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Le origini lontane di Scandicci sono  attestate già  dal toponimo latino, sul quale sono state formulate varie ipotesi di derivazione: da scandix, nome di una pianta ombrellifera un tempo presente sulle colline circostanti, o più probabilmente da scandere, cioè salire. Quest'ultima etimologia alluderebbe alla presenza di un'altura da identificarsi con il colle di Scandicci, dove in epoca medioevale sorse il castello, ricordato per la prima volta nel 978, in una donazione fatta dalla contessa Willa alla Badia fiorentina. La storia di Scandicci dal XII secolo è strettamente legata alla Badia di Settimo, imponente organismo religioso che condusse la bonifica della zona e fu investito di funzioni pubbliche dallo stato fiorentino. Sotto il profilo storico amministrativo, il comune ha una storia recente, che inizia a delinearsi nel 1774 con l'istituzione delle comunità di Casellina e Torri. Dal 1868 la località di Scandicci ospitò la sede comunale, ma fu solo nel 1929, con la soppressione delle comunità di Casellina e Torri, che si giunse alla creazione del comune attuale.

Il processo di urbanizzazione, conseguenza del vertiginoso aumento demografico degli anni sessanta del secolo scorso, ha portato Scandicci ad espandersi fino alla periferia fiorentina, potenziando lo sviluppo del commercio e dell'industria, con la nascita di stabilimenti del settore meccanico; in particolare si è affermata l'attività manifatturiera della pelle, grazie alla presenza sul territorio delle maggiori aziende leader del settore. Scandicci è oggi un moderno centro abitativo, circondato da parchi, boschi e da dolci e rigogliose colline, punteggiate di notevoli emergenze storiche e artistiche che arricchiscono il suo complesso e variegato territorio.

Foro del Castello dell'Acciaiolo all'imbrunire illuminato da luce artificialeNel cuore della città la presenza architettonica più rilevante è il Castello dell'Acciaiolo (nella foto a fianco), fortilizio merlato, delimitato da un vasto giardino. Fu edificato nei primi decenni del Trecento dai Rucellai, e prese il nome dalla famiglia fiorentina degli Acciaioli che ne divenne più tardi proprietaria. In questo suggestivo luogo di incontro fra passato e presente, dove da qualche anno si svolgono nella stagione estiva manifestazioni e concerti, verrà realizzato il nuovo centro polifunzionale della pelle. Le più importanti chiese cittadine: Santa Maria a Greve e San Bartolo in Tuto, nonostante i restauri e le trasformazioni che hanno subito nel corso dei secoli, ci hanno tramandato preziose testimonianze artistiche, come la tavola trecentesca raffigurante la Madonna col Bambino di Giovanni da Milano, già nella vecchia San Bartolo in Tuto, è ora custodita nella moderna chiesa di San Bartolomeo in Tuto, vicino alla sede municipale.

Sul colle di Scandicci alto, dove in epoca medioevale era ubicato il castello, è posta la chiesa di San Martino, documentata dal 978, e il complesso di Villa Passerini con l'annesso ex Istituto Agrario. Discendendo il colle, in prossimità delle Bagnese, s'incontra la chiesa di San Giusto a Signano risalente al XIII secolo. Attualmente presenta caratteri seicenteschi nella facciata con doppio arco ribassato, mentre all'interno custodisce un dipinto del XIV secolo con la Madonna il Bambino e Angeli, attribuito a Bernardo Daddi. Risalendo la via Volterrana, sul crinale che separa la Greve dal Vingone, si erge la pieve di Sant'Alessandro a Giogoli, (nella foto a fianco) documentata dall'XI secolo e caratterizzata da una semplice facciata a bozze regolari in filaretto di alberese. Nella collina che la fronteggia spicca immersa nel verde la cinquecentesca villa I Collazzi, probabilmente progettata dal pittore e architetto Santi di Tito.

Foto dell'interno della Chiesa di Sant'AndreaIn posizione elevata, lungo la strada che conduce alla Roveta è situato il delizioso borgo di Mosciano, con la chiesa di Sant'Andrea (a fianco l'interno) fondata anteriormente al mille sulle rovine del castello cadolingio. La chiesa conserva preziose testimonianze artistiche, come gli affreschi attribuiti a Corso di Buono risalenti al XIII secolo e la tavola duecentesca con la Madonna e il Bambino, riferita al pittore pistoiese Manfredino d'Alberto. Le verdeggianti colline di Mosciano furono fonte d'ispirazione per lo scrittore inglese David Herbert Lawrence, che vi soggiorno nel 1928 presso Villa l'Arcipresso o Mirenda, dove scrisse il suo più celebre romanzo L'Amante di Lady Chatterley.

Le pendici del monte la Poggiona ospitano nell'abitato di Casignano, l'omonima villa tardo cinquecentesca e la chiesa fondata nell'824 e intitolata a San Zanobi, patrono di Scandicci, che nel 397 eresse in questo luogo un oratorio. Nella chiesa, recentemente restaurata, sono stati riportati in luce l'antica abside e l'altare in pietra.

San Martino alla Palma è una delle frazioni più incantevoli dei dintorni di Scandicci, con la cinquecentesca Villa Torrigiani e l'omonima parrocchia dal panoramico loggiato del XVI secolo. La chiesa (nella foto a fianco), ad unica navata, conserva al suo interno pregevoli opere d'arte, fra cui un bel dipinto trecentesco di scuola giottesca, raffigurante la Madonna col Bambino, angeli e devoti. Nel vicino borgo di Rinaldi sorge in posizione rilevata la Villa Antinori, interamente trasformata agli inizi del secolo scorso.

Ritornando verso la pianura, in località Viottolone, preceduta da un lungo viale alberato, s'innalza sulle pendici della collina la Villa di Castelpulci, magnifica residenza campestre della famiglia Riccardi, che mantiene ancora il suo aspetto scenografico settecentesco. Nel 1932, quando il complesso era adibito a manicomio provinciale, vi concluse la sua tragica vita il poeta Dino Campana. I lavori di restauro in corso porteranno alla creazione del Centro Universitario fiorentino della moda.

Nella piana di Settimo si trovano notevoli insediamenti religiosi, come la pieve di San Giuliano (nella foto a fianco) di origine romanica. Rimaneggiata nel XVII secolo, custodisce la venerata Madonna dei Fiori, opera in terracotta dipinta della bottega di Donatello. Della località di San Colombano, che prende il nome dall'omonima chiesa, ricordata fin dal XIII secolo, era originario Benozzo Gozzoli, famoso pittore fiorentino del Quattrocento. Un altro artista del Rinascimento, Lorenzo Ghiberti, fu proprietario dal 1441 al 1457 della casa da signore, nota come il Palazzaccio, situata in via degli Stagnacci, nella frazione di Granatieri. L'edificio che conserva tracce della sua antichità, verrà presto restaurato.

La presenza storica e artistica più rilevante del territorio comunale è la Badia di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo (nella foto a fianco), fondata nel X secolo. La chiesa d'impianto romanico, inizialmente appartenne ai benedettini cluniacensi, poi ai vallombrosani e a partire dal 1236 ai cistercensi che fortificarono con potenti bastioni il complesso monastico. Nel corso dei secoli la Badia fu ampliata e arricchita di importanti opere d'arte, come la cappella di San Jacopo, affrescata nel 1315 dal pittore Buffalmacco. Alla seconda metà del Quattrocento risalgono gli affreschi di Domenico Ghirlandaio, le tavole della sua bottega e la Deposizione dalla Croce di Francesco Botticini. Nel 1629 venne affrescata da Giovanni da San Giovanni la cappella di San Quintino, martire del quale si conservano le reliquie portate alla Badia nel 1157.

Un dolce digradare di colline caratterizza il territorio intorno a San Vincenzo a Torri. La pieve situata lungo la via Empolese risale al secolo XI e ha subito vari rifacimenti fra il XV e il XVIII secolo. L'altare maggiore è ornato dal pregevole Crocifisso di ligneo policromo del XIII secolo. Nelle vicinanze della pieve di Torri, prendendo la Via del Lago si incontra la Villa di Vico e poi attraverso il bosco si raggiunge Il Mulinaccio (nella foto), un complesso paleoindustriale semidiroccato di grande suggestione, costituito da una diga, un ponte e un mulino, fatto costruire a partire dal 1634 dalla famiglia Galli Tassi, proprietaria della vicina Villa I Lami. Questa residenza di campagna del XVI secolo presenta linee architettoniche semplici e severe, in perfetta armonia col paesaggio circostante. Completa il panorama delle emergenze territoriali il Parco di Poggio Valicaia, recentemente trasformato in Museo d'arte ambientale. Nei suoi 68,5 ettari di prati e boschi hanno trovato stabile sistemazione, in simbiosi con il lussureggiante contesto naturalistico, le opere di alcuni fra i più interessanti artisti contemporanei.

Pubblicata Giovedì 26 Giugno 2008 16:10
Ultimo aggiornamento Lunedì 20 Ottobre 2008 10:45