PRIMO PIANO
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VIETATO ARRENDERSI | ||||
Va in crisi lindustria dei frigo mignon, 250 lavoratori dellElectrolux Zanussi rischiano il posto; Matec attraversa un periodo di difficoltà. Sono i numeri di una crisi che colpisce la nostra città, come il resto dItalia. La sfida per uscire dalla crisi coinvolge tutti i protagonisti di questo territorio, con una certezza: per essere competitivi va giocata fino in fondo la carta della qualità. Senza arrendersi. |
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"Le condizioni per superare la crisi" | ||||
INTERVISTA A MARCELLO DUGINI Marcello Dugini, assessore allo sviluppo economico di Scandicci, ha ben chiara la situazione delle aziende in crisi: ne butta giù per iscritto i nomi; ma su un altro foglio, subito accanto, elenca le opportunità che si prospettano per il nostro territorio. Queste ultime sono il risultato di mesi di colloqui con investitori interessati alla nostra città e ai progetti che la interessano e la interesseranno. Il tessuto produttivo a Scandicci si deve rimodellare, ovvero si sta già rimodellando. Non è importante fare i nomi degli imprenditori interessati a sbarcare qui, e in ogni caso ancora non potrei farveli, ma tanto basta ad articolare un ragionamento che cancella la prospettiva di anni foschi. Intanto dico che è vero che ci sono centinaia di posti di lavoro a rischio, ma dico anche, per esempio, che per un fenomeno legato ai turn over lavorativi il comparto della pelletteria necessita annualmente di 130 nuovi addetti. La soluzione di tutto nella pelleteria, insomma? No, assolutamente: la moda resta lambito strategico di Scandicci, anche perché i suoi operatori condividono le scelte di questa città, le hanno fatte proprie e in parte le hanno anche stimolate; nessuno più di loro ha creduto nellimportanza della qualità, della formazione, della certificazione etica; hanno capito a fondo che è fondamentale stare in questo territorio per essere competitivi nel mondo. Ma finalmente la scelta di investire in qualità, e la consapevolezza del non poter fare a meno della competitività come fattore dominante in un contesto nel quale anche il Comune è un attore fondamentale, apre come un ventaglio una serie di opportunità per i più diversi settori economici: il produttivo, ma anche il commerciale, il ricettivo, la formazione e lalta tecnologia. Qualè la ricetta della competitività? Uno stock di fattori che comprende le industrie, le infrastrutture, la tecnologia, il capitale di conoscenze, la formazione, il contesto sociale e una città ben organizzata. Il ruolo degli attori pubblici? Devono investire in formazione, infrastrutture, ricerca, mettere insieme università e impresa, offrire gli strumenti per diffondere conoscenza; il territorio devessere lhumus dove far crescere le diverse attività. I soggetti pubblici devono anche stimolare gli strumenti finanziari del credito. Il sistema del credito, le banche, devono assumere un ruolo più coraggioso per favorire il sistema produttivo. Come può influire la presenza di infrastrutture sullo sviluppo economico? Prendiamo ad esempio il progetto per la terza corsia autostradale e tutte le opere connesse sul territorio, le strade nuove che facilitano il lavoro delle aziende, gli interventi ambientali contro il rumore che migliorano la vita dei cittadini e dunque dei lavoratori nel tempo libero, il parcheggio scambiatore con la tramvia e la tramvia stessa che favoriscono la nascita di strutture turistiche, la stazione del tram e il nuovo centro che sono unopportunità unica per il commercio. Pensiamo alla strategicità del sistema viario, ad esempio, per la presenza del più grande centro logistico della grande distribuzione della Toscana, quello di Unicoop ai Pratoni. Ma allora le aziende in crisi? Il sistema economico cittadino si deve rimodellare, lo abbiamo detto, un territorio che ha fatto la scelta della qualità diventa un contesto incompatibile per chi invece punta tutto sui costi di produzione: chi decide di fare questo percorso prima o poi va a produrre da altre parti, è quasi inevitabile. Si investe davvero in alta tecnologia? A Scandicci abbiamo già aziende leader ad esempio nel settore delloftalmologia; abbiamo una realtà, la Powersoft, che ha vinto il premio della regione Toscana sullinnovazione, e quello sulla mobilità innovativa a Madrid: produce software e sistemi informativi, vi lavorano 32 dipendenti, e sono quasi tutti ingegneri; a Scandicci hanno trovato il terreno fertile per abbandonare la dimensione pionieristica e diventare una realtà da 5 milioni di fatturato annuo. [M.G.] |
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POST-IT | ||||
L'ITALIA CHE SCIVOLA |
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Dice Confindustria (28 aprile, Rapporto sullo stato del Paese): lItalia è un paese in declino, ultimo in Europa per capacità di essere competitivi. Il reddito procapite nazionale è tornato ai livelli degli anni settanta. Con i servizi più cari (banche, assicurazioni, energia) e listruzione più bassa (peggio di noi solo la Turchia). Investiamo in conoscenza e ricerca il 2,3% del Pil: la metà di Francia e Spagna. Da parte sua la Ragioneria di Stato (30 aprile), sulla base del rapporto trimestrale di cassa, ha certificato la riduzione del tasso di crescita delleconomia per il 2005 dal 2,1 previsto all1,2. Il deficit pubblico potrebbe quindi o arrivare o sfondare il 3.5% del Pil. Se le cifre fossero queste, ha dichiarato il ministro delleconomia Domenico Siniscalco (Corriere della Sera, 30 aprile) il Governo ricorrerebbe ad una manovra correttiva. Una indagine dellIstituto Demetra (su incarico delle università di Firenze, Messina, Padova, Udine, Urbino e Cattolica di Milano) sui comportamenti dei giovani italiani presentata nel convegno Famiglie, nascite e politiche sociali organizzato dallAccademia dei Lincei (28, 29 aprile) ha messo in luce quella che gli studiosi chiamano la sindrome del figliol prodigo. Un trentenne su cinque dopo aver cercato una vita indipendente torna alla casa dei genitori. E siccome non si lascia più il tetto famigliare solo per sposarsi, i motivi del dietro front sono senso della precarietà ed insicurezza economica. Complessivamente tornano dai genitori il 18% degli uomini ed il 12% delle donne. Ma tra coloro che se ne sono andati da casa dei genitori per motivi di lavoro il 46,5% dei maschi ed il 40% delle femmine è costretto a rientrare. Daltra parte, secondo uno studio della Camera di Commercio di Milano, svolto su un campione di lavoratori con stipendio medio annuo di 19 mila euro, per arrivare a 78 anni servono più o meno 1 milione e mezzo di euro di cui oltre la metà per spese alimentari, spese per la casa (affitto e mutuo), trasporti e spese sanitarie. I dati di Eurostat (lorganismo di ricerca e statistica dellUE) su popolazioni e condizioni sociali rilevano che il 7% degli abitanti dellEuropa a 15 è oggi a rischio povertà. Percentuale che per lItalia sale al 10% (peggio di noi il Portogallo con il 12% e la Grecia con il 13%). Scrive Massimo Livi Bacci (ordinario di demografia presso lUniversità di Firenze): occorre potenziare le prerogative dei giovani, allargare gli stretti varchi dingresso alla vita attiva, circoscrivere entro limiti ragionevoli la precarietà connessa alla flessibilità, riattivare i meccanismi di promozione sociale. A proposito di flessibilità: lAssociazione Direttori Risorse Umane (un network presente in 1.250 aziende medio-grandi) ha effettuato una ricerca sullapplicazione e sugli effetti della legge Biagi su un campione di 66 imprese con un totale di circa 80 mila addetti. Lindagine (presentata a Firenze il 30 aprile durante il Primo Congresso Risorse Umane e Organizzazione) mette in luce che, a diciannove mesi dal varo della riforma sul lavoro, il 64% dei direttori del personale ritiene la legge Biagi di difficile applicazione, il 58% che sta dando scarsi risultati, mentre per il 48% crea precarietà. Se sono molto utilizzati il lavoro interinale (il 79% degli intervistati dichiara che lo praticherà nei prossimi 12 mesi) e ed il lavoro a progetto (nel 2004 utilizzato dall85% dei direttori del personale), il vero fallimento sembra essere rappresentato dal job sharing (il lavoro ripartito) che solo l1.5% dichiara di utilizzare, e dal job on call (lavoro a chiamata) al quale afferma di voler ricorrere solo il 12% degli interpellati. Le statistiche, che non sono la realtà, ci aiutano però a comprenderla. E quando i dati di diversi studi sono convergenti nel descrivere una determinata situazione vanno presi sul serio. LItalia sta scivolando su un piano inclinato. Necessitano una robusta frenata ed una decisa ripartenza. [Claudio Armini] |
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