PRIMO PIANO
TEATRO - FINALE DI STAGIONE

I cento anni di Samuel Beckett, il più importante omaggio in Italia al grande commediografo irlandese. La rassegna Aurora di Sera, un bel successo di pubblico. Una stagione, quella appena conclusa, con 79 spettacoli e quasi 10 mila spettatori. Adesso l’attesa è per Open City 3, il programma dell’estate. Ne abbiamo parlato con il presidente di Scandicci Cultura Aldo Frangioni: “La qualità”, ha detto, “è stata premiata, e con lei tutti noi, la nostra città prima di tutto”. Il direttore artistico Giancarlo Cauteruccio: “Anche grazie a Beckett il Teatro Studio è punto di riferimento per il teatro contemporaneo nazionale e internazionale”.


“Se in Italia c’è stato qualcuno che più di altri ha celebrato il centenario della nascita di Samuel Beckett, questo qualcuno siamo stati noi”. L’affermazione, di Aldo Frangioni, presidente di Scandicci Cultura, può sembrare magari categorica. Ma è innegabile che Scandicci in questa ricorrenza è stata - sicuramente in Italia, ma forse anche in Europa, ad esclusione di Dublino dove Beckett nacque il 13 aprile del 1906- la città beckettiana per eccellenza. E forse non poteva che essere così. Perchè direttore artistico del teatro cittadino, il Teatro Studio, è Giancarlo Cauteruccio, uno che ha iniziato a confrontarsi con Beckett parecchi anni fa. Se n’è innamorato. E non ha più smesso di metterlo in scena. Così dalla mente di Cauteruccio è nato il progetto “1906BECKETT100ANNI2006” che, sera dopo sera, si è svolto dal 12 gennaio al 13 aprile, appunto la data di nascita del commediografo irlandese. Un programma intenso, di alta qualità, sostenuto da una fortissima attenzione da parte della stampa e della critica teatrale nazionale, e segnato da un’alta partecipazione di pubblico. Infatti i 20 spettacoli presentati da BeckettCentoanni sono stati seguiti da quasi 3 mila persone.“Ma oltre i numeri, che pure contano -ci dice Frangioni- quello che davvero ritengo importante è che, con questa iniziativa su Beckett, Scandicci ed il Teatro Studio hanno guadagnato, nell’ambito culturale e teatrale nazionale, un prestigio altissimo. Non che prima non ci fosse riconosciuta questa peculiare attenzione a quanto di migliore si agita sulla scena, in termini di autori e compagnie. Ma, tanto per fare un esempio, con il convegno nazionale di studi dedicato a Beckett sono stati aperti canali di collaborazione con il mondo accademico ed universitario italiano (hanno partecipato gli atenei di Firenze, Bari, Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino, n.d.r.) che produrranno effetti positivi anche in futuro. E mi piace ricordare anche la collaborazione con un’istituzione culturale di grande prestigio, l’Istituto Francese di Firenze, che ci ha permesso di proporre al pubblico En attendant Godot en langue des signes, una straordinaria messa in scena della compagnia La parole aux mains”. E, a proposito di università, citiamo anche la fruttuosa collaborazione che Scandicci Cultura ha aperto con il corso di grafica del professor Mario Lovergine che, con la sua classe, ha progettato e realizzato mezzi ed immagine della comunicazione. Un’esperienza, questa, non solo didattica ma profondamente culturale. Perché gli studenti hanno vissuto, per realizzare il loro lavoro, in teatro ed il teatro, a stretto contatto con chi quel programma lo stava costruendo: respirando, e contribuendo a creare quella “magica atmosfera” che si ha solo quando si partecipa alla nascita di qualcosa di “importante ed unico”. Ma, oltre Beckett, quella che si sta concludendo è stata, per le attività ed i programmi del Teatro Studio e di Scandicci Cultura, una stagione davvero positiva. Complessivamente sono state organizzate 80 serate tra musica, teatro, incontri, convegni. Quasi 10 mila gli spettatori. E grande successo, quest’anno, per la programmazione al Teatro Aurora che ha registrato nei quattro spettacoli in calendario – Alessandro Benvenuti con Banda Improvvisa, La compagnia della Fortezza, Davide Riondino e Moni Ovadia (record con 754 presenze in sala)- ben 2.300 spettatori. Positivi anche i risultati registrati per il teatro ragazzi che, programmato dai Piccoli Principi, ha richiamato 1.540 spettatori per 13 giorni di rappresentazione. 1.677 invece le persone che hanno seguito la stagione musicale (8 concerti) che ha segnato il suo massimo con il concerto di John Cale (oltre 400 spettatori). Tutto perfetto, quindi? “No, che c’entra. Non sta a me dirlo. L’autoelogio è sempre odioso”, affermaFrangioni. Che, certamente molto soddisfatto, ritorna sulla parte beckettiana del programma e non trattiene una considerazione finale e –diciamo noi- un po’ amara e polemica. “Con BeckettCentoanni abbiamo organizzato un evento unico in Italia. Scandicci è stata, per mesi, su tutta la stampa nazionale con centinaia di articoli e segnalazioni. Fortissimo è stato l’interesse dimostrato dai servizi culturali di Rai Uno, Rai Tre, RadioRai Uno e RadioRai Tre, che lo hanno diffuso come il più importante progetto culturale svoltosi in Italia quest’ anno. Considero tutto questo un atto di promozione della città e del territorio di grande rilievo e, dico io, di grande ritorno di immagine. Ma, quando siamo andati a cercare fondi privati per finanziare tutto il progetto e spiegato, ai nostri interlocutori, che l’investimento avrebbe prodotto non solo un grande momento culturale ma sarebbe stato anche interessante come operazione di marketing territoriale: bene, abbiamo avuto risposte elusive e disinteressate”. Ma Frangioni accenna con dispiacere anche alla scarsa attenzione avuta dalle istituzioni. “Per ora abbiamo delle promesse di finanziamento che spero si trasformino in manifestazione concreta di sostegno alla nostra iniziativa. Ma se davvero vogliamo pensare e programmare in termini di città metropolitana, e soprattutto finanziare la qualità e l’originalità delle proposte culturali, Provincia e Regione su tutte devono fare maggiormente la loro parte”. Già, perché questa stagione 2006, BeckettCentanni su tutto, è stata –oltre i numeri degli spettatori e la densità della programmazione- una proposta culturale che ha dimostrato come l’investimento in cultura può produrre effetti positivi e di crescita nel tessuto sociale diffuso. E, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di quanto possa pagare proporre qualità sopra ogni altra cosa. “E’ proprio cosi”, conclude Frangioni” questa volta, anche se non accade sempre (ma sarebbe meglio accadesse) la qualità è stata premiata. E con lei tutti noi, la nostra città prima di tutto”. [Claudio Armini]


CON BECKETT NEL CUORE
di Giancarlo Cauteruccio, direttore artistico Teatro Studio

Samuel Beckett rappresenta per me, molto più di un compagno di strada. In questi ultimi 16 anni vissuti intensamente nella città di Scandicci, dentro la scena del Teatro Studio, ho attraversato la sua opera con un impegno e una passione tali da essere riuscito a trasformare il mio modo di sentire l’arte e, forse, anche la vita.Tra il volto di Samuel Beckett e il volto di mio padre c’era una somiglianza spiazzante. Oggi che mio padre non c’è più, quei due sguardi che hanno accompagnato la mia vita, si sono fusi in uno solo.Il primo centenario di Samuel Beckett, con un progetto che ha occupato tutta la parte centrale della stagione del Teatro Studio, lo abbiamo celebrato con tutta la passione che contraddistingue l’energia culturale di questo spazio che proprio in questi anni, e anche grazie a Beckett, è diventato un punto di riferimento per il teatro contemporaneo nazionale e internazionale.L’esperienza creativa e l’esperienza umana, mia e dei miei collaboratori, si compenetrano, il buio e la luce dialogano, il silenzio e il vuoto si fanno più necessari, e tutto questo grazie al grande insegnamento di questo autore che davvero abbiamo assunto come guida concreta nel nostro impegnativo lavoro culturale che, con passione, dedichiamo a questa città.In questi anni abbiamo attraversato la solitudine de “L’ultimo nastro di Krapp”, e quella sua delicata bulimia nel mangiare le banane. Quei suoi occhi sentimentali rivolti verso il nulla, quella sua coscienza del fallimento. Abbiamo attraversato la logorroica Winnie di “Giorni felici”, che fugge al tempo mentre la terra arida sotto un sole di inferno ne risucchia il corpo, ma anche quella sua accettazione del tempo che la rende più sentimentale.Ci siamo inoltrati in quel corpo cieco ma potente di Hamm di “Finale di partita”, che gioca la sua partita fi no in fondo. Abbiamo attraversato quelle immagini care a Beckett nella pittura di Francis Bacon, di Van Velde, di Caravaggio, nella scultura di Giacometti, nelle cicatrici materiche di Alberto Burri. Abbiamo attraversato l’arte che assume una valenza nuova. Abbiamo ascoltato quelle musiche che Beckett adorava, per il contrasto tra presenza e assenza, quella composizione oscillatoria della settima di Ludwig Van Beethoven, e quei fi schietti e quei campanelli come strumenti manovrati da un “dio” non meglio identifi cato.Per questo abbiamo celebrato e festeggiato un autore che ha saputo alimentare con una forza impareggiabile tutta la cultura del ‘900 per entrare nel terzo millennio con un teatro che è davvero vivo e consapevole come se dovesse segnare una vera resa dei conti. Oggi più che mai abbiamo la necessità di capire questo punto zero al quale la nostra sedicente civiltà ci ha condotti. Un punto zero che Beckett aveva intuito, premeditato, compreso prima di trasferirlo magistralmente nella sua opera alla quale, con questo progetto, abbiamo voluto rendere omaggio. Ecco perché 1906BECKETT100ANNI2006 ha contenuto in sè la maggior parte dei rappresentanti della sua storia, dagli attori che per primi hanno portato Beckett nella scena – Giulia Lazzarini, Glauco Mauri -fino agli attori giovanissimi – Debora Zuin, Monica Bauco, Fulvio Cauteruccio, Danilo Nigrelli - che per la prima volta in questo progetto si sono misurati con il teatro del grande drammaturgo; dagli studiosi che in Italia nelle università hanno diffuso i punti più reconditi della sua opera - Università di Firenze, Bari, Torino, Napoli, Roma ; dai performers di nuova generazione per i quali l’estetica beckettiana è stata determinante nei loro processi creativi – Motus, Egumteatro, Virgilio Sieni -; dai critici che hanno promosso la presenza di Beckett in Italia ad alcuni artisti contemporanei che non sono riusciti a sottrarsi alla tensione beckettiana, con una mostra dedicata a Samuel Beckett che ci vede impegnati al Museo Pecci di Prato dal 6 maggio al 30 giugno. Un progetto, questo, che si è sviluppato nell’arco di 4 mesi contribuendo a proiettare il grande poeta irlandese principalmente all’attenzione delle nuove generazioni che hanno risposto con grande interesse, ma anche e soprattutto alla città che, da esso, ha tratto grande prestigio.