Enterprise PRADA
Per l'area della ex Fonderia delle Cure, lo studio Herzog e de Meuron, prestigioso binomio dell'architettura contemporanea, sta progettando lo stabilimento di Prada. 69 mila metri cubi per la produzione e la vendita, parcheggi ed aree a verde. Una disegno di grande qualità e modernità che i due architetti di Basilea hanno realizzato ispirandosi alla viva materialità della pelle, le finestre come pori che respirano, il colore caldo e ambrato della concia. Un disegno che a noi riporta invece alla mente le affascinanti immagini della Enterprise, l'astronave di 2001 Odissea nello spazio. In ogni caso per Scandicci si tratta del primo segno tangibile legato alla scelta di realizzare interventi urbanistici ed architettonici di grande pregio estetico. La stessa scelta che ha portato ad affidare allo studio di Richard Rogers ed a Giancarlo Paba il compito di disegnare quella "città per baciarsi" a cui già si è iniziato a lavorare.

La stele di Prada collocata dove sorgerà il nuovo stabilimento
Ora, a segnare il territorio, si alza la sua stele con su scritto Prada, e insieme all'ora italiana quella di New York e Tokio, in carattere digitale: la modernità, il globale. Ed il glocale, perché solo qui, in questa fetta di Toscana, risiedono abilità manuale, culturale, sapere professionale e tecnologico in grado di dare vita, forma, carattere e valore ad un oggetto di pelle da proporre al mercato internazionale.
Per questo, separati soltanto da pochi metri di nastro autostradale, qui e non altrove, si fronteggeranno tra poco tempo Prada e Gucci, marchi ed aziende leader nel mondo per la produzione di accessori di lusso.
Località "Il Tino", si legge nelle carte, un nome che certo rimanda ad una Scandicci lontana nel tempo. Poi area della Fonderia delle Cure, l'industria pesante del ferro e dell'acciaio.
Qualcosa di più vicino, addirittura recente, che ritroviamo nei volti e nelle figure di Ferdinando Farulli sulla bellissima vetrata che da luce calda e pura alla Sala del Consiglio Comunale. Qui, dentro un perimetro che vale 65 mila metri quadri, atterrerà "Enterprise Prada".
Gli Atti

Un lungo viaggio, ancora non concluso: ma il biglietto è stato staccato nel luglio scorso, ed indietro non si torna perché il Consiglio Comunale ha approvato la delibera che sancisce il via al piano di recupero di quell'area ed alla edificazione dello stabilimento.
Un viaggio iniziato nel 1998 con l'acquisto dei terreni da parte de I Pellettieri d'Italia, oggi Prada Industrial S.p.A., e l'avvio dei rapporti con l'Amministrazione Comunale: i primi fortemente interessati ad insediarsi nel cuore dei "saperi" della produzione pellettiera mondiale; i secondi al recupero di un territorio importante, strategico ed a risanare un insediamento industriale dismesso.

Modello dello stabilimento Prada esposto a Milano
Il 18 giugno di quell'anno il Consiglio Comunale approva la variante al Piano Regolatore relativa alle aree ad edificazione speciale per standard che apre la strada all'intervento di recupero e ristrutturazione per la ex Fonderia delle Cure.
A quell'atto altri ne seguono. Il 28 aprile del '99 viene sottoscritto un protocollo d'intesa per la riqualificazione urbanistica dell'area. Il 5 ottobre dello stesso anno viene avviato il procedimento di formazione della variante urbanistica che viene adottata dal Comune dopo un anno, il 31 ottobre 2000, e confermata il 6 marzo del 2001 con la delibera di controdeduzioni delle osservazioni nel frattempo pervenute.
Il 7 maggio di quest'anno Prada Industrial S.p.A. presenta il Piano di recupero e ristrutturazione urbanistica destinato alla riqualificazione dell'area della ex Fonderia delle Cure, piano che riceve il parere favorevole prima della Commissione Edilizia Integrata poi della Commissione Urbanistica.
La delibera di approvazione del Piano di recupero viene iscritta all'ordine del giorno del Consiglio Comunale che la esamina l'11 luglio scorso con il voto favorevole della maggioranza di centro sinistra, il consenso di Rifondazione Comunista, l'astensione di Forza Italia ed Alleanza Nazionale, il voto contrario del Ccd.


Il piano di recupero

Quello che Herzog e de Meuron stanno progettando è un complesso produttivo organizzato in un unico edificio di 10 mila metri quadri di superficie coperta disposto su due piani. All'interno anche uno spazio per la vendita diretta, quello che in gergo viene chiamato un outlet. L'area dell'intervento misura 30.700 metri quadri e comprende anche piazzali per la movimentazione dei mezzi, spazi per la sosta e zone a verde.
A questo vanno aggiunti tutte le opere di urbanizzazione che prevedono 26 mila mq di verde, di cui una parte attrezzata e ad uso pubblico; due parcheggi, uno su via di Casellina per 4.100 mq, l'altro su via delle Sette Regole per 5.580 mq, per un totale di 300 posti auto e 10 posti autobus. Interventi anche sulla viabilità, con l'allargamento della sede stradale di via delle Sette Regole e la creazione di una rotonda per l'inversione del senso di marcia.
Poi le infrastrutture, fognature, estensione delle reti per acqua, gas ed energia elettrica; gli impianti di depurazione e le opere di risanamento idrogeologico ed idraulico.


L’architettura

Sono Herzog e de Meuron, prestigioso binomio dell'architettura contemporanea, che stanno progettando lo stabilimento. Una disegno di qualità e modernità che i due architetti di Basilea, lo scorso 9 maggio, hanno già mostrato in un incontro molto riservato all'Amministrazione Comunale ed alla Sovrintendenza ai beni ambientali e monumentali di Firenze.
Un plastico, prototipo e work in progress ancora non definitivo, che è stato molto apprezzato, che anche noi abbiamo visto, ma del quale non abbiamo immagini ufficiali da mostrare, se non questa, presa in prestito da uno degli ultimi numeri de mensile Abitare che ha dedicato un ampio servizio alla mostra milanese sui lavori ed i progetti dei due architetti svizzeri.
Una immagine che è molto simile al modello presentato nell'incontro a Scandicci e che la didascalia di Abitare descrive come "il secondo stabilimento di Prada in via di progettazione per un comune della Toscana".
"Ci siamo ispirati alla materialità della pelle, ai suoi pori, al suo colore", hanno detto quel giorno gli architetti dello studio svizzero nel mostrare il loro plastico. Un disegno che a noi ha riportato invece alla mente le affascinanti immagini della Enterprise, l'astronave di 2001 Odissea nello spazio. Un progetto che, in quell'incontro tenuto al Comune, è stato molto apprezzato. Tanto da far dire al sovrintendente Lolli Ghetti "magari ne venissero progettate di opere di tale qualità e bellezza; penso che dopo la chiesa dell'autostrada di Michelucci si tratti dell'intervento di architettura contemporanea più significativo per Firenze".
Arrivare a questa qualità, non è stato comunque facile. Né era scontato raggiungere l'obiettivo di avere invece di uno stabilimento "anonimo e senza carattere" un importante segno di architettura contemporanea.
"Eravamo partiti da qualcosa di molto più tradizionale ed impersonale", racconta il vicesindaco ed assessore all'urbanistica Simone Gheri.
Poi Prada ha capito che in questo territorio pregiato, in questa parte dell'area fiorentina, non poteva costruire solo uno stabilimento industriale ma giocare e vincere la sfida per un intervento di grande qualità estetica ed architettonica. Così è stato.
Anche se dal quartier generale di Prada ancora non trapela nessuna immagine ufficiale di come sarà l'intervento di Scandicci è certo che Herzog e de Meuron lasceranno il loro segno tangibile, la prima realizzazione di grande pregio estetico, coerente alle scelte dell'Amministrazione Comunale che troveranno la più ampia e completa sintesi nel disegno urbanistico e nel piano strategico a cui hanno già ha iniziato a lavorare lo studio di Richard Rogers, altro "gigante" dell'architettura, ed un urbanista di altrettanto valore come Giancarlo Paba e la sua équipe dell'università fiorentina. (Cl.Ar.)
POST-IT
Herzog & de Meuron Architekten
Svizzeri, di Basilea. Jacques Herzog nasce il 19 aprile del 1950. Pierre de Meuron dopo 19 giorni, l'8 maggio. Studi paralleli e nel 1975 per entrambi l'architekturdiplom all' ETH di Zurigo. Due anni di pratica come assistenti di Aldo Rossi e Dolf Schnebli e nel 1978 l'apertura dello studio Herzog & de Meuron.
Il lavoro, subito intenso, dalla loro Basilea, per la quale realizzano moltissimi progetti, porta i due architetti in giro per mezza Europa a creare e firmare progetti per Vienna, Monaco, Dijon, Parigi, Francoforte,Londra, Stoccarda, Zurigo, Bonn. Tra le realizzazioni più prestigiose la New Tate Gallery di Londra. Il lavoro dello studio, sino agli inizi degli anni '90, si intreccia anche con l'impegno accademico che li vede impegnati alla Cornell University di Ithaca, nello stato di New York (1983), alla Akademie der Kunste di Berlino (1987), alla Harvard University di Cambridge, nello stato del Massachussets (1989) alla Tulane University di New Orleans (1991).
Poi l'incontro con Prada, per la quale Herzog e de Meuron hanno già progettato interventi a New York, San Francisco, lo stabilimento di Terranova, ed ora questo di Scandicci. (Cl.Ar.)

A sinistra: Jacques Herzog
A destra: Pierre de Meuron

Il Sindaco
“Questa è anche politica industriale”
Non solo urbanistica, non solo qualità estetica delle architetture. Ma anche, e forse soprattutto, un importante fatto di politica industriale. Questo pensa Giovanni Doddoli, Sindaco di Scandicci. E lo ha sempre pensato, fin dagli inizi della trattativa aperta tra l'Amministrazione Comunale e Prada. Era il 1997, ed il Sindaco, a seguito di una dichiarazione rilasciata alla stampa da Patrizio Bertelli , amministratore delegato del gruppo, il quale annunciava che l'azienda si apprestava a realizzare a Scandicci un nuovo stabilimento per un investimento previsto di 10 miliardi, commentò la notizia proprio con queste poche parole: "siamo davanti ad un grande fatto di politica industriale". Perché questa scelta del gruppo Prada non solo avrebbe rafforzato un apparato produttivo della pelletteria, internazionalmente già conosciuto per la qualità di tutte le imprese presenti -da quelle di livello mondiale, a quelle di grande e media dimensione, fino alla piccola impresa artigiana- ma avrebbe avuto anche una positiva ricaduta sui livelli occupazionali del settore e del suo indotto. Ed oggi, dopo quasi quattro anni da quel giorno, il Sindaco conferma e rafforza questa lettura dei fatti. "Il valore urbanistico ed architettonico dell'intervento che abbiamo di fronte è indiscutibile", afferma Doddoli "e ci apprestiamo a recuperare una porzione importante del nostro territorio. E farlo oggi, contestualmente all'avvio della procedura per il nuovo Piano Strutturale è ancor più significativo". "Ma", prosegue "non può sfuggire a nessuno il valore che l'arrivo di Prada ha ed avrà sul piano dello sviluppo economico ed industriale della nostra città e dell'intera area fiorentina". Occupazione diretta, quindi, perché, dice il Sindaco, parte di coloro che lavoreranno a Scandicci saranno nuovi addetti. Ma anche occupazione e ricchezza indirette, l'indotto e non solo. Per esempio i flussi di un turismo legato alla moda che troveranno qui, a pochi chilometri da Firenze, dalla sua stazione e dal suo aeroporto, un punto di approdo indispensabile e irrinunciabile. Al quale si aggiungeranno, se tutte le tessere della politica locale del Comune andranno al loro giusto posto, il centro internazionale per la pelletteria al Castello dell'Acciaiolo e l'Università della Moda a Villa Castelpulci. (Cl.Ar.)