Ambiente
L’Arno boat,
la
“navetta” sull’acqua
Prove di navigabilità tra Scandicci e Lastra a Signa con i battelli della veneziana Sanitrans
La sperimentazione ha come obiettivo un vero servizio navetta fino alle Cascine
e collegato agli autobus ed al treno
E' già navigabile dall’ultima settimana di luglio il tratto dell’Arno a sud di Firenze, da Badia a Settimo a Ponte a Signa.
In via sperimentale e grazie ad un accordo tra i Comuni di Firenze, Scandicci, Campi Bisenzio, Lastra a Signa, Signa, Calenzano e la Provincia di Firenze, la prima traghettata è stata effettuata giovedì 25 luglio.
Gli uffici tecnici della amministrazioni comunali di Scandicci, Lastra a Signa e Signa nelle settimane precedenti avevano progettato e realizzato nei rispettivi territori tre pontili di attracco temporanei.
Le imbarcazioni sono invece state messe in acqua dalla società veneziana Sanitrans, che già gestisce il servizio di gondole tra i canali della città veneta. Si tratta di battelli a basso pescaggio, inferiore al metro, lunghe 14 metri e larghe 3, capaci di trasportare da trenta a quaranta passeggeri per volta grazie ad un motore della potenza di 180 cavalli. Il primo a proporre il servizio di navigazione sull’Arno, soprattutto in chiave turistica, fu il sindaco di Lastra a Signa Carlo Moscardini. L’idea fu resa pubblica per la prima volta nel 2000 in occasione dell’inaugurazione del primo lotto del depuratore di San Colombano, come una delle iniziative che avrebbero riavvicinato i fiorentini al loro fiume in contemporanea con i primi risultati dell’attività di depurazione sull’habitat fluviale. Per realizzare l’impresa, che al momento rappresenta una prova generale di quanto potrà accadere in futuro, è stata però necessaria l’intesa tra tutte le amministrazioni locali i cui territori sono bagnati dal fiume a valle di Firenze. Il contesto ideale per il servizio sarà tuttavia quello del sistema di parchi fluviali metropolitani, che poco a poco va realizzandosi: Lastra a Signa a maggio ha inaugurato il primo lotto del parco “Di là d’Arno”, a Signa i Renai sono già una realtà anche se non si affacciano direttamente sul fiume, a Scandicci, in attesa di procedere alla realizzazione di un’opera simile a quella lastrigiana, sono state ripulite le golene. L’obiettivo a breve termine è quello di collegare le Signe a le Cascine e all’Argingrosso, tramite percorsi pedonali e ciclabili e tramite appunto il servizio di battelli. L’ambizione è invece di raggiungere anche i comuni a monte di Firenze, trovando il metodo più opportuno per risalire le pescaie dell’Arno. (M.G.)

Beni culturali
Il Comune vuole
il Mulinaccio
Trattativa con la proprietà dell’area - Il restauro potrebbe essere finanziato con gli oneri di urbanizzazione del Peep di San Vincenzo a Torri


All’unanimità. Così il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno presentato da Giovanni Bellosi (An). E, con questo voto, deciso di trovare tutte le strade possibili per acquistare il Mulinaccio. La struttura, da tempo in stato di abbandono, si trova nella campagna di San Vincenzo a Torri. Risale al 1600, e per oltre un secolo e mezzo ha funzionato da ponte, mulino e diga per un lago artificiale che la famiglia Galli aveva voluto per abbellire la propria residenza di campagna. Poi il bacino, verso la metà dell’800, a seguito dell’annegamento di due giovani del luogo, fu prosciugato e da lì iniziò un lento ma inesorabile declino. “Il nostro obiettivo è acquisirlo, restaurarlo e farne un luogo di attrazione anche turistica”, dice Olmo Gazzarri, presidente della commissione cultura. Intanto saranno allacciati i primi contatti con la prorpietà dell’area per decidere un primo interevnto di consolidamento della struttura. Le prime risorse da investire, dice il vicesindaco Simone Gheri, potrebbero essere quelle degli oneri di urbanizzazione derivanti dai piani di edilizia economica e popolare della zona, compreso quello delle ex stalle di San Vincenzo a Torri.
Formazione
Un protocollo per
il centro di San Colombano

I comuni di Pontassieve e Scandicci, Polimoda, Cna, Consorzio 100% Italiano, Gucci spa, Ferragamo spa, Associazione Industriali di Firenze, Confartigianato Firenze e Api Toscana: questi i soggetti che lo scorso 29 luglio hanno sottoscritto un protocollo di intesa “per la costituzione di un nuovo organismo formativo nel settore della pelletteria e calzatura”. Le ragioni di questo atto sono da ritrovare nella normativa della Comunità Europea che dispone, dalla fine del 2002, la cessazione di ogni attività di gestione delle amministrazioni provinciali, quindi anche di quella di Firenze, nel settore della formazione professionale. Obiettivo del protocollo d’intesa è quindi la possibilità che questo pool di amministrazione comunali, aziende ed associazioni imprenditoriali vuole garantirsi per partecipare alla gara per la gestione del Centro di San Colombano, specializzato nella formazione professionale nei settori della pelletteria e calzature, che per la Provincia di Firenze bandirà in autunno. Sia per i comuni di Scandicci e Pontassieve che per tutto il tessuto economico che, in questo distretto, ha nella produzione della pelletteria di lusso uno dei propri capisaldo, è infatti di fondamentale importanza che la risorsa della formazione professionale produca una manodopera qualificata ed adeguata al mantenimento degli standard di qualità tipici della produzione fiorentina e toscana. I firmatari del protocollo si impegnano così a formare un nuovo soggetto giuridico versando un capitale sociale di 30.000 euro ed indicano in Polimoda la struttura che, in rappresentanza dei sottoscrittori del documento, si impegna a partecipare alla gara pubblica che sarà prossimamente indetta dalla Provincia di Firenze per la gestione del Centro di Formazione profesisonale di San Colombano. (Cl.Ar.)
Ambiente
La città e Rogers
Sala stracolma di pubblico per il Consiglio Comunale che si è tenuto lo scorso 17 luglio, l’ultimo prima della pausa estiva. Ospite e relatore l’architetto Richard Rogers che ha presentato le linee di progetto per il nuovo centro cittadino


Città Comune Notizie ha trattato i temi del piano strutturale e del progetto di nuovo centro cittadino dell’architetto Rogers nei numeri di: luglio/agosto 2001, settembre 2001, dicembre 2001, giugno 2002, luglio/agosto 2002

I servizi sono consultabili sul sito:
www.comune.scandicci.it
cliccando sull’icona Città Comune
Attente, concentrate, silenziose. Così più di duecento persone hanno assistito lo scorso 17 luglio alla presentazione, da parte dell’architetto Richard Rogers e del suo collaboratore Ernesto Bartolini, delle linee di progetto per il nuovo centro cittadino. E con la stessa attenzione hanno ascoltato i numerosi interventi dei consiglieri comunali. Non contenti, in molti, alla fine, hanno formato –sulla terrazza comunale- capennelli di discussione su quello che avevano visto e sentito nelle tre ore precedenti, tanto è durata la serata. Questa, a nostro avviso, è stata la cosa più importante che è accaduta. Una gran voglia di partecipare, conoscere, discutere in presa diretta, fisicamente presenti ad una fase importante del cambiamento della città. E questo era il risultato che tutti si aspettavano per quella sera: tanta gente, tanta attenzione. E’ vero che, per molti, la materia non era nuova. Da queste pagine più volte abbiamo raccontato l’idea di città compatta che è alla base del pensiero urbanistico dell’architetto anglofiorentino.
Ugualmente, nel numero di giugno, abbiamo riferito della discussione fatta al Teatro Studio da parte delle commissioni consiliari riunite in assemblea congiunta, un vero e proprio anticipo della discussione avvenuta questa volta in Consiglio.
Ma una cosa è leggere, altra vedere ed esserci. Perché la presentazione proposta da Rogers è stata davvero molto visiva e molto comunicativa. La città futura di Rogers è infatti scorsa sullo schermo: grafici, numeri, esempi, cartografie sottolineate da poche ed essenziali parole pronunciate in un italiano assolutamente comprensibile e, quando c’era bisogno di qiualche approfondimento, sostenute dall’intervento altrettanto chiaro dell’architetto Bartolini. Poi la parola ai consiglieri che in buona sostanza hanno riconfermato le posizioni già espresse lo scorso 20 maggio in quell’incontro al Teatro Studio. La contrarietà completa di Baldini (Ccd) che ha accusato nuovamente l’amministrazione comunale di voler cementificare la città, mentre al posto del nuovo centro vedrebbe bene un parco urbano attrezzato. Le perplessità di La Rosa (Forza Italia) sulla tranvia, “meglio sarebbe fare il micrometrò”. La disponibilità a partecipare appieno e con spirito propositivo alla discussione sulla nuova città riconfermata anche in questa sede da Bellosi (An), che a sua volta ha evidenziato il rischio di un progetto troppo vincolato alla presenza della tranvia e lamentato l’inadeguatezza dell’amministrazione nella cura e nella manutenzione ordinaria e quotidiana di certe parti della città. Le preoccupazioni di Meriggi (Forza Italia) per il futuro del commercio locale quando saranno operativi i centri Coop di viale Nenni e di Pontignale.
Assenti giustificati per impegni di partito i due consiglieri di Rifondazione Comunista hanno consegnato alla presidenza del Consiglio un documento scritto dove si legge l’aspirazione a costruire “una città che accanto alla crescita economica, indispensabile per il fabbisogno della sua cittadinanza, abbisogna di una crescita spirituale, culturale e sociale della sua collettività”. Quindi maggiori occasioni per godere delle cose, delle relazioni, dell’ambiente, del tempo. Quindi togliersi dalla condizione di luogo dormitorio ricercando alternative al “vivere impiegando il tempo nel consumare e nel produrre per consumare”.
Poi alcuni interventi da parte del pubblico. Farsetti (Confcommercio), “apprezziamo e condividiamo l’analisi ed il metodo con i quali si sta progettando il futuro. Siamo qui per collaborare”. Baccani (Cdu) preoccupato che la tranvia possa costituire una barriera che taglia in due la città, Ciabilli (Forza Italia) critico per la viabilità carente.
Infine la replica e la conclusione del Sindaco. Un intervento a tutto tondo: “questa partecipazione numerosa è un grande fatto di democrazia, non è casuale, l’abbiamo costruita, cercata e voluta: siamo qui in tanti perché la cosa riguarda tutti e appassiona”; “siamo proiettati nella costruzione della nuova città, Rogers ci dice che la citta compatta è qualità della vita, quella rarefatta no: qualche anno fa la pensavamo diversamente, oggi siamo d’accordo con lui”. D’accordo il Sindaco anche con Rifondazione :”non ci mancano i consumi, ma la qualità del vivere”. Quindi “il cittadino e non il consumatore al centro del nostro progetto”. Che vuol dire “il lavoro non separato dalla vita quotidiana, perché è finito il tempo delle città divise rigidamente in produttivo e residenza”; che vuol dire “commercio, spina dorsale di ogni centro urbano”; ma anche la necessità di collocare qui funzioni di pregio, di interesse metropolitano. Poi “la bellezza e qualità delle architetture e l’apertura degli spazi, degli accessi, degli ingressi: nessuna porta per entrare in città, nessuna barriera, ma solo segni riconoscibili perché belli e moderni”. Infine la politica: “da sola non può farcela a realizzare tutto questo.
C’è bisogno di uno scatto da parte di tutti, cittadini, imprenditori, categorie economiche, intellettuali ed artisti”. Questo è successo in una sera di luglio, in piena estate e clima vacanziero. Il prossimo appuntamento è già stato fissato, per ottobre, durante i giorni della Fiera. Da qui alla fine del 2003, scadenza fissata per chiudere il piano strutturale ed il progetto del centro, ci sarà ancora tempo per proporre, discutere, partecipare e lavorare. (Cl.Ar.)