“La mia vita prigioniera”, martedì 16.7 in piazza Matteotti monologo dal diario di Elio Bartolozzi

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La locandina de La mia vita da prigionieroMartedì 16 luglio 2019 alle 20 in piazza Matteotti, Arciteatro presenta il monologo “La mia vita prigioniera” dal diario di Elio Bartolozzi, con Alessandro Varrucciu, regia di Francesca Uguzzoni (elaborazioni grafiche di Silvia Uguzzoni e coordinamento artistico di Martina Mirabella) messo in scena da DireMareteatro. Lo spettacolo narra la storia di Elio Bartolozzi, contadino toscano originario del Mugello (e poi stabilitosi nel sestese), che nell'aprile del 1944, per aver aiutato dei partigiani, viene preso dai tedeschi e dai repubblichini. Dopo la cattura viene portato prima a Villa Triste, poi al carcere delle Murate. Da qui nei campi di Fossoli, di Bolzano e infine in quelli di Mauthausen e Gusen. Verrà liberato il 5 maggio del 1945. Lo spettacolo, all’interno della programmazione di In parole e musica proposta dall’Accademia Musicale di Firenze in piazza Matteotti, rientra nel programma di Open City Scandicci Estate 2019. L’ingresso è libero.

La rappresentazione è tratta dal libro di Elio Bartolozzi La mia vita prigioniera - Memoriale di deportazione di un contadino toscano edito dal Consiglio Regionale Toscano, Edizioni dell’Assemblea, Firenze 2011. La narrazione dei fatti avviene in prima persona, rispettando la lingua di Elio, fiorentino, con le sue imperfezioni, accenti e strutture grammaticali. Per andare avanti ed evitare di essere sommerso dalla sofferenza, dalle privazioni, dalla violenza nazista, Elio si affida alla quotidianità, ai fatti precisi e concreti (il peso del pane, gli ingredienti della zuppa, il controllo per i pidocchi); li mette in fila per dare un senso alla sua vita, per avere un futuro, un futuro che si concretizza in ore e in giorni. “Il nostro spettacolo – spiegano gli organizzatori - cerca di rispettare questa sua necessità di ‘ordine’ creando un percorso preciso nel quale, attraverso gli appunti sparsi in scena, si ricostruisce e si riassembla la memoria del protagonista, anche tramite scelte scenografiche essenziali e direttamente funzionali alla narrazione. Elio non tradirà mai i partigiani che ha aiutato, nonostante i ripetuti maltrattamenti e torture subite a Villa Triste e nel carcere delle Murate. La scelta morale di Elio Bartolozzi, semplice contadino non politicizzato, rappresenta a pieno merito quella resistenza civile, quell’humus ribelle e antifascista che ha nutrito e sostenuto la lotta dei partigiani”.

Lo spettacolo fa parte della Trilogia della Deportazione, che è così strutturata: La mia vita prigioniera (Il campo) dal diario di Elio Bartolozzi; Di quell'amore (L'attesa) da "Il Dolore" di Marguerite Duras; L’esile filo della memoria (Il ritorno) da "L'esile filo della memoria" di Lidia Beccaria Rolfi.

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Pubblicata Lunedì 15 Luglio 2019 14:39
Ultimo aggiornamento Venerdì 19 Luglio 2019 10:48