il Centro al centro
Giunge a scadenza il vecchio Piano Regolatore ed il 2001 segnerà l’avvio della discussione e redazione del nuovo Piano Strutturale. Del vecchio disegno urbanistico pensato oltre 10 anni fa dagli architetti Gregotti e Cagnardi molte cose sono rimaste solo sulla carta. Tra queste il Nuovo Centro cittadino che oggi più di ieri rappresenta la chiave di volta per completare una parte della città che negli ultimi anni ha già vissuto significative trasformazioni. Si concentreranno in questo spazio compreso tra il Palazzo Comunale, l’area del CNR e lungo il tracciato della tramvia gli interventi più importanti. Ma con il Piano Integrato di Badia e con il Piano degli Insediamenti Produttivi per la Zona Industriale saranno toccate e ridefinite altre due importanti porzioni del territorio comunale. “Faremo un importante lavoro di marketing del territorio per una sua promozione tesa allo sviluppo equilibrato”, dice l’assessore all’urbanistica e vicesindaco Simone Gheri che a partire dalla prossima primavera prevede di avviare in Consiglio Comunale il procedimento sul Piano Strutturale.

Tra il Piazzale della Resistenza e via Francoforte sull’Oder:
una delle aree del nuovo centro
Nei lavori del prossimo Piano strutturale di Scandicci la priorità andrà al centro della città. La zona adesso di proprietà del Consiglio nazionale delle ricerche, il tracciato della tramvia dal palazzo comunale fino al parcheggio scambiatore con l’A1, la fermata principale di questa saranno l’oggetto di approfonditi studi da parte dei professionisti e degli amministratori che dovranno ripensare al nuovo volto di Scandicci; quei punti sono individuati come strategici per ricucire zone e quartieri sviluppati e cresciuti in epoche differenti, al momento senza legami di continuità. La scelta del professionista che dirigerà i lavori del Piano è prevista in tempi brevi. “La validità del Piano regolatore attualmente in vigore – spiega l’Assessore all’Urbanistica e Vicesindaco Simone Gheri – scadrà nella primavera del 2001. Fino a quella data potremmo scegliere anche l’opzione di andare a governare il nostro territorio con varianti al Prg, in via provvisoria, ma la nostra intenzione è quella di anticipare i tempi e di individuare al più presto il nome di chi avrà il ruolo di supervisore del nuovo lavoro. Questo per poter iniziare a muoverci con in mano uno strumento che ci consentirà di avere una visione unitaria di quella che è adesso, e di quella che invece sarà in futuro la città”. Nell’idea degli amministratori cambia di molto, rispetto a quella che portò negli anni ottanta alla stesura dell’attuale Piano Regolatore – affidato agli urbanisti Gregotti e Cagnardi – la filosofia di fondo che dovrà ispirare chi sarà nominato a ripensare Scandicci per il prossimo futuro. “Il modo in cui si arrivò alla progettazione del centro con il vecchio Prg – prosegue il Vicesindaco – e soprattutto i contenuti di quel Piano che tuttavia erano coraggiosi, ambiziosi e di qualità, non hanno consentito di andare ad una realizzazione dei disegni e di ciò che era previsto nel centro.
Questo perché non veniva contemplato un coinvolgimento diretto degli investitori e poi perché non erano del tutto evidenti le dinamiche economiche e sociali che poi si sono sviluppate su questo territorio. Adesso abbiamo bene in mente questa lezione e ci muoveremo di conseguenza. Il primo obiettivo è di portare avanti una politica di marketing territoriale soprattutto per quanto riguarda il centro della città, evidenziando le opportunità con le quali chi investirà lì potrà iniziare le proprie attività. Noi pensiamo che ce ne siano”. Il Prg che aveva come riferimento il lavoro di Gregotti e Cagnardi prevedeva due “porte parco” in entrata da Firenze dal viale Nenni e in uscita verso le colline – ovvero due vaste aree verdi che delimitassero visivamente e fisicamente la municipalità scandiccese – e la realizzazione di un centro caratterizzato da una serie di funzioni accentrate e di volumi in cemento arroccati nei pressi del nuovo palazzo comunale, che in quegli anni era stato da poco inaugurato; accanto al comune in pratica dovevano essere edificate due torri alte sessanta metri – poi nel progetto furono ridotti quasi alla metà dalla Regione per motivi di armonia con il paesaggio collinare che circonda Scandicci, e questo snaturò di molto il lavoro dei due urbanisti – sotto le quali erano previste tra le altre opere un teatro, un auditorium, una cattedrale e una nuova piazza rialzata. Era in atto in quegli anni una riflessione sulla mancanza di identità della città che aveva appena visto terminare una crescita esponenziale dei suoi abitanti, e sulla necessità di averne una. Il centro pensato allora rappresentava una sorta di totem, un catalizzatore per le attività umane dei cittadini scandiccesi. Interventi più diffusi sul territorio saranno invece contemplati dal nuovo Piano strutturale. Anche la riflessione sull’identità della città nel frattempo si è evoluta, e Scandicci è sempre più “gestita” dagli amministratori e vissuta dai cittadini come un territorio contiguo a Firenze. “Ci sarà da sciogliere una serie di nodi – dice Gheri – come ad esempio quello della fermata della tramvia davanti al Palazzo comunale. Dovrà diventare un piccolo centro propulsore della vita degli scandiccesi ma non solo. Dovranno esserci negozi e servizi, sarà dato spazio alle diverse attività. E’ nostra intenzione andare ad un project financing con i privati, per non commettere l’errore di non coinvolgere nella progettazione anche coloro che in quegli spazi dovranno lavorarci. Poi c’è tutta l’area fino al parcheggio scambiatore della tramvia, che non andrà isolato dal resto del tessuto urbano; pensiamo ad una zona sia per la residenza che per una serie di altri servizi. Tra le funzioni prioritarie ci sarà anche quella della ricezione turistica: dovranno nascere qui almeno due hotel di qualità: per questo è utile una politica di marketing territoriale”. Ma il Piano strutturale parte già con dei tasselli aggiustati nel vigente Prg; per le colline ad esempio la variante alle aree extraurbane andrà a compimento già nei prossimi mesi; per Badia a Settimo è invece già previsto un Programma integrato di intervento. “Un’altra partita importante del lavoro che andremo a intraprendere — conclude l’Assessore all’Urbanistica — sarà quella della zona industriale. Servono alcuni interventi migliorativi il primo già conseguito con i Pratoni dove andranno i magazzini dell’Unicoop. C’è da lavorare alla definizione del Pip, il Piano degli insediamenti produttivi, che da anni attende di essere realizzato. Anche per quello deve essere ripensato il ruolo dell’iniziativa pubblica, perché abbiamo visto che così intesa non porta ai risultati che invece sono realmente necessari alle imprese. Per la zona industriale pensiamo che invece di andare alla ricerca sfrenata della quantità di investimenti, senza pensare concretamente a quello che possono offrire al nostro territorio, sia più opportuno puntare alla qualità”. L’ideale, secondo Gheri, sarebbe portare gli atti per l’avvio del procedimento di Piano strutturale in Consiglio comunale già nella primavera prossima.
Matteo Gucci

POST-IT
...ma la gara deserta rinvia la tramvia
Per Scandicci, come d’altronde anche per Firenze, la tramvia, non è e non è mai stata solo una infrastruttura per il trasporto pubblico, ma un volano per la trasformazione urbanistica, lo sviluppo e la modernizzazione del territorio. Abbiamo sentito affermare questi concetti molte volte e le dichiarazioni dell’Assessore Gheri riportate qui sopra li ribadiscono entrando anche più nello specifico. Coerentemente a quanto sostenuto in tutti questi anni, prima dal Sindaco Gianni Bechelli poi da Giovanni Doddoli, Scandicci è convinta, determinata ed irriducibile sostenitrice della bontà del progetto. Ma quando lo scorso 26 luglio, termine ultimo utile, nessuna delle cinque industrie ferrotramviarie individuate, a livello europeo, tra le più affidabili, ha risposto all’invito di Ataf e del Comune di Firenze a presentare la propria offerta, si è assistito ad una brusca frenata che ha rallentato i tempi di realizzazione dell’opera. Lo stesso incidente -gara deserta- successe lo scorso anno a Verona e Parma. Le diverse parti politiche hanno dato dell’episodio letture differenti: per il centrodestra ed i nemici della tramvia, una lezione meritata da una amministrazione di centrosinistra incapace di portare in fondo i propri progetti. Per altri il sospetto che tutte le aziende si fossero accordate nel non partecipare alla gara per alzare il prezzo. Nella sostanza, la lettura dell’episodio fatta da Firenze è che si sia trattato soprattutto di un incidente tecnico, certo un colpo duro, ma prontamente assorbito. Cercare i punti deboli della vecchia gara, ripartire immediatamente con la nuova per concluderla entro la fine di quest’anno. Questo ma non solo nelle dichiarazioni degli amministratori fiorentini, perchè Palazzo Vecchio ha addirittura rilanciato con l’impegno ad accelerare i tempi e l’iter per realizzare la seconda linea di tramvia, quella da Peretola a Piazza Beccaria. Intanto, per sapere chi farà la prima si dovrà comunque aspettare ancora: forse, dicono i più ottimisti, potrebbero bastare davvero pochi mesi.
Cl.Ar.C.
Cos’è
il piano strutturale
Pensare al nuovo volto urbanistico delle città tenendo conto anche delle dinamiche sociali ed economiche. Il Piano strutturale è il nuovo strumento a disposizione degli amministratori comunali previsto dalla legge regionale per il governo del territorio, la numero 5 del 1995 che definisce anche i ruoli che devono avere in materia le amministrazioni regionale e provinciali; inserito all’interno del Piano regolatore generale assieme al regolamento urbanistico e al programma integrato di intervento, il Piano strutturale rappresenta un punto dal quale partire per una ridefinizione delle città, con elementi che completino quelli strettamente urbanistici utilizzati negli ultimi decenni. Si tratta in pratica di partire con uno studio dell’esistente condotto da un livello di osservazione più alto – quasi una foto aerea – che consenta di portare avanti indicazioni sui piani e sui volumi dei tessuti urbanizzati e delle zone agricole ma che tenga in considerazione – questa la novità – oltre ai servizi e alle funzioni anche le dimensioni temporali del vivere quotidiano, con una serie di indirizzi sugli orari delle città. Il Piano strutturale è uno strumento a maglie larghe, mentre quelli degli ultimi decenni erano costituiti da un insieme di previsioni capillari degli interventi. Con il Piano strutturale, soprattutto, viene contrapposta alla vecchia logica di una progettazione rigida a tavolino di ogni segmento di territorio - che poi andava esportata all’esterno delle stanze del palazzo comunale, ed era proprio in quella fase che emergevano le discrepanze tra la teoria indotta e le esigenze del vissuto quotidiano locale – la consapevolezza che è necessario tenere in considerazione la forza di dinamiche che nascono indipendentemente dal volere degli amministratori, che è bene che queste prendano vita, e che è necessario che trovino le migliori condizioni possibili. Sono concetti che stanno dentro ad una riflessione di questi ultimi anni sul ruolo della funzione pubblica, sulla necessità di intraprendere politiche “per” lo sviluppo, da opporre a quelle “dello” sviluppo. Il Piano strutturale contiene il quadro conoscitivo dettagliato, a livello comunale, delle risorse individuate dal Piano territoriale di coordinamento di competenza provinciale, e gli obiettivi da perseguire nel governo del territorio. Devono essere inoltre individuati i sistemi e i sub sistemi ambientali, insediativi, infrastrutturali, di servizio e funzionali da realizzare; gli elementi per la valutazione degli effetti ambientali; gli indirizzi e i parametri da rispettare nella predisposizione della parte gestionale del Piano regolatore e il quadro conoscitivo delle attività svolte sul territorio, con la finalità di un riequilibrio e di una riorganizzazione dei tempi, degli orari e delle necessità di mobilità. Per quanto riguarda i diversi sistemi di riferimento ambientali, territoriali, urbani, rurali e montani è necessario che siano accompagnati dai rispettivi statuti. Per una durata massima di tre anni, infine, nel Piano strutturale possono essere inserite anche specifiche salvaguardie ambientali o architettoniche, valide fino all’approvazione dei regolamenti urbanistici.
Nell’avvio del procedimento di formazione del Piano, che spetta al consiglio comunale e la cui deliberazione deve essere trasmessa alla Giunta regionale e alla Giunta provinciale, devono essere indicati il quadro conoscitivo di riferimento – anagrafico, economico, sociale – le ulteriori ricerche da svolgere e gli obiettivi da perseguire, in relazione alle verifiche compiute sullo stato di attuazione dello strumento urbanistico comunale in vigore. Il Comune adotta il progetto di Piano strutturale che viene depositato in consultazione a tutti i cittadini e alle associazioni che per trenta giorni possono presentare osservazioni – tutelati da un garante dell’informazione individuato dall’Ente locale – dopodiché entro novanta giorni di tempo deve pronunciarsi nuovamente, confermandolo o apportando modifiche relative alle osservazioni ricevute. Viene poi richiesto alla Provincia il parere di conformità con il Piano territoriale di coordinamento, infine il progetto è sottoposto all’approvazione del Consiglio comunale.
M.G.