Questione di baci
Dopo una approfondita discussione il Consiglio Comunale ha approvato la relazione al piano strutturale presentata dal vicesindaco Simone Gheri - Significativa l'astensione di tutte le forze di opposizione - Rilevante la "controrelazione" presentata per Rifondazione Comunista da Francesco Mencaraglia che ha sottolineato come la loro sia una "astensione interessata".
E' tutta questione di baci. Ovvero se devono essere baci di città o baci di periferia. Se sullo scorso numero di Città Comune per trattare il nuovo Piano regolatore avevamo scelto il titolo “Città per baciarsi” e la foto di Robert Doisneau “Le baiser de l'hôtel de ville” – la stessa utilizzata dal Vicesindaco Simone Gheri per aprire la relazione di presentazione del Piano al Consiglio Comunale –Rifondazione Comunista risponde con l’immagine intitolata “Baiser blottot”, immortalata dallo stesso artista, che va sulla prima pagina del documento presentato in Consiglio dal gruppo di opposizione: il titolo questa volta è “Anche in periferia ci si può baciare”.
Con buona pace di chi accusa le sinistre di essere sovietiche, i due scatti che aprono il dibattito politico tra gli ex ed i neo comunisti sulla “città che dovrà essere” sono parigini e non moscoviti, come del resto i soggetti sono giovani coppie e non politici dell’era brezneviana ad un congresso del Pcus. Detto questo, i contenuti della relazione dei due consiglieri di Rifondazione – il capogruppo Francesco Mencaraglia e Francesco Cortelloni – non hanno nulla di romantico, inteso come filone letterario e filosofico, e semmai andrebbero classificati come neo illuministi: razionalità scientifica e difesa dei principi universali, quali la giustizia sociale ed il diritto delle generazioni future a poter soddisfare le proprie esigenze, sono al centro di un documento complesso, dettagliato, globale e glocale ma soprattutto bello e riflettuto. Poi per molti aspetti è lontano anni luce da quello presentato dalla Giunta per voce di Simone Gheri, nel quale si annunciava l’affidamento del lavoro al Richard Rogers Partnership (ba-ciarsi in città perché “la città rende liberi”, che a rendere liberi siano le periferie nessuno finora l’ha mai ipotizzato); però a nostro parere gli amministratori farebbero bene a non pensare alle voci di Mencaraglia e Cortelloni come a quelle di due vetero compagni, nostalgici e arroccati nella difesa di un mondo che non c’è più. Il pianeta di cui parlano esiste eccome, e ci dispiace soltanto dirlo adesso che tutti se lo fanno rimbalzare di bocca in bocca da Genova a Göteborg, da Seattle a Città del Vaticano, trasformando il tutto, a poco a poco, in un discorso qualunquista buono anche per la corteggiatissima casalinga di Voghera. Di spunti da riprendere ce ne sono tanti nella relazione dei due consiglieri di Rifondazione che, dimenticavamo, al documento della Giunta non hanno dato un voto contrario bensì di “astensione interessata”, che se da una parte attende le risposte richieste, e di cui una parte dovrà arrivare a breve quando si parlerà di variante per le aree extraurbane, dall’altra sottolinea come una serie di ipotesi nella relazione fossero già presenti in precedenti documenti di Prc”, come ha spiegato Mencaraglia. Il capogruppo di Rifondazione Comunista ha anche sottolineato che “su questi temi si tratta di trovare da parte delle forze politiche il massimo di convergenza evitando di partire fin dall’inizio con forzature del tipo ‘decide chi governa’, quasi lasciando supporre che le proposte dell’opposizione siano a priori figlie di un dio minore”. Secondo il partito di sinistra la città dovrà avere uno sviluppo sostenibile, nel senso di “un miglioramento della qualità della vita senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di base”; se la definizione non vi ha chiarito granché il concetto, sappiate che siete in nostra compagnia, ma ci pensa poi il buon Mencaraglia, scienziato di professione e politico per passione, a chiarire il tutto trattando i temi della città come fossero quelli di un ecosistema fisico di base, “né più né meno che una foresta o una zona umida, con i suoi flussi nutritivi, con i suoi rifiuti e con le sue interazioni con ecosistemi prossimi”. Con questo parallelo i consiglieri di Prc tracciano le linee di quella che dovrà, secondo loro, essere la Scandicci del futuro. La prima domanda che si pongono è cosa farà Scandicci da grande? Secondo il documento del partito di sinistra la relazione di Gheri non sottolinea abbastanza che la nostra città si svilupperà soprattutto in base a come si muoveranno i comuni limitrofi, primo tra tutti Firenze. “L’esperienza passata, anche se la speranza è l’ultima a morire – si legge nella relazione – non sembra suggerire che da parte di Firenze ci sia la volontà a spostare funzioni qualificate; abbiamo il carcere ma senza il parco, abbiamo il depuratore ma la viabilità e anche in questo caso il parco languono; abbiamo una vaga promessa di dismissione del depuratore di San Giusto, ma nessuna garanzia per evitare l’immissione delle acque reflue del Galluzzo nella Greve”. Più che a Scandicci con Firenze, secondo i due esponenti del Prc, la realtà dei fatti ad oggi fa ancora pensare a Scandicci per Firenze. “Abbiamo avuto occasioni di incontro in cui venivano presentati meravigliosi progetti che dovrebbero andare ad insistere su un’area fertilizzata dalla tranvia, nei viali Nenni e Moro, e su cui per ora la progettazione indica solo realizzazioni di edifici residenziali architettonicamente brezneviani, di stazioni di servizio e di supermercati”. Poi una rivendicazione: parlare solamente di “funzioni”, di pregio o meno, non è sufficiente perché non rispetta il diritto all’ozio, ed in particolare il diritto ad utilizzarlo “per vagare nutrendo lo sguardo con ciò che ti capita sott’occhio” - ovvero, secondo noi, anche diritto al bello – perché è riduttivo pensare “che qualsiasi spostamento da un punto A ad un punto B è legato ad uno scopo ben preciso”. L’idea di Scandicci per Firenze tornerebbe secondo Rifondazione anche quando si parla di strutture ricettive nel nuovo centro, “affacciato sì sulle colline, ma soprattutto verso un grande parcheggio (quello di scambio tra l’A1 e la tranvia, ndr): ci sembra che nella migliore delle ipotesi possa produrre non tanto degli hotel quanto dei motel”. Le operazioni della tranvia, della terza corsia e dei nuovi insediamenti Coop produrrebbero “la quintessenza di ciò che gli urbanisti definiscono non luoghi, luoghi cioè privi di qualsiasi identità”. “Sempre a proposito d’identità della città ci sembra limitativo, per non dire pericoloso, il sottolineare sempre la vocazione di Scandicci per il settore dell’alta moda, in quanto il cosiddetto marchio tende sempre più a staccarsi dal settore della produzione per diventare un elemento immateriale. Non vorremmo che la ‘infelice’ coincidenza di trovarsi nei pressi di una apprezzata città d’arte, lo sviluppo del turismo dai tempi celeri ci trasformasse in una Disneyland della griffe o in un supermercato del lusso massificato”. “La sottolineatura poi, nella relazione dell’As-sessore, di Scandicci città per l’innovazione, che fa da pendant con il precedente slogan di Scandicci come città del terziario avanzato passando attraverso la Scandicci città sperimentale.Non che ci sia nulla di fondamentalmente sbagliato, per carità. Ma questo non toglie che per ora innovazione si traduce semplicemente in ipermercati e in opere Prada”. Secondo Mencaraglia & Co. è vero che Scandicci non è più un dormitorio, ma è anche vero che riuscire la sera a o di domenica a trovare un bar aperto può diventare un’impresa; nel concreto la proposta è di “individuare tutti gli spazi disponibili, attrezzarli in modo ‘leggero’ con panchine, muretti, prese di energia, acqua e scarico, rendendoli disponibili per iniziative che non debbano necessariamente essere associazioni esistenti o create ad hoc. Da non trascurare l’ipotesi di lasciare ‘naturalizzate’ anche aree verdi più o meno importanti.
Un’operazione simile, forse difficile da gestire tecnicamente, avrebbe tuttavia il vantaggio di aumentare la biodiversità della proposta culturale e di tempo libero”. Sarebbe necessario inoltre evitare di considerare l’asse trasversale suggerito dalla Giunta Piazza Matteotti-Acciaiolo “come un ‘nocciolo duro’ del settore commercio-servizi, ma renderlo un naturale obiettivo per quando si esce di casa; individuare cioè percorsi ‘alternativi’ che ‘prendano per mano’ e portino al ‘centro’ attraverso centri commerciali naturali”. Individuare infine ulteriori assi paralleli a quelli pesanti, come il parco della Greve e il percorso lungo il Vingone, collegati mediante un reticolo permeabile attraverso zone in cui sia favorita la pedonalità, e che in buona parte potrebbero coincidere con i centri commerciali naturali individuando non solo forme di parcheggio innovativo ma anche modalità di trasporto interno che dovranno comunque essere affrontate se si vuole evitare che attorno alla tranvia si sviluppi l’effetto ‘canale’”. Per ciò che concerne gli standard abitativi, Prc propone di assumere come criteri generali un tipo di edilizia bioclimatica, per il quale suggerisce all’Amministrazione di aprire un confronto con l’Enea – l’ente per l’energia alternativa - che si è già interessato in passato del tema. “Per quanto riguarda la crescita non ci sentiamo di indicare quante migliaia di cittadini Scandicci può ancora accettare; quello che conta è che sia in grado di offrire non solo alloggio a costo equo alle nuove famiglie che si formano o si riuniscono, ma anche spazi pubblici e di socializzazione agli stessi. In questo senso ci sembra che sia anche importante la individuazione di un’area da destinare a feste e incontri popolari, a spettacoli di massa in zona accessibile ma tale da non arrecare ‘molestie’ ai non interessati”. Così, più o meno, parlò Mencaraglia, per conto anche di Cortelloni. Si tratta di politica fatta come andrebbe fatta, sia al governo che all’opposizione, cioè con le idee. (M.G.)


Nella foto: Francesco Mencaraglia

Forza Italia

Sproneremo la maggioranza
Anche i consiglieri comunali di Forza Italia si sono astenuti nel voto sulle procedure di avvio del Prg.
L’intervento del capogruppo Alessandro La Rosa è stato molto più “leggero” di quello della collega del partito coalizzato. “Dalla relazione programmatica elaborata dall’Amministrazione – ha detto La Rosa - si può dedurre il notevole lavoro di studio e programmazione che i tecnici e l’Assessorato hanno prodotto, a dimostrazione che la materia viene tenuta nella debita considerazione come del resto noi abbiamo sempre sostenuto”. Forza Italia “sprona” le forze di maggioranza ad andare avanti con gli intenti programmatici “tenendo conto che il nostro partito è sensibile ai temi legati allo sviluppo del territorio e delle attività connesse. Per noi risulta fondamentale il concetto di sviluppo sostenibile in rapporto con l’ambiente, ragionevolmente collegato ad una crescita socioculturale della città”. I principi su cui dovrà basarsi il piano dovranno essere, secondo il partito di centro destra, quelli della sussidiarietà e solidarietà. “Valutiamo senza chiusure preconcette – è la conclusione – e siamo disposti a dare il nostro contributo. Ovviamente su molti temi abbiamo una nostra visione e una posizione delle idee, e su questi ci confronteremo sempre lealmente, nel rispetto dell’interesse generale”. (M.G.)

Alleanza Nazionale
Visione piattae verticistica
Le perplessità di Alleanza nazionale sull’avvio dei lavori per il nuovo Piano Strutturale tracciate nella relazione del capogruppo Erica Franchi. Innanzitutto la critica è alle dichiarazioni del Vicesindaco Simone Gheri sulla partecipazione cittadina al Piano: secondo la Franchi l’Amministrazione vuole “trasformare un’azione diretta a far accettare scelte verticistiche che tutelano interessi economici rilevanti, in scelte provenienti da un’ipotetica quanto fantomatica ‘comunità dei cittadini’”. Poi la “città delle donne”; An si chiede quale sia l’idea di donna della Giunta e propone una città che consenta “di unire in modo semplice e agevole l’impegno lavorativo e la maternità, lo sviluppo professionale e la cura della famiglia”. Sempre a parere del capogruppo Franchi, come il vecchio Piano Gregotti aveva forse un respiro troppo corto, dagli indirizzi per quello nuovo “emerge una Scandicci appiattita su interessi immediati: sulla tranvia con relativi centri commerciali annessi, sul progetto per la terza corsia autostradale che, oltretutto, sembra non essere più tra le priorità del nuovo governo”. I consiglieri di Alleanza nazionale, tuttavia, non hanno dato un voto contrario al procedimento di avvio del Piano, bensì si sono astenuti. (M.G.)