abitanti dovranno salire dagli attuali 50 mila a 55 mila, la maggior parte dei quali abiterà nel nuovo centro. La nostra attenzione al fenomeno del caro casa ci porta a proporre che in ogni nuovo insediamento dovranno essere previsti interventi misti: una parte di abitazioni al libero mercato, una parte per interventi cooperativi, altre da passare al patrimonio di Casa spa e infine un’ultima quota da destinare alla modalità degli affitti concordati. Tutto questo anche nel nuovo centro. Servono patti forti con i privati che costruiranno.
Un altro problema che però non ha ancora assunto criticità irreversibili a Scandicci è quello del traffico. Che peso hanno le decisioni sulla viabilità nella stesura del Piano Strutturale?
Apparentemente potremmo considerarlo un problema minore, questo è vero. La nostra città però è matura e consapevole delle cause e degli effetti della qualità di vita finora raggiunta; per questo le persone sentono e vedono in anticipo le ripercussioni e le opportunità che ogni nuova dinamica determinerà. Sono i cittadini, i commercianti, gli imprenditori ad avere bene in mente le priorità del contesto in cui vivono e lavorano, anche da parte loro ci vengono le conferme o le richieste sugli interventi da inserire nella nostra lista degli atti di governo, si tratti della pedonalizzazione di un’area o della costruzione di una nuova strada. Leggendo i giornali è chiaro: per ogni intervento che proponiamo vengono subito chieste assicurazioni, oppure viene espresso consenso, per la viabilità. Anche per questi motivi lo studio dei flussi di traffico avrà un peso considerevole nel nuovo Piano strutturale.
Alla vostra pianificazione delle colline qualcuno ha risposto che si rischia di trasformarle in un museo.
Abbiamo preso coscienza del rischio di distorcere il concetto di “tutela” fin da subito. Vi abbiamo lavorato e adesso posso assicurare che le colline non saranno un museo. Prevediamo invece tutti gli strumenti che permettono ogni attività che lì è stata svolta per secoli, e anche quelle nuove che però non comportino degrado e uno snaturamento del paesaggio e della cultura della nostra campagna. Semplicemente abbiamo escluso l’ipotesi di nuove lottizzazioni o l’insediamento di villette a schiera.
L’area di frangia di San Giusto vi vede impegnati a definire gli argini del fiume Greve. Avete già qualche idea?
Aggiorniamo il concetto di “parco” per la Greve. Un parco è già previsto per l’Arno, necessita di un progetto e di risorse; per quanto riguarda la Greve occorre lavorare sull’idea di “green way”, un corridoio accanto al fiume da percorrere a piedi, in bicicletta, a corsa, dove incontrarsi o sedersi a leggere un libro. Anche perché se guardiamo la situazione attuale, si configura già come un “parco attrezzato”, basti pensare agli impianti sportivi di via di Scandicci Alto, a quelli di San Giusto: cosa sono se non già pezzi di un parco? Bisogna legarli insieme con percorsi e arredi e prolungarli anche verso l’area di trasformazione delle “Cave” di San Giusto.
Come farete ad “incentivare il bello”?
Le soluzioni sono allo studio. Torno però a trattare delle consapevolezze della città. L’Amministrazione ha fatto la scelta delle demolizioni: dico che noi per primi non dobbiamo perdere il coraggio iniziale; credo però che i cittadini e gli imprenditori ben presto capiranno che si tratta di un processo virtuoso, e che ricostruire il bello in città convenga prima di tutto a loro. (M.G.)

Il Piano in Consiglio
Dopo l’illustrazione dell’assessore Gheri lunga ed ampia discussione. Per i gruppi delle opposizioni il quadro conoscitivo del Piano Strutturale è ancora carente.
BROGI - DS
Il piano strutturale arrovescia i criteri dei vecchi piani regolatori. Prima si partiva dalle nostre esigenze e si paracadutavano sul territorio. Ora si parte da un quadro conoscitivo dentro al quale scrivere le nostre esigenze. Parliamo di una nuova città che prevede un incremento di residenza di 5000 nuovi abitanti, quindi uno sviluppo contenuto che privilegia la qualità alla quantità. Sono da colmare gli spazi vuoti di San Giusto con interventi equilibrati e di qualità tra residenza e verde. Per qualcuno la viabilità è un problema.
Ma se rincorriamo il moltiplicarsi delle auto costruiremo città solo per farci passare dentro le macchine. La scelta è quella del trasporto pubblico e della tranvia. Avremo modo di confrontarci ancora con i cittadini, le associazioni, le categorie ed ovviamente con il Consiglio quando torneremo ad affrontare il Piano e le diverse varianti in corso.

SODI - La Margherita
Valutiamo positivamente il metodo di ascolto e partecipazione cittadina. Dentro le scelte dello sviluppo e delle sue sostenibilità siamo per interventi congrui in un disegno coerente. Il nuovo centro cittadino è strategico ma non deve assorbire tutte le nostre attenzioni. Le aree di frangia devono essere studiate dentro una visione metropolitana. La viabilità deve essere inquadrata come disegno complessivo. Da un lato ci vuole attenzione marcata al territorio, ai suoi aspetti ed ai suoi vincoli intesi come salvaguardia di quelli paesaggistici ed ambientali, dall’altro bisogna consentire interventi per la residenza e le attività produttive.

BALDINI - UDC
Ci e’ stata fornita un po’ di cartografia. Una informazione formale. Noi vogliamo dei documenti, vogliamo vedere delle cose scritte, che rimangono, possono essere analizzate e valutate.
Mancano “i numeri”, e pochi numeri danno più informazioni di molte parole. I Consiglieri devono essere messi in grado di capire, analizzare, dare un giudizio su quello che si sta facendo. Altrimenti è difficile chiedere e dare collaborazione. Il quadro conoscitivo è quindi molto carente. Dice l’assessore Gheri che questo è il Piano Strutturale e che poi verrà il Regolamento Urbanistico a dettare appunto le regole. Ma io dico che i due atti dovrebbero intersecarsi ed essere portati avanti contestualmente.

GIOVANNETTI - Indipendenti per Scandicci
Il nuovo centro e la stazione della tranvia, la nuova piazza davanti al Comune, il Pip, la Piazza Matteotti: sono tasselli che ci fanno vedere quello che dovrà accadere in questa città. Vorrei però porre l’accento su quella strada tra Badia a Settimo, Ugnano e Mantignano che può servire a decongestionare tutta la zona che si collega al Ponte all’Indiano ed a Firenze nord.

BETTI - Forza Italia
Noi dell’opposizione abbiamo scelto di cercare, insieme alla maggioranza, di amare questa città. Avere un interesse unico, la città di Scandicci. Quando si pongono delle domande e si fanno richieste di maggior conoscenza si esprime della consapevolezza, una critica costruttiva, si portano contributi alla città. Se le risposte ancora non possono essere esaurienti si convoca un altro Consiglio dove magari si fanno intervenire anche i professionisti. Il Piano Strutturale e il Piano Rogers dovranno dialogare perché non abbiamo due Scandicci, ne abbiamo una!

MENCARAGLIA - Rifondazione Comunista
Manca una base di conoscenza sufficiente. Alcuni esempi. La variante degli spazi aperti dice che ci sono 446 aziende agricole. Ma la maggioranza dice che ci vuole uno studio approfondito sul problema dello sviluppo produttivo. Per la viabilità abbiamo avuto dei disegni difficili da giudicare. Su quali basi sono stati prodotti? Esiste uno studio sul traffico più aggiornato del vecchio PUT? La maggioranza parla di navette di adduzione alla tranvia. Ma in Commissione il presidente di Ataf Frangioni dice di difficoltà di costi. La città deve essere compatta, ma anche porosa. Bisogna filtrare al suo interno: non con le auto, ma a piedi, in bicicletta. Ho sentito parlare di pedonalizzazione solo per il nuovo centro ma non per altre parti importanti della città: Piazza Matteotti e Piazza Piave, Piazza Cioppi e Piazza Giovanni XXIII°.
Il Piano Strutturale deve essere sostenibile, ma sarebbe più facile capire cosa vuol dire se fossimo in possesso di qualche valore numerico misurabile.

TRAPASSI - I Democratici per la Margherita
La prima osservazione è sul Parco dell’Arno per il quale si era detto di utilizzare i proventi del Depu-ratore di San Colombano. Per la viabilità propongo una Commissione specifica che studi in particolare le situazioni periferiche e di alcuni quartieri come Vingone. Sul commercio vedo rischi di disfunzioni in alcuni quartieri della periferia a scapito di altri che verrebbero privilegiati da forti investimenti.

BARBANTI - Comunisti Italiani
La viabilità è uno dei problemi principali. Vedo tre criticità. Casellina, con la terza corsia dell’autostrada; l’area di Badia a Settimo ed il Cdr dove verrà un grande centro commerciale. E l’area del nuovo casello autostradale. In tutta questa zona si concentrerà un volume di traffico molto alto. Con il piano Rogers e la tranvia scompare lo spazio dove organizzare la Fiera. Vorrei sapere se sono previsti un polo fieristico alternativo e spazi per i giovani e la cultura.

BELLOSI - Alleanza Nazionale
Condivido di tornare in questa sede con una documentazione tale da permetterci un vero contributo. Siamo qui a rappresentare una città piuttosto che dei blocchi politici. Pensiamo che la politica sia confronto costruttivo e positivo, non contrapposizione pregiudiziale. Sono preoccupato che le iniziative più importanti - il centro di Rogers, piazza Matteotti, i lavori sul palazzo comunale e la nuova piazza, ecc - possano non avere una regia unitaria. E’ irrisolta la vicenda del Palazzo del Finanze che il governo pare voglia mettere in vendita. E ci sono le aree del Cnr, a ridosso di quelle della Curia, che rischiano di far restare il piano Rogers solo un bel disegno. Riuscire a realizzare in queste strutture ed aree le proposte migliori e di più alta qualità - residenziale e produttiva - sarà una vittoria non del centro sinistra o del centro destra, ma della città di Scandicci.
Il Piano strutturale - e non sono due cose in contrasto tra loro - deve coniugare la salvaguardia delle bellezze della città, naturali ed architettoniche, con l’esigenza dello sviluppo abitativo e produttivo.