Nel mondo 1 miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano. 800 milioni di persone non hanno ancora un rubinetto in casa. 2 miliardi e 300 milioni di persone vivono in paesi a rischio idrico. Un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all’anno, mentre la media in Africa è di 250. I cittadini dei paesi industrializzati consumano in media circa 40 litri per fare una doccia. Per i 2/3 dell’umanità questi 40 litri rappresentano la disponibilità d’acqua di intere settimane. Il Primo Forum mondiale sull’acqua, che si tiene a Firenze il 21 e 22 di marzo ed al quale parteciperanno anche molti sindaci ed amministratori locali, secondo gli organizzatori dovrà soprattutto cercare soluzioni, elaborare e proporre una serie di azioni legislative, politico-istituzionali, economico-finanziarie, sociali e culturali da realizzare, a livello internazionale e locale, al fine di assicurare il diritto all'acqua per tutti. Su questo, il Sindaco di Scandicci ha già alcune idee e proposte.
Il futuro nell'acqua

In media, ogni abitante del pianeta, oggi consuma il doppio di acqua rispetto all’inizio del 1900, e globalmente, il consumo mondiale di acqua è quasi decuplicato nell’arco di un solo secolo. Negli ultimi cinquant’anni la disponibilità d’acqua è diminuita di tre quarti in Africa e di due terzi in Asia. In Africa meno del 60% della popolazione dispone di acqua potabile e di servizi igienici. Un cittadino nordamericano utilizza 1.700 metri cubi di acqua all’anno mentre la media in Africa è di 250 metri cubi all’anno. I cittadini dei Paesi industrializzati consumano in media circa 40 litri per fare una doccia. Per i 2/3 dell’umanità questi 40 litri rappresentano la disponibilità d’acqua di intere settimane.
Questi dati, come gli altri riportati in queste pagine –salvo diversa indicazione- sono contenuti nei dossier forniti alla stampa dagli organizzatori del Forum. Dati globali, universali, ma non mancano anche precise indicazioni sulla situazione idrica nel nostro paese. In Italia, si legge sempre nelle schede di approfondimento redatte dagli organizzatori del Forum, sarebbero ben otto i mali che affliggono il sistema acqua.

1. La povertà delle conoscenze adeguate ed aggiornate. Non esistono infatti dati certi per quanto riguarda la qualità delle acque. Non esistono rilevamenti sistematici riguardanti le acque sotterranee. Nem-meno è possibile fornire una quantificazione dell’inquinamento e della contaminazione esercitate sulle acque da agricoltura, zootecnia, industria, settore civile, turismo, energia.
E si conosce poco lo stato delle fognature.
2.Un terzo degli Italiani non gode ancora di un accesso regolare e sufficiente all’acqua potabile. La percentuale della popolazione in difetto va dal 53,8 % della popolazione totale in Sardegna all’ 88,4 % in Molise e in Calabria. I dati relativi alle altre regioni del Mezzogiorno sono Sicilia 55,3 %, Basilicata 64 %, Puglia 69,4 %, Campania 82,4 %, Abruzzo 71 %. Eppure l’Italia è il paese dell’Unione europea con il tasso di consumo d’acqua pro capite per usi domestici più elevato (78 mc/anno/abitante)
3. Solo il 40 % degli Italiani beve l’acqua di rubinetto. Gli italiani sono i primi consumatori d’acque minerali al mondo (155 litri d’acqua minerale pro capite nel 1999). L’acqua minerale, che non è, per definizione né in pratica, più pura e più sana dell’acqua potabile, è in media dalle 300 alle 600 volte più cara dell’acqua di rubinetto.
4. L’acqua in Italia è inquinata. Il 30% degli abitanti dei capoluoghi di provincia è ancora privo di un sistema di depurazione delle acque reflue. Sono rare le città del Sud dove la depurazione supera il 25% delle acque reflue.
5. La rete idrica è malandata e mal tenuta. La media nazionale delle perdite d’acqua negli usi irrigui si aggira sul 30 %. Per usi domestici la media scende al 27 %. In molte regioni e città, le perdite sono stimate a 30 – 40 %. Ciò è dovuto anche al fatto che le autorità preposte non hanno speso entro i termini prescritti una percentuale importante delle risorse disponibili erogate specialmente dall’Unione Europea. Le regioni del Nord hanno speso poco più della metà (53,7%) dei mutui erogati per opere idriche. Le regioni del Sud solo 22,7%. Fatto pari a 100 il volume degli investimenti realizzati nel 1985 nell’industria dei servizi idrici, gli investimenti realizzati nel 1998 hanno rappresentato il 29 % del 1985.
6. La gestione municipalizzata pubblica diretta ed “in economia” delle acque è stata messa in crisi.
Lo Stato ha lasciato sussistere una grande frammentazione degli enti gestori (più di 8.000 comuni).
Non ha attuato le disposizioni della Legge Galli che miravano a rendere più efficace la gestione delle acque. Ha recentemente deciso di abolire la modalità di gestione pubblica diretta ed imposto, con l’articolo 35 della legge Finanziaria 2002, la trasformazione di tutte le aziende municipali in società per azioni. Questa scelta ha aperto la via alla presa di controllo dei servizi idrici italiani da parte delle grandi imprese multinazionali europee ed extra-europee.
7. Il peso dell’Italia sulla politica europea, mediter-ranea e mondiale dell’acqua è praticamente nullo. L’Italia è assente dalle quattro grandi istituzioni/programmi che attualmente delineano i grandi orientamenti e le scelte prioritarie della politica mondiale dell’acqua, e cioè il World Water Council, il Global Water Partnership, la World Commission on Water for the 21st Century, nonchè il Global Water Assessment Programme.
8. Moltiplicazione ed intensificazione dei conflitti “locali”.La situazione de-scritta provoca tensioni e forti proteste locali su più fronti: apertura di cave cementizie in zone altamente vulnerabili sul piano idrico ed ambientale; realizzazione di nuovi trafori, gallerie, costruzione di nuove dighe o di discariche di rifiuti ad elevata tossicità. In generale è diffusa la contestazione dei processi di privatizzazione.
Se in Italia le cose stanno davvero così, il sistema ha certamente bisogno di una robusta cura. Va comunque detto che la realtà descritta non è certo uniforme, ma varia molto da zona a zona, da regione a regione. Qui di seguito ecco allora i risultati, ancorché provvisori, di uno studio sullo stato dell’acqua e dei servizi idrici in Toscana, voluto dalla Regione e realizzato dall’Irpet.


Un mondo senz’acqua
Dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
• 1 miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile
• 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acqua
insalubre e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano
• 800 milioni di persone non hanno ancora un rubinetto in casa
• 2 miliardi e 300 milioni di persone vivono in paesi a rischio idrico
• nel 2025/2035, quando la popolazione supererà gli 8 miliardi di esseri
umani (fonte UNEP United Nations Environment Programme),
le persone senza accesso all’acqua potabile saranno più di 3,4 miliardi
• più della metà della popolazione mondiale risiederà in aree con problemi
idrici; l’Asia ed il Medio Oriente saranno le regioni più a rischio.

L’acqua in Toscana
L’Istituto regionale di programmazione economica per la Toscana ha passato al setaccio i sei Ato (Ambiti Territoriali Ottimali) nei quali è stata suddivisa la regione, cioè quei consorzi di comuni tra loro geograficamente vicini formati in applicazione della legge Galli del 1994. Lo studio rivela alcuni punti critici, come quello della depurazione. Infatti la potabilità dell’acqua, in Toscana, non gode di buona salute.
A Firenze, per esempio, il deficit depurativo è del 45,9%: cioè, 55 abitanti su 100 non vedono ancora uscire dai loro rubinetti acqua depurata. E questo perché il Depuratore di San Colombano, progettato per 600 mila abitanti, gira a ritmo ridotto e ad oggi ne serve meno della metà. Un ritardo che risale a lustri precedenti e che, nonostante le accelerazioni degli ultimi anni, fa ancora sentire le sue influenze negative. Per fognature e depurazione la Regione Toscana prevede comunque investimenti per 1 miliardo e 377 milioni di euro. Un altro miliardo e 326 milioni di euro vengono previsti invece per il mantenimento e lo sviluppo degli acquedotti. Ma quello che fa molto discutere è il processo di gestione dei servizi, quella che impropriamente viene definita “privatizzazione”. Di fatto nelle aziende che gestiscono il ciclo dell’acqua i soggetti pubblici detengono la maggioranza delle quote ed il privato è in posizione minoritaria. La parte pubblica, con questa posizione di supremazia, si impegna a svolgere così il ruolo di garante nei confronti del cittadino e dell’utente del servizio.
Il disegno della Regione, in questo senso, è chiaro: prima un gestore per ognuno dei sei Ato, poi un gestore unico per tutta la Toscana, e sempre a prevalenza pubblica. Un percorso che entra in rotta di collisione con l’articolo 35 della Legge Finanziaria del 2002 che prevede invece la liberalizzazione completa dei servizi attraverso la loro messa in gara. Infine alcune notizie proprio sull’Ato che riguarda anche Firenze e Scandicci.
Publiacqua è la società che ha ricevuto dall’Ato 3 l’affidamento del servizio. L’azienda serve 40 comuni, pari a circa 1.200.000 abitanti, delle provincie di Arezzo, Firenze, Prato e Pistoia. La società vende circa 90 milioni di metri cubi di acqua e sviluppa un fatturato di oltre 100 milioni di euro. E proprio Publiacqua è chiamata a gestire quel complesso sistema di strutture che comprende gli impianti di potabilizzazione dell’Anconella e di Mantignano, ed il depuratore di S. Colombano.
Pubbliacqua S.p.a.
Comuni serviti ----------------------------------------- 40
Abitanti ------------------------------------------------ 1.200.000
Lunghezza reti acquedotto ------------------------- 4.428,1 Km
Lunghezza reti fognarie ----------------------------- 2.924,2 Km
Acqua venduta ---------------------------------------- 90 mil. di m3
Fatturato ---------------------------------------------- 100 mil. di Euro
Addetti ------------------------------------------------- 635
Utenze idriche ----------------------------------------- 278.952

Perché un forum
mondiale sull’acqua
Ogni giorno 30.000 persone in tutto il mondo vengono uccise dalla mancanza di acqua potabile. I paesi del nord del mondo consumano acqua tre volte di più dei paesi del sud. Con queste parole Riccardo Petrella - economista e presidente del comitato italiano del Contratto Mondiale dell'Acqua - ha presentato il Forum Mondiale Alternativo dell'Acqua programmato a Firenze il 21 e il 22 marzo. E ha lanciato la proposta di "un'Autorità Mondiale dell'Acqua”, una sorta di Tribunale Internazionale, con poteri di inchiesta e di sanzione verso quei governi che non garantiscono l'accesso all'acqua potabile ai loro cittadini." Al Forum, al quale parteciperanno oltre mille delegati, provenienti da oltre 50 Paesi del mondo, impegnati in seminari e conferenze, sono attesi Mario Soares, presidente del Contratto mondiale dell'acqua, l'economista indiana Vandana Shiva, l'ecologista tedesco Wolfgang Sachs, il missionario comboniano Alex Zanotelli, Ignazio Ramonet fondatore del francese Le Monde Diplomatique e Danielle Mitterand. Obiettivo del Forum fare il punto sul dibattito politico, civile, culturale, sociale ed economico, sui contenuti, sulle scelte politiche e sulle innovazioni da realizzare a livello mondiale nel settore dell'acqua e dei servizi idrici. Ma anche individuare soluzioni, elaborare e proporre una serie di azioni legislative, politico-istituzionali, economico-finanziarie, sociali e culturali da realizzare, a livello internazionale e locale, al fine di assicurare il diritto all'acqua per tutti. Davanti ai rischi di privatizzazione dell'acqua e dei servizi idrici il Forum Mondiale Alternativo intende esercitare una forte pressione sull'Unione Europea affinché tenga fuori dagli accordi del WTO di Cancun l'acqua e l'accesso ai servizi idrici.

Il programma
1° Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua
21 e 22 marzo
Palazzo degli Affari - Piazza Adua Firenze

21 Marzo
Ore 9.30 Sessione di apertura
“Le ragioni del Forum Alternativo Mondiale”
Ore 10,30 - 18,30 Seminari
“Diritto all’acqua e Democrazia partecipativa”
“Acqua e territorio: la gestione del ciclo integrato”
“Privatizzazione e mercificazione dell’acqua
e gestione dei servizi”
“Acqua, Pace e Cultura”
ore 21.00 Tavole rotonde
“Per la democrazia dell’acqua: il ruolo degli enti locali”
“Per la democrazia dell’acqua: il ruolo dei parlamenti”

22 Marzo
Ore 9.00 – 12.30
“Una agenda alternativa: proposte per il diritto
all’acqua per tutti”
Ore 15.00 - Sessione plenaria
La dichiarazione del 1° Forum -
Interventi di rappresentanti di movimenti dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e del Mediterraneo
Ore 17.00 - Approvazione della “Dichiarazione”
Ore 18.00 – Chiusura dei lavori

Pagine a cura di Claudio Armini
(Si ringraziano Cristiano Lucchi e Monica Di Sisto dell’Ufficio stampa del Forum per gli approfondimenti ed i dati messi a disposizione)

Il Sindaco
“L’acqua, un diritto di tutti
Scandicci ha fatto molto, e l’acquedotto presto arriverà dappertutto – Intanto il Sindaco pensa a rubinetti pubblici dai quali far sgorgare acqua da bere per liberarsi dal monopolio delle acque minerali
Il Sindaco Giovanni Doddoli la pensa allo stesso modo degli organizzatori del Forum: l’elenco degli “8 punti critici dell’acqua in Italia” deve essere considerato come motivo di impegno da parte degli amministratori locali. Una nuova lista di problemi da affrontare, nuova perché il tema dell’acqua irrompe con forza nel dibattito italiano e suscita nell’opinione pubblica la consapevolezza che queste criticità esistono davvero e vanno risolte. “Sono decenni, da quando l’Italia è diventata un paese industriale, che l’acqua sgorga ‘naturalmente’ dai rubinetti nelle case di ognuno di noi”, dice Doddoli. “Il diritto ad averla non era mai stato messo in discussione; per molto tempo inoltre l’alto consumo idrico è stato un elemento di misurazione della civiltà”. Poi la scorsa estate le cronache dal Meridione hanno raccontato una verità diversa.
“Mai erano stati rappresentati in maniera così forte il malcostume, il ruolo della criminalità organizzata e le conseguenze drammatiche che questi provocano nella distribuzione delle risorse idriche potabili, per l’irrigazione, per i processi produttivi. Tutti hanno visto a cosa portano gli acquedotti non terminati, gli invasi e la altre opere pubbliche che da anni non vengono approvvigionate perché l’acqua è deviata dove invece non dovrebbe. Questo ha fatto comprendere come quello che è un bene universale deve essere garantito, in quanto diritto di tutti”.Ma nella nostra regione, signor Sindaco, la situazione non sembra presentare nessuno di quei problemi. “Il fatto che stiamo meglio non ci autorizza a restarcene tranquilli, a non occuparci del tema con impegno assoluto, partendo proprio da un’analisi dell’esistente, noi in primis per il nostro territorio comunale. Innanzitutto il nostro dovere è quello di migliorarci sempre, di rivedere anche le filosofie di fondo delle nostre scelte confrontandole con il sentire comune, con le reali necessità nella gestione delle risorse. Abbiamo già detto che fino a poco tempo fa era considerato virtuoso consumare il più possibile; da qualche anno quella che misuriamo è invece la qualità della vita degli individui, concetto che pone le sue basi su aspetti quali la sostenibilità: in questo caso, dunque, la virtù equivale alla parsimonia, e già la filosofia è opposta a quella del passato. Almeno in Europa poi sta passando forte l’idea che le risorse prodotte dall’iniziativa e dal lavoro degli individui restano in ambito privato, e lì commercializzate, mentre le risorse naturali devono essere equamente distribuite tra tutti, senza eccezioni né compromessi.”
Cosa può fare in concreto l’amministrazione comunale?
“Investire sempre più sulla rete degli acquedotti pubblici, ad esempio, per raggiungere la totalità delle abitazioni sul territorio. A Scandicci fino a pochi anni fa il servizio di approvvigionamento pubblico serviva all’incirca il 50 percento della popolazione. La restante metà si serviva dei pozzi scavati negli anni del boom edilizio per i cantieri di costruzione dei condomini, che restavano aperti e venivano allacciati agli impianti dei palazzi. Si tratta di una quota andata via via riducendosi considerevolmente, ma i pozzi ancora utilizzati e dichiarati sono circa 1500; questa forma di approvvigionamento non consente il controllo dell’acqua da parte dell’autorità sanitaria. Inoltre, a rischio di apparire idealisti, consideriamo l’acqua che sta nel sottosuolo una risorsa dell’umanità, quindi non di appartenenza del proprietario del terreno; più in concreto sappiamo bene che perforare una falda a modello di un ‘groviera’ altera l’assetto della falda stessa. Una nuova normativa dovrà insomma limitare l’utilizzo dei pozzi all’irrigazione; l’uso domestico dell’acqua, che presuppone un controllo che ne garantisca la potabilità, deve essere invece assicurato nel nostro caso dalla Spa di gestione dell’area vasta con le garanzie assicurate dall’Authority.”
Quanto è stata potenziata negli ultimi anni la rete degli acquedotti?
“Dal 1996 sono stati ultimati quattro nuove diramazioni, tutte in zona collinare.
La prima ha collegato Giogoli, la seconda Roveta assieme alle frazioni di Marciola e di Vigliano, la terza la collina settentrionale con San Martino alla Palma e Triozzi e infine la zona di via del Lago a San Vincenzo a Tor- ri. Si tratta sempre di impianti ad ‘anello’ per evitare interruzioni al servizio in caso di guasti. Restano da de finire San Michele a Torri ed il versante meridionale delle colline, ma ci stiamo avvicinando all’obiettivo di servire tutti i centri abitati e via via anche i nuclei di case più ristretti.”
E la depurazione?
“Grazie agli investimenti fatti negli ultimi anni le acque di scarico prodotte a Scandicci sono depurate pressoché al 100%. La fognatura è ormai completata, siamo collegati al primo lotto del depuratore di San Colombano inaugurato tre anni fa, erano già in funzione in passato i depuratori più piccoli di San Giusto e di San Vincenzo, in collina stanno funzionando i primi impianti di fitodepurazione realizzati da privati cittadini. Sul recupero della ‘risorsa acqua’ c’è stato indubbiamente uno sforzo, che ha dato i suoi risultati.”
Quanto spende il Comune per le politiche sull’acqua?
“Scandicci negli ultimi 10 anni ha investito circa 20 milioni di euro, comprendenti il completamento della fognatura (14 miliardi di lire), la contribuzione al depuratore di San Colombano (15 miliardi di lire), il completamento delle nuove reti dell’acquedotto (2,5 miliardi di lire), oltre alla sistemazione dei fossi, soprattutto nella Piana, che negli anni ’90 avevano tracimato provocando danni agli abitanti e alle coltivazioni: quella parte di territorio è stata messa in sicurezza quasi per intero, sia dal punto di vista idrogeologico che per quanto riguarda la depurazione dei liquami. Per il futuro prossimo abbiamo anche un progetto più cittadino.”
Quale?
“L’installazione di una fila di rubinetti in una piazza pubblica per l’erogazione di acqua microfiltrata, quindi non solo potabile ma anche buona da bere. L’idea è allo studio dei nostri uffici.
Lì i cittadini potranno riempire le taniche, e finalmente uscire dalla dipendenza forzata dalle acque minerali. Questo semplicemente per ribadire che l’acqua è una risorsa di tutti.” (Matteo Gucci)