PRIMO PIANO
INTERVISTA CON IL SINDACO

Foto in alto e a fondo pagina: due momenti della vita istituzionale del Sindaco Simone Gheri; durante il convegno Reporter di Pace e alla consegna di alloggi Peep

Giro di boa per la legislatura, che a gennaio supera la scadenza di metà mandato. Per l’occasione abbiamo intervistato il primo cittadino Simone Gheri, col quale abbiamo affrontato i temi dell’economia, della fi nanza nazionale e locale, delle opere pubbliche, dell’urbanistica, della cultura. La nostra città, spiega il sindaco, sta affrontando le stesse sfide che sono in corso per il rilancio dell’Italia.


Signor Sindaco, dal prossimo mese si lascia alle spalle la prima metà del suo mandato. Da quando è in vigore la legge per l’elezione diretta, i Primi cittadini vivono il rapporto con il territorio quasi senza mediazioni: i Sindaci e le città sembrano perennemente impegnati a cercarsi a vicenda. Come giudica il suo rapporto con Scandicci?
Vivo come un privilegio il fatto di essere il Sindaco di Scandicci, perché la nostra città è una bella città, al centro di profonde trasformazioni: c’è un territorio che si sta innovando, ci sono attività economiche vitali. Inoltre qui esiste un tessuto sociale forte e coeso come è testimoniato dalla presenza di numerose e variegate forze associative, che interagiscono in maniera continuativa e costruttiva con l’amministrazione. Ciò indica un alto grado di maturità e di partecipazione democratica. Da parte mia, quindi, faccio ogni sforzo per dialogare con i cittadini circa le loro necessità e le loro proposte. E’ evidente, poi, che a me spetta la sintesi, perché governare signifi ca prendere decisioni e trasformarle in azioni positive per la collettività. La legislatura è iniziata con la crisi di due importanti aziende, Matec e Zanussi. Scandicci nelle cronache era diventata l’emblema di un’economia in declino; adesso non se ne parla più, sembra delinearsi per la città un nuovo profilo economico, ancor più incentrato su moda, lusso, design, alta tecnologia. La crisi di Matec e Zanussi non è stata una crisi locale, ma lo specchio di una diffusa e generale empasse di settori produttivi maturi e colpiti dalla competizione globale. Oggi per il gruppo Electrolux Zanussi sappiamo esserci segnali positivi, almeno per quanto riguarda le fabbriche del nord est, e speriamo questo possa rilanciare anche lo stabilimento fi orentino. Siamo intervenuti fin dall’inizio in modo diretto e determinato con gli strumenti a disposizione, in modo da trattare e contenere l’impatto che le scelte aziendali potevano avere sui lavoratori e sul tessuto economico e sociale della nostra città.
Per quanto riguarda Matec, le cose vanno secondo l’accordo sottoscritto lo scorso febbraio al ministero del Lavoro: ora viene la parte più impegnativa, quella relativa alla reindustrializzazione, che deve vedere la proprietà svolgere un ruolo attivo nel consentire a imprenditori capaci di ridare vita a quegli spazi. Devo dire che anche il tessuto imprenditoriale della nostra città ha risposto molto bene, tant’è che diversi lavoratori hanno trovato sempre a Scandicci una nuova occupazione: un’importante ditta per strumenti di ottica, la Cso, ad esempio ha assunto dodici lavoratori ex Matec.
Ma questa crisi ha creato un’emergenza sociale. Può un’economia post industriale, che poggia soltanto su qualità e innovazione, assorbire lavoratori e investimenti di un sistema in cui ancora esisteva la catena di montaggio?
Ripeto, non si tratta di crisi economiche e sociali di carattere locale, ma di un sistema paese. In questa chiave vanno affrontate le crisi e trovate le soluzioni. Scandicci, l’area fi orentina e la Toscana sono uno degli anelli del sistema economico nazionale, qui esiste un livello di specializzazione basato sul sistema moda e lusso, che ci rende leader nel mondo per questi prodotti. In altre aree della regione si impongono specializzazioni diverse: gli analisti economici ci dicono che il futuro è positivo per una economia che abbia i propri cardini nella qualità, nella creatività, nella tecnologia, nell’eccellenza. Se è così, se la ricetta per il rilancio del Made in Italy dettata in prima persona dal presidente di Confindustria Montezemolo è valida, la nostra città ha accolto in pieno l’innovazione: da noi, come in poche altre parti d’Italia tra cui Maranello con la Ferrari, o alcune zone delle Marche per le calzature o i mobili, sono già presenti i maggiori marchi mondiali del lusso. Occorre perseguire insieme con l’intero sistema produttivo della pelletteria, grandi e piccoli insieme, l’obiettivo di radicare sempre di più nel nostro territorio il know how e la produzione di alta gamma: va in questa direzione il progetto del Castello dell’Acciaiolo, fulcro della creatività, dell’innovazione e del saper fare. Devo dire che queste parole d’ordine hanno fatto breccia anche negli altri settori, con eccellenze nella nostra città anche per l’artigianato tecnologico, l’arredamento artistico e la meccanica di precisione.
Eppure le agenzie di rating ci danno come un paese in crisi, la Finanziaria si profi la difficile per i cittadini e per gli enti locali; in questa situazione è possibile un impoverimento del territorio?
Si prospettano diffi coltà per gli investitori?
Usciamo da cinque anni di crisi economica che
le politiche del Governo precedente non hanno saputo affrontare e risolvere. I nodi vengono sempre al pettine. Una politica di rigore è senza dubbio necessaria, ma altrettanto indispensabile è dare fi ducia al paese, farlo ripartire, far capire a tutti che esiste una missione che non può essere solo il risanamento del deficit ma il raggiungimento di un nuovo grado di benessere ad ogni livello. Altrimenti giochiamo in difesa. Il timore è che gli effetti benefi ci del rigore e del risanamento siano annullati o non percepiti dal predominare di uno stato emotivo e di un clima anche psicologico oltre che politico, dove appunto i problemi del passato prevalgano sulle speranze per il futuro. La Finanziaria certamente peserà sulle tasche di alcuni settori della popolazione e su certe categorie di lavoratori e di imprenditori; peserà sulle casse degli enti locali, che dovranno ricorrere sempre più al reperimento di risorse proprie per i servizi, gli investimenti, le opere pubbliche. Bisogna riuscire a stipulare un nuovo patto dove il rigore non sia soltanto per il risanamento, ma per sviluppo e progresso.
“Reperimento di risorse proprie”: non è forse un eufemismo per annunciarci l’aumento delle tasse del Comune?
Stiamo lavorando al nostro bilancio di previsione che approveremo all’inizio del 2007, un bilancio che si preannuncia molto diffi cile. Tre sono i criteri sui quali ci orientiamo: rigore, che vuol dire controllo e razionalizzazione della nostra spesa, e lotta all’evasione; effi cienza, ovvero aumento della produttività e riorganizzazione del modo di lavorare della struttura comunale e di pensare gli interventi; equità, ovvero ‘da ciascuno secondo i propri mezzi, a ciascuno secondo i propri bisogni’. Il bilancio troverà un proprio punto di equilibrio nella riduzione delle spese, in un adeguamento delle tariffe, in una manovra sull’addizionale Irpef e, se ce la facciamo, in una riduzione dell’aliquota Ici sulla prima casa. Nel complesso, ma con equità, il gettito complessivo derivante dalle imposte locali crescerà: è indispensabile se vogliamo mantenere i nostri servizi, manutenere strade e marciapiedi, se vogliamo continuare ad investire sul nostro territorio, perché soltanto migliorando e creando le condizioni per un nuovo sviluppo possiamo pensare ad un futuro di maggior benessere.
A proposito di futuro della città: a che punto sono le nuove opere pubbliche, ovvero la tramvia e la terza corsia A1? Scandicci in questi mesi è un cantiere aperto: si aspettava disagi maggiori o minori per i cittadini?
Abbiamo lavorato per due legislature alla progettazione di queste grandi opere: a breve presenteremo anche il disegno del nuovo centro cittadino che lo studio di Richard Rogers sta ultimando. Certamente terza corsia e tramvia sono due interventi di grande impatto sulla città, ogni trasformazione crea problemi contingenti, che obbligano ognuno di noi ad adattarsi e a modificare le abitudini. Abbiamo spiegato, informato, illustrato i progetti in maniera puntuale e capillare, abbiamo fatto decine di incontri, assemblee, riunioni, abbiamo confrontato e in alcuni casi modifi cato quel che era possibile perché ci si può sempre correggere per fare meglio. Abbiamo risolto i casi più diffi cili e sempre cerchiamo di contenere al massimo i disagi. Bisogna considerare che stiamo parlando di due opere complesse ed imponenti. Per la tramvia ci sono dei ritardi rispetto alla tabella di marcia fi ssata: siamo impegnati, pressando le ditte appaltatrici, affi nché la data di ultimazione dei lavori sia entro la fine del 2008. Per la terza corsia, al contrario, per ora si stanno rispettando le previsioni.
Secondo l’accusa rivolta negli ultimi mesi da alcuni comitati, invece, il Comune non ascolterebbe a suffi cienza i pareri dei cittadini. E’ d’accordo?
Si sono formati in questi ultimi tempi, e su problemi specifi ci, alcuni comitati di cittadini. Si tratta di una modalità per partecipare alla vita pubblica pienamente legittima, siamo sempre stati disponibili al dialogo e al confronto, anzi, partecipazione e cittadinanza attiva sono per noi un metodo per amministrare. I comitati, tuttavia, chiedono la soluzione dei loro problemi molte volte senza considerare gli effetti che questi possono comportare sull’organizzazione della città nel suo complesso; al sindaco e all’amministrazione spetta il compito di agire nell’interesse generale. La discussione e il confronto sono indispensabili, ma ogni processo partecipativo deve concludersi con una scelta che sia la più responsabile possibile.
Siamo quasi alla conclusione dell’iter per l’approvazione del Regolamento urbanistico,
che quando sarà in vigore sostituirà il Piano regolatore generale del 1991. Qual'è la fi losofi a alla base del più importante strumento di governo del territorio?
Il Regolamento urbanistico dà concretezza alle impostazioni e alla fi losofi a defi nita nel Piano strutturale: completamento ed espansione della città lungo l’asse della tramvia, con gli interventi per il nuovo centro del progetto Rogers e quelli nell’area compresa tra il Cnr e il deposito della tramvia, e, verso Firenze, lungo viale Moro e il quartiere di San Giusto. A ciò si aggiunge la scelta di piccoli interventi di ricucitura nella Piana, in modo da migliorare il rapporto tra residenza e settore produttivo. Il Regolamento conferma la sostanziale salvaguardia delle aree collinari, dove prevediamo soltanto interventi di recupero essenzialmente legati al turismo e a modesti incrementi della capacità ricettiva. Grazie alle scelte delle amministrazioni di Scandicci, le nostre colline sono le più tutelate di tutta l’area fi orentina.
Da quando è Sindaco l’abbiamo vista tagliare nastri, inaugurare giardini, festeggiare l’apertura di strade pedonali, opere che sono anche il risultato di scelte fatte nella legislazione precedente. Quali sono i prossimi progetti per gli spazi pubblici?
Prima di tutto voglio dire che è una grande soddisfazione vedere portati a termine progetti ai quali avevo lavorato in veste diversa negli anni precedenti. Per quanto riguarda il domani riconfermo che la cura ed il recupero dello spazio pubblico sono essenziali per elevare la qualità della vita. Poter avere strade dove passeggiare, giardini e piazze dove sostare ed incontrarsi signifi ca elevare le occasioni di comunicazione
e socializzazione tra le persone, penso per esempio a quanto succede durante la Fiera oppure nelle sere d’estate, con gli spettacoli e i negozi aperti. Creiamo una dimensione che è sociale e culturale, senza la quale una città non può defi nirsi tale. E’ indispensabile che tutti comprendano che investire in opere di questo tipo è per noi irrinunciabile, quindi pur nei limiti delle risorse oggi a disposizione continueremo su questa strada. Abbiamo in programma un intervento di miglioramento di piazza Togliatti, favorendo la pedonalità. Nell’immediato stanno partendo i lavori per piazza Brunelleschi a Vingone, e, alla luce degli studi realizzati in un seminario internazionale dalla Fondazione Targetti, metteremo in programma anche un progetto su piazza Di Vittorio a Casellina, oltre a tanti altri interventi diffusi sull’intero territorio. Tra le scelte forti di questa legislatura, inoltre, vi sono gli interventi e i progetti per le scuole, oltre 10 milioni di euro in 4 anni, per lavori di ampliamento e di adeguamento che riguardano la Marconi, la Spinelli, la Pettini, la Gabbrielli, oltre alle scuole dell’infanzia e gli asili nido.
Infi ne una domanda sulla cultura. Come giudica il lavoro dell’istituzione Scandicci
Cultura dopo quasi due lustri dalla nascita? Quali reputa siano gli eventi di maggior rilievo
nell’offerta cittadina?
Una premessa: ho una visione ampia del termine cultura. Ritengo cultura realizzare una piazza in un modo piuttosto che in un altro, oppure redigere un bilancio dando priorità diverse. La cultura ha, innanzitutto, bisogno di una visione e di una sensibilità. In questo senso si tratta di operare con il massimo della trasversalità possibile, e su questo livello con Scandicci Cultura siamo in grande sintonia. Di questo ultimo anno cito soltanto tre esempi di grande qualità: la rassegna dedicata al centenario della nascita di Samuel Beckett, che ha avuto un’ampissima risonanza e per la quale il direttore artistico del Teatro Studio Giancarlo Cauteruccio ha ricevuto un importante riconoscimento da parte della critica; l’installazione a Poggio Valicaia di “Fontana arbitraria”, opera di Gilberto Zorio, uno dei più importanti artisti contemporanei italiani; le iniziative di Reporter di pace, che con la presenza a Scandicci di giornalisti iracheni e di corrispondenti internazionali hanno permesso ad oltre trecento persone, in gran parte studenti, di avere un punto di vista diretto sulla guerra in Iraq e sui destini di quel popolo.
[Matteo Gucci]