Ex S.I.M.S.
(la città che sarà)

Sarà così, come la vedete in questo disegno di progetto. L’area più degradata e problematica di Scandicci, discussa, fonte di polemiche, preoccupazioni, per anni ed anni ricovero clandestino di immigrati più o meno regolari, teatro di periodiche incursioni da parte delle forze dell’ordine verrà completamente recuperata. Vita nuova, quindi, per la famigerata ex Sims. Gli edifici saranno abbattuti, gli spazi ridisegnati per far sorgere un nuovo pezzo di città, proprio nel cuore della Scandicci ottocentesca. Nuova vita, prevista dal progetto, anche per lo storico mulino sul Greve, con il recupero dell’edificio che ospiterà anche funzioni pubbliche. Tre anni, questa la previsione per portare a termine l’intervento e chiudere così una storia di abbandono lunga quasi venti anni che ha visto le diverse amministrazioni impegnate con la proprietà per risolvere questo complicato problema.
Abbiamo più di trentasei mesi per trovare un nome al nuovo pezzo di città che nascerà dal recupero dell’area “dell’ex Sims”. Già, perché il progetto presentato e approvato per la prima volta dalla Commissione Urbanistica del Comune di Scandicci non merita di essere citato, né dai cittadini né dalle cartografie ufficiali, come un rimpiazzo ad un qualcosa che c’era e che attualmente continua a pesare sul vecchio centro cittadino, forse soltanto per altri quattro mesi.
E’ invece qualcosa di completamente nuovo, che per la prima volta nella storia di questo territorio riuscirà a portare residenza e commercio in quel trapezio che ha come lati il fiume Greve, la via Dante, via de’ Rossi e l’asse di via Spinelli, piazza Gramsci, via Mazzini e via Allende. Un trapezio con un vertice a forma di pungiglione: all’interno di quel poligono è stata fatta la scelta della qualità totale, grazie soprattutto al coraggio degli amministratori, della Commissione urbanistica e degli stessi privati che investono sull’area.
Lo scorso anno la Commissione decise infatti di non dare parere favorevole al progetto di recupero per quell’area, che prevedeva gli stessi volumi di edificato dei disegni che vedete in queste pagine ma concentrati in buona sostanza in un complesso centrale, alto e “arroccato”, con corte interna.
Quella di bocciare quel primo piano di recupero fu una decisione sofferta, come sofferta fu la posizione del Vicesindaco e Assessore all’urbanistica Simone Gheri che la condivise fin da subito: “E’ stato giusto e coraggioso chiedere ai progettisti interventi di maggior qualità – spiega adesso Gheri – e soprattutto di abbandonare gli schemi che hanno portato alla costruzione di questa città nei decenni precedenti, quando le esigenze erano molto diverse dalle attuali”. Una decisione che un anno fa innescò polemiche e strascichi. Perché l’intera città, e soprattutto gli abitanti che vivono a ridosso del capannone che ospitava il farmaceutico, da decenni aspettano che dentro a quel perimetro la situazione cambi in meglio, che le finestre delle abitazioni in via del Mulin Nuovo si affaccino finalmente e per la prima volta su un vero panorama urbano. Non approvare subito il primo progetto presentato ad alcuni parve allora come un mancato riconoscimento della priorità dovuta a quell’area.
“Al contrario – dice il Vicesindaco Gheri – già allora riconoscevamo l’importanza di realizzarvi un insediamento bello; d’altra parte si trattava di completare per la prima volta il vecchio centro cittadino, e inoltre va considerato che siamo pur sempre a pochissimi chilometri dal centro storico più bello del mondo. Nessuna scelta poteva essere liquidata soltanto in considerazione dell’urgenza di intervenire, anche se naturalmente la Commissione integrata era consapevole di quella situazione. Però in certi contesti e in certi periodi storici la ricerca della qualità totale non è soltanto una scelta, diventa piuttosto un dovere che va al di là di ogni compromesso. Quel parere, che finalmente è positivo, influirà sull’assetto cittadino di Scandicci per i prossimi decenni, forse addirittura per i secoli. Chi tutti i giorni è costretto a convivere con l’attuale degrado dell’ex Sims ha forse compreso prima e meglio di altri le ragioni di quel primo voto contrario”.
Non fosse altro che per rispetto a quegli abitanti, che oltre a quello della pazienza hanno anche il merito di aver sempre fatto sentire la propria voce in maniera civile, quel nuovo insediamento urbanistico non potrà continuare a chiamarsi “ex Sims”. Il nuovo progetto è stato commissionato dalla Baldassini e Tognozzi che avendo la proprietaria del 77 percento dell’area ha avuto la facoltà di far ridisegnare tutti gli spazi compresi nel piano di recupero. A metterlo su carta è stato l’architetto Maurizio De Vita dello studio De Vita - Gurrieri. Complessivamente sono stati progettati edifici nell’ordine dei 36.200 metri cubi di volumetria massima ricostruibile, quest’ultima risultante dai 27.900 metri cubi di stabili già esistenti tra capannoni e annessi più il 30 percento previsto per il piano di recupero.
Quest’ultimo è suddiviso in quattro progetti interconnessi e indipendenti, denominati formalmente “Unità minime di intervento”, ognuna delle quali ha proprietà diverse, tra le quali il Demanio per gli annessi retrostanti l’ex caserma dei Carabinieri di via de’Rossi. La Baldassini e Tognozzi si è appunto avvalsa della facoltà di disegnare il piano nel suo complesso, gli altri proprietari hanno la possibilità o meno di sottoscrivere, ma quel che è certo è che il progetto sarà realizzato quasi all’80 percento.
In tutto sono previsti dai novanta ai cento alloggi, fondi per negozi, per studi professionali e più in generale per il terziario. Gli spazi pubblici comprenderanno invece una piazza da ricavare ex novo davanti al mulino – anch’esso di proprietà della Baldassini e Tognozzi - un percorso pedonale che da lì si snoderà lungo l’argine della Greve per oltre un centinaio di metri, un corso pedonale che dalla nuova piazza scenderà come una trave maestra per tutta la lunghezza del nuovo complesso, una nuova strada cittadina che da metà di via del Mulin Nuovo aggirerà i primi edifici, taglierà a mezzo il nuovo corso e sbucherà in via Mazzini.
Per gli spazi privati ad utilizzo pubblico saranno previsti standard di gestione e di manutenzione elevati, da concordare tramite una convenzione tra i proprietari ed il Comune.
“Si tratta però di atti che verranno successivamente – spiega Gheri – in questa fase è invece importante registrare che l’iter è finalmente sbloccato, che la Commissione ha dato per la prima volta parere favorevole ad un progetto, che già a settembre passerà al vaglio del Consiglio Comunale. Si tratta del primo passo, fondamentale per poter procedere alle operazioni di bonifica, di demolizione ed infine di costruzione ex novo di uno scampolo di città, dentro la città, laddove la città non era mai arrivata”. (Matteo Gucci)









Prima di tutto la bonifica
E' vero, quello che tutti aspettano e desiderano è di vedere al più presto la ex Sims demolita. Ma non sarà subito. Ci vorrà ancora un po’ di tempo. Qualche mese. Si dice possa succedere entro la fine di quest’anno. Comunque una cosa è certa. Prima sarà indispensabile una approfondita opera di bonifica. Meglio dover aspettare anche qualche mese in più per essere sicuri di quel che abbiamo tra le mani. Non scordiamoci, dice l’Amministrazione Comunale, che la ex Sims produceva medicinali, manipolava sostanze chimiche. Cautela dal Palazzo del Comune. E sarebbe incosciente un atteggiamento diverso. Primo perché la fretta e la leggerezza sono sempre cattive consigliere. Secondo perché all’Amministrazione spetta la responsabilità di controllare che la proprietà faccia le cose per bene. E cioè, dopo le indicazioni di Asl ed Arpat, presentare un progetto di bonifica, averlo approvato, verificare quali sostanze pericolose possono trovarsi nel terreno e negli edifici, organizzare lo smaltimento.
Poi, una volta eliminati i materiali rischiosi e dannosi eventualmente trovati, allora sì demolire.
POST-IT
Una storia a lieto fine
Siamo alla fine degli anni ’50 quando la Società Italiana Medicinali Scandicci, ovvero S.I.M.S., sceglie l’area compresa tra il fiume Greve, il mulino e Piazza Matteotti per costruire il proprio stabilimento. Un’area prevalentemente agricola diventa, in poco tempo, industriale. Cambiano il paesaggio ed anche la vita degli abitanti. E’ la storia comune a tante altre periferie d’Italia negli anni del boom economico, della rapida industraializzazione, dell’abbandono delle campagne. E’ la storia cantata da Celentano, “là dove c’era l’erba ora c’è una città”: è la nostra via Gluck. In principio il disagio per una produzione maleodorante viene sopportato in cambio di posti di lavoro sicuri e comodi, vicino casa. La fabbrica di medicine raggiunge la massima espansione tra la metà e la fine degli anni ’60. E il puzzo che esce dalle sue ciminiere cresce di pari passo. Diventa troppo forte. E per stare sul mercato, per competere, la produzione ha bisogno di mano d’opera più qualificata di quella disponibile localmente. Insomma, il lavoro cala, la puzza aumenta, ed a chi ci vive intorno non resta che tapparsi il naso.
L’incompatibilità diventa ingestibile, la protesta montante, sia da parte della popolazione che delle amministrazioni. E la Sims si trasferisce. Inizia così un’altra storia, quella della ex Sims. Tettoie e capannoni diventano deposito per i mezzi Ataf; in un altro edificio inizia la sua attività una azienda pellettiera che allora si chiamava Il Ponte, ed oggi, con il marchio The Bridge, ha prestigio internazionale. Siamo alla metà degli anni ’80 quando Ataf se ne va, e The Bridge pure. Il resto è cronaca, spesso nera. Quel che negli anni resta in piedi della vecchia fabbrica diventa ricovero di immigrati più o meno regolari, teatro di litigi e risse, meta costante di blitz delle forze dell’ordine. Con un po’ di cinismo, per altro molto fiorentino, si inizia a parlare di Grand Hotel Sims. La verità è che lì si sono consumate, negli ultimi dieci anni, da un lato storie di povertà, miseria e disperazione, dall’altro una convivenza davvero difficile e conflittuale tra questa marginalità e la popolazione residente.
Ora, in pochi mesi, quel che c’è sarà demolito. Ed in tre anni, dalle polveri della ex Sims, sorgerà un pezzo di bella città moderna. Dopo tante attese, si inizia finalmente ad intravedere una conclusione a lieto fine.
(Cl.Ar.)
La città dove non c’era
Legno, rame e vetro per il primo tassello della “città compatta”. Quella che l’architetto Richard Rogers teorizza con le sue filosofie di urbanista e propone con il suo ingegno e la sua creatività per il nuovo centro cittadino. E che Maurizio De Vita, pure lui architetto, raccoglie ed applica mettendo su carta linee, proporzioni, funzioni, tratti, architetture che portano il nome di Piano di recupero dell’ex Sims. In sostanza un progetto per il cuore di un altro centro cittadino, quello ottocentesco. Una nuova piazza, un corso pedonale, una nuova strada, un edificio a punta – assieme a numerosi altri edifici alti al massimo tre piani, per un totale di novanta, cento abitazioni - di fronte e ai lati del Mulino sulla Greve, al posto dei capannoni e delle tettoie dell’ex farmaceutico che lì si stagliano da decenni. Poi piazza Gramsci sulla quale adesso si affacciano i muri di cinta del vecchio insediamento industriale, in futuro due palazzine e i negozi. L’asse pedonale disposto in prospettiva con la nuova piazza e con quello che adesso è un lato del vecchio mulino, che ne diventerà la facciata: sul cosa ospitare all’interno di quell’edificio storico, forse quello più “riconosciuto” dagli scandiccesi, adesso che la sua posizione diventa centrale si sposta la vera scommessa per far vivere il nuovo scampolo urbano.
Poi la nuova strada: chi è che negli ultimi trent’anni ha visto progettare e costruire una nuova vera strada, in un vecchio centro cittadino, tra vecchie case e nuovi palazzi? C’è qualcuno che in Italia ha visto nascere nuovi scorci che non fossero quelli delle villette a schiera o quelli dei Peep? Dalla matita del progettista dello studio De Vita – Gurrieri anche il disegno degli edifici: bassi e uniformi, con i pieni e i vuoti giostrati in giochi sapienti, al contempo linee dritte e discrete. Il rame è stato utilizzato per i tetti e le colonne alte e sottili; ampie le vetrate e i “sipari” su binari scorrevoli, in legno massello, che sostituiscono gli infissi. La reazione dei costruttori, gli stessi proprietari del 77 percento dell’area, di fronte al progetto è stata prima di sorpresa – non sappiamo se preoccupata o estasiata – poi di entusiasmo. D’altra parte hanno deciso loro di investire su Firenze: la prima vera scommessa a Scandicci non poteva poi turbarli più di tanto.
(Matteo Gucci)